Il piccolo pescatore e lo scheletro
Il primo libro che abbiamo amato di Chen Jiang Hong è arrivato moltissimi anni fa ed era Il principe tigre, da lì ci siamo innamorati di questo autore eccezionale e non lo abbiamo più mollato in tutte le sue pubblicazioni arrivate in Italia grazie, sin’ora a Babalibri.
Adesso però, proprio da qualche settimana, è uscito un nuovo magnifico e, soprattutto, fortissimo, albo intitolato Il piccolo pescatore e lo scheletro edito da Cemelozampa con la traduzione di Sara Saorin.
Sui toni scuri e intensi tipici di Jiang Hong si sviluppa la storia incredibile del piccolo pescatore che vive da solo e da solo va a pesca ogni giorno da quando il papà non è più tornato dal mare. In un giorno di tempesa il piccolo Tong pesca uno scheletro, uno scheletro umano, vivo.
Scappa il più velocemente possibile, almeno quanto si può fare tra le onde di una tempesta, Tong si mette in salvo sulla terra ma crolla dalla stanchezza. Lo scheletro lo raggiunge lo prende in braccio, lo porta a casa. Ma ecco che quando Tong si riprende scopre vicino a lui uno scheletro sfinito, che non si regge dalla stanchezza, dalla fame, e sopratutto dalla sorpresa di essersi scoperto in uno specchio; sulla paura prevale la pietà, nel senso vero del termine.
Tong si prende cura di questa creatura, la copre e la nutre.
La nutre tanto che… lo scheletro riprende vita e riprende le sembianze di un giovane uomo che non è il papà di Tong, Hong non cede a facili conclusioni eccessivamente “di pancia” , ma che può farne benissimo le veci, a quanto pare…
Il tipo di storia a cui dà spazio e illustrazione Chen Jiang Hong non è nuovo alla poetica di questo autore che secondo me ha tra le sue corde principali la capacità innanzitutto di mettere in comunicazione mondi estranei, mondi lontani e opposti: lo fa con il principe e la tigre, lo fa con i cavalli di Han Gan, lo fa con il demone de Il demone della foresta e qui si prova con il contatto estremo: vita e morte.
E’ sempre dall’incontro di mondi che si sviluppa l’umano, dal luogo dove l’umano apparentemente non c’è arriva la forza perchè ognuno ritrovi e ridefinisca la propria identità: il bambino, lo scheletro, ma prima era stato così anche per tantissimi altri personaggi nati dal pennello di questo grandissimo autore. In ognuna di queste storie al centro è un bambino: come a dire che se abbiamo una possibilità di trovare noi stessi allora quella possibilità è nell’infanzia, l’età in cui siamo capaci varcare la soglia di mondi diversi, mondi di cui non avere paura, bensì mondi da cui trarre forza e conoscenza.
Non lasciatevi spaventare dallo scuro che spesso caratterizza le tavole di Chen Jiang Hong, lasciatevi piuttosto trasportarvici dentro e scoprirete che da lì, incredibilmente, esce solo luce, vita.