Ada al contrario

Ci sono bambini che nascono al contrario?

O meglio, ci sono bambini che nascono “al diritto”?

Be’ generalmente siamo tutti convinti che ci sia un modo “dritto” per stare al mondo ed un modo “al contrario” ma il verso in cui viviamo, ed il modo in cui veniamo stigmatizzati, è stabilito dalle convenzioni sociali, dalla cultura e dalla capacità di una società di assorbire ciò che potrebbe risultare un’anomalia nel tessuto sociale, più che dall’essenza degli individui.

Con Ada al contrario Guia Risari e Francesca Buonanno, edito da Settenove, hanno deciso di raccontarci la storia di una bambina che vive al contrario: Ada piange al contrario, cammina al contrario, mette le scarpe al contrario, gioca quando il maestro spiega e studia quando è ricreazione… Insomma Ada con gioia e indifferenza procede in direzione ostinata e contraria esattamente come a lei viene naturale essere e fare.

Ada non ha nulla che non vada, il dottore rassicura i genitori: “Ada è fatta al contrario, ma è felice così”. Ma un conto è essere felici, ed un altro, mi viene da dire leggendo questa storia, è rendere felici gli altri… Immaginate di essere i genitori di Ada, riuscireste a mettervi il cuore in pace con una bambina che va al contrario? Non credo, ma per fortuna i bambini come Ada spesso sono molto più bravi di noi e imparano come fingere di andare diritti, ovvero imitando il rovescio di loro stessi, in modo da darci ogni tanto un contentino… Ma quanta pazienza ci vuole con gli adulti?

Già, quanta pazienza ci vuole con gli adulti per far loro accettare con serenità che si può essere diversi e felici? Credo che quella di Ada sia una storia che ogni bambino può metaforicamente sentire vicino poichè c’è sempre un momento nella vita di ognuno, nell’infanzia direi che questi momenti sono più frequenti, in cui sembra proprio di essere fatti al contrario…e in quei momenti ci piace così!

L’albo, ci dice l’autrice e lo potete leggere nella scheda che lo riguarda sulla pagina del sito di Settenove, vuole toccare con delicatezza il tema della sindrome di Asperger… giuro che se non me l’avessero detto non me ne sarei minimamente accorta… e meno male!!

La domanda che mi pongo infatti è: cambia qualcosa nella mia scelta del libro, valutazione della storia, piacere della lettura, se so che dietro c’è stata la volontà di trattare della sindrome di Asperger?

La risposta è NO, dal momento che, fortunatamente, Guia Risari è riuscita a NON fare un libro a tema. Mi sono diverse volte occupata (qualcosa la potete leggere qui e qui e in questo approfondimento qui fatto per l’associazione Uniti per Crescere) di quanto brutti possano essere i libri dedicati alle disabilità o alle diversità, fatti a tavolino per spiegare senza la mediazione di un linguaggio letterario ed empatico sufficientemente adeguato ai lettori finali che sono i bambini e non gli adulti che comprano i libri per bambini!

Qui siamo davanti ad un albo che si fa leggere ed apprezzare per la sua qualità estetico-narrativa, certo potrebbe con facilità essere inserito in un percorso di letture in cui dare spazio alle differenze e alle diversità, ma non credo un libro abbia bisogno di altro.

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