Cornabicorna

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

Età: da 5 anni
Pagine: 38
Formato: 30×24,5
Anno: 2012
Editore: Babalibri
Autore: Pierre Bertrand
Illustratore: Magali Bonniol

L’albo illustrato di cui oggi vi narro la lettura è il primo libro di una collana.

Cornabicorna!

Dopo il successo del primo volume ne sono stati pubblicati altri tre (“La vendetta di Cornabicorna” 2014; “Cornabicorna contro Cornabicorna” 2015; “Ops! Ho ingoiato Cornabicorna” 2016). E anche un gioco in scatola (“La zuppaccia di Cornabicorna” 2017).
È un albo piuttosto conosciuto ma ho deciso di raccontarvene ugualmente la lettura in classe perché questa volta mi ha svelato aspetti che non avevo mai colto prima e da cui ho tratto interessanti spunti di riflessione che vorrei condividere con voi.

Il livello di attenzione che una persona presta, adulto o bambino che sia, è direttamente proporzionale all’interesse che tale persona ha per l’oggetto/argomento in questione. Analogamente il grado di distrazione che una persona mostra, adulto o bambino che sia, è direttamente proporzionale al disinteresse che egli ha per quella stessa cosa.

Classe prima

(ma sono pronta a scommettere funzioni anche in una seconda o in una terza… come pure in una quarta o in quinta)


Mi chiedo: per quale ragione quando spiego “l’apostrofo” scorgo qualcuno che disegna, qualcuno che beve, qualcun altro che si distrae con dei giocattolini sotto il banco cercando (vanamente) di farsi vedere, qualcuno che improvvisamente sente quell’impellente bisogno di andare al bagno…?
Mi chiedo anche: per quale ragione quando leggo “Cornabicorna” tutti, ma proprio tutti, sono attenti?!?


Quello che disegnava (lo fa spesso, lo so,  non lo fa a posta, è più forte di lui…) ha smesso di disegnare e mi guarda con occhi e orecchi attenti. Quello che beveva perché disidratato ha improvvisamene placato la sete e sta rimettendo il tappo alla bottiglia. Quell’altro ha finalmente deciso di riporre i giocattolini. E quell’altro ancora ha deciso che tratterrà un attimo la pipì perché in realtà non gli scappava poi così tanto.

Silenzio

Nessuno vuole perdersi nemmeno una parola! Proprio ora che, anche si distraessero non succederebbe nulla e, paradossalmente, con la regola grammaticale che risulterà di fondamentale importanza per loro d’ora in poi, sembra essere indifferente prestare più o meno attenzione.

Interessante!

Quando accadono queste cose resto ovviamente spiazzata inizialmente… poi però queste cose mi fanno riflettere e ricalibrare il tiro.
La domanda giusta non è “Perché alcuni bambini si distraggono?”, ma è “Come, io insegnante, posso catturare l’interesse e l’attenzione di ciascun bambino?”.
Qui arriva il bello e il difficile: la sfida con cui ogni insegnante deve misurarsi ogni giorno. Infatti, secondo me, un bravo insegnante non è colui che ha, e quindi trasmette, un sacco di nozioni e informazioni, ma è colui che riesce a fare in modo che ogni bambino possa imparare ad apprendere nel rispetto delle caratteristiche e dei tempi di ciascuno.
Che le abilità divengano conoscenze non lo si ottiene attraverso le verifiche, scritte o orali che siano, ma attraverso il compito di realtà, ossia attraverso la capacità del bambino di trasporre le conoscenze acquisite nella vita concreta (evitando il mero nozionismo fine a se stesso).
E così è successo…

E allora veniamo alla lettura vera e propria.

“Quando era piccolo, Pietro non voleva mai mangiare la minestra e faceva un sacco di capricci”

Qualche commento di sottofondo, inevitabile all’inizio prima di addentrarci nel racconto…
“Anch’io faccio un sacco di capricci per mangiare la minestra”
“A me invece piace… sì bhe, a me in realtà piace tutto…”
“A me piace solo quella della mamma senza pezzi, quella della mensa mi fa sch…, non mi piace”

Pietro faceva i capricci con la mamma, con la nonna, con il nonno, con il papà. Nemmeno la minaccia della strega lo intimidiva.

“A mezzanotte, la strega Cornabicorna va a trovarli nella loro camera e gli fa così tanta paura che il giorno dopo non solo mangiano tutta la minestra, ma mandano giù anche la zuppiera. Non m’interessa. Io non credo alle streghe!”


“Ehi maestra, hai visto che lì c’è un apostrofo? È perché c’erano due i!”

“E così, regolarmente, Pietro si ritrovava a letto con la pancia vuota… Una notte, però, successe una cosa strana. Davvero strana! Nella camera di Pietro la porta dell’armadio si socchiuse con un terribile cigolio. Pietro acese la luce del comodino. Era brutta, puzzava e aveva i peli sul mento. Si chiamava Cornabicorna”.
Poi i due iniziano a dialogare animatamente e Pietro non si fa intimorire certo dalla strega, anzi, con la sua astuzia riesce ad uscire vittorioso da questa scomoda situazione.

Commenti a caldo…

“Maestra ma come fai a fare tutte le voci diverse”
“La voce di Cornabicorna, è bellissima! Come fai a farla?!?”
“Maestra lo sai che questo libro l’avevamo letto anche alla scuola dell’infanzia”

Punti di forza:
  • Elemento di continuità con la scuola dell’infanzia, leggere gli albi illustrati non è cosa da piccoli, si possono leggere gli stessi albi anche se i bambini sono cresciuti un po’. Si divertono comunque un sacco.
  • Ridere assieme. Quanto bene fa? La risata è contagiosa, distende le tensioni, rilassa i muscoli, crea sintonia, fa gruppo. Io penso che star bene assieme sia condizione ‘sine qua non’ per la motivazione ad apprendere, la fiducia in sé stessi e per alimentare il senso di autoefficacia.
  • Mi piace per il modo in cui affronta alcune delle possibili paure infantili (la notte, la strega, l’obbligo di mangiare altriment…) attraverso il “Ridiculus” della Rowling: non le sminuisce, anzi interviene proprio nel momento in cui raggiungono il loro apice, ossia si ingigantiscono a dismisura (e le illustrazioni rendono bene l’idea) e, proprio quando sembrano soffocare il bambino, questi trova la forza di agire e reagire attraverso un’energia interiore accompagnata dall’ironia. Un’ironia rispettosa, che non svilisce queste paure, ma che una volta identificate riesce a dargli il valore che hanno o addirittura meno come, ad esempio, nel caso in cui Pietro risponde indietro a genitori e nonni e non vuole lasciarsi convincere a mangiare la minestra per nessuna ragione al mondo. Chiunque potrà raccontare a Pietro gli “N aspetti” positivi per cui mangiare la minestra fa bene, di fatto Pietro mangerà la minestra solo se e quando vorrà lui. È vero, ci sono bambini che vanno spronati. Altrettanto vero che ce ne sono altri di più caparbi con la testa dura che arriveranno al momento opportuno a mangiare la minestra, qualsiasi cosa, metaforicamente parlando, essa sia. L’importanza dell’essere pronti, del momento giusto per ogni cosa si ripropone.
Altre considerazioni:

Riguardo la “comprensione del testo” proposta dal “testo in adozione”: incredibile, tutti hanno compreso! Cosa significa? Che i bambini della mia classe sono tutti dei geni?!? Assolutamente no! (Senza voler sminuire nessuno). Si capisce piuttosto che la comunicazione dell’albo illustrato è efficace. E perché ciò avviene? Semplice, combina armonicamente più canali comunicativi: iconico, verbale, fonico, spaziale. Raggiungendo in questo modo tutti i bambini: quello che preferisce ascoltare ad occhi chiusi la voce della maestra e immaginare, quello che guarda solo le immagini perché le parole ce le ha già in testa lui, quello che si lascia catturare un po’ dalle parole del racconto un po’ dalle immagini e le vive come se fosse in un film, quello che conosce così bene il libro che ama rileggerlo perché Pietro un po’ gli assomiglia.

È quasi ora di fare intervallo

Prima di dare il via alla merenda un bambino alza la mano… un bambino che spesso parla e dice quello che deve dire senza alzare la mano e aspettare il suo turno… ma questa volta ci ha pensato un po’ su a cosa doveva dire… allora lo chiamo e gli dico:
“Dimmi…”
“Maestra, perché ci leggi sempre i libri delle letture che abbiamo sul libro di lettura della scuola?”
Sorrido… (Non è una coincidenza! Ne avevamo già parlato assieme, ma mica tutti possono sempre ascoltare tutto. L’importante è che prima o poi tutti la colgano, la “non-coincidenza”) …e rispondo:
“Per farvi vedere che i brani del testo di lettura in realtà sono tratti da libri e leggere il libro per intero è più bello che leggerne solo una parte”. Commento “Sì, è vero!”.
“Chiara, sai che c’è anche il 2 di Cornabicorna? E il 3… fino all’8 mi sembra!”
“Per favore, per favore, vai a prendere in quella biblioteca dove vai tu anche gli altri così domani ce li leggi?”
(così poi ho fatto!)

“E ora potete far merenda”

Accade un fatto strano

Un fatto che centra poco con la lettura (ma forse non così poco…): i bambini liberano un banco e si dispongono attorno, ognuno prende la sua merenda e comincia a farne pezzetti e li appoggia sul banco. Merende dolci e salate, di tutti i tipi. Finito di allestire hanno cominciato a mangiare e a chiacchierare tranquillamente. Condivisione! Spontanea condivisione! La lettura, ascoltare, leggere e ridere… stare bene assieme genera condivisione! Credo sia una cosa bellissima!

Ultimissima cosa

A seguire “il gran banchetto” c’è sempre un po’ di gioco libero perché nelle scuole “a tempo pieno” non si fa lezione come nel vecchio “tempo prolungato”, semplicemente si fa lezione come se fosse un tempo normale, ma con tempi più distesi. Durante il momento di gioco libero qualcuno disegna, qualcuno costruisce con i lego, qualcuno gioca con i peluche, poi in un angolo sento un po’ di confusione… Pensavo stessero litigando, sto quasi per intervenire quando mi accorgo che non si trattava di un litigio ma di una drammatizzazione. Giocavano a “Pietro incontra Cornabicorna”, con tanto di dialoghi e voce di strega. Identica alla mia. I bambini… troppo forti, sempre!

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