Il cane dal cuore giallo o la storia dei contrari
Stamattina ne parlavo con una grande piccola lettrice che di Jutta Richter ha letto praticamente tutto: qual è la cifra narrativa di questa autrice?
Prima vi dico il titolo del libro di oggi e poi continuo col ragionamento.
Il cane dal cuore giallo o la storia dei contrari, edito nella nuova veste grafica (decisamente più bella della precedente, secondo me) da Beisler, che aveva curato anche la prima edizione, e che ha in catalogo diversi altri libri della scrittrice tedesca. Il libro esce per la prima volta nel 1996 in lingua originale, arriva in Italia grazie a Beisler nel 2003 e oggi torna in libreria, per fortuna.
Il protagonista della storia è un cane, anzi, Cane, tutto nero e solo che un giorno incontra una bambina nel bosco e questa bambina decide di prendersi cura di lui… Cane è speciale perchè parla varie lingue tra cui la lingua degli umani, il rattese e il gattese, è un cane che si fa comprendere e che innamora con la sua capacità di raccontare storie. In realtà Cane non racconta delle storie ma racconta la sua storia fino al momento del ritrovamento da parte della bambina e, scopriremo poi, la sua storia in realtà è la storia del mondo e della sua creazione…
A dire il vero, non è che si capisca esattamente subito di cosa Cane stia parlando, ma ci inizia a venire un sospetto quando scopriamo che il suo nome deriva dal miglior amico del suo primo padrone che per nominarlo ha osservato nel suo libro di tutti gli esseri e ha dato a lui il nome immaginato per una forma creata… poi scopriamo che questo signore di chiama, Dante O. ovvero D.O e che il suo migliore amico, il padrone di Cane, un giorno venne scacciato dal giardino in cui si trovava per aver creato delle figure troppo irriverenti nei confronti di D.O.
No, non siete solo voi che state pensando al giardino terreste, a quella vecchia storia narrata nella genesi, alla cacciata degli uomini ecc. ecc. la storia che Cane racconta ai bambini è esattamente questa. Cane viene da un tempo e da uno spazio indefiniti in cui è davvero difficile raccapezzarsi. La narrazione ci aiuta un po’ con una netta cesura di uso dei tempi verbali tra i capitoli al presente in cui i protagonisti sono i due bambini, la bambina che ha trovato il cane e suo fratello, e Cane; e quelli in cui invece Cane racconta in un passato narrativo che ci sospende nel tempo e ci lascia anche nell’incertezza di capire se quella che stiamo leggendo sia verità o finzione.
L’amico di D.O è Lobkowitc, nome strano per identificare il male non vi pare? Lobkovitc è la personificazione di ciò che non è buono: è un alcolista, maltratta Cane, inventa queste figure irriverenti e potremmo andare avanti a lungo a dire le sue nefandezze… Lobkovitc viene cacciato da D.O che non tollera più tutto questo, ma cosa accade? Accade che D.O non riesce più a creare nulla, non sorride più, non trova più senso in quello che fa e lascia che Cane vada nel mondo, esca dal giardino di D.O per andare a cercare Lobkovitc per riportarlo indietro. Cane è un bravo cane e in men che non si dica, tutto sembra sempre dietro l’angolo in questo mondo, trova Lobkovitc e lo convince a tornare ma, quando arriva al cespuglio dove si trova l’ingresso per la casa di D.O la porta non c’è più. Lobkovitc riprenderà a vagare con le sue bottiglie in tasca e Cane se ne andrà per la vita da solo, diffidente di tutti fino a quando non avrà trovato una bambina che si prenderà cura di lui, un bambino che gli legherà al collo un cuore giallo con dentro scritto il suo nome perché nessuno possa mai più pensare che quel cane è solo e abbandonato. E qui inizia di fatto la storia.
Molti sono i dettagli e gli intrecci, specie nel finale, che si accavallano nella narrazione e non mi ci soffermerò ma torno da qui a cercare la cifra narrativa di questa autrice che avevo iniziato ad incontrare con i bellissimi Io sono soltanto un cane e Io sono soltanto una bambina e che qui mi ha sorpreso con una narrazione più misteriosa, più densa di significati altri. La Richter, che da un lato usa una sintassi ed una costruzione che più limpida non potrebbe essere ed esplicita tutto, dall’altro non ama mettere le carte in chiaro, non ci spiega tutto, anzi, lascia che il narratore in prima persona ci faccia scoprire pagina per pagina cosa sta accadendo e non è affatto detto che tutto venga svelato, che tutto sia compreso, da chi legge.
Certo ci può essere un senso di smarrimento nel lettore di fronte a questo non detto, ma anche un senso di scoperta e di attivazione dell’immaginazione per cercare di chiudere cerchi, di interpretare cosa accade e soprattutto cosa la storia significhi.
Non sono moltissimi i libri per ragazzi in cui entra in gioco la narrazione del non terreno, della dimensione spirituale anche, ovviamente escludendo i fantasy che funzionano in un modo specifico, Il cane dal cuore giallo ci riesce e lo fa in maniera da lasciarci di stucco, di farci tornare a rileggere altre cose della stessa autrice alla ricerca dei segni lasciati in questo senso. La scrittura è la stessa tra questo libro e gli altri? Apparentemente potrebbe non sembrare, se pensiamo ai già citati io sono soltanto un cane e Io sono soltanto una bambina, forse, e invece sì, lo è, si tratta esattamente degli stessi espedienti stilistici e narrativi, dello stesso spessore di relazione col reale solo che qui al reale si accosta anche il suo contrario: il non reale, l’immaginario o lo spirituale o come volete chiamarlo voi, non per niente il titolo intero di questo libro è Il cane dal cuore giallo o la storia dei contrari con un gioco retorico che molto ricorda i contè philosophique a cui credo questo libro debba, almeno a livello di ispirazione, qualcosina….
Leggetelo e ditemi cosa ne pensate, vi aspetto qui!