Il gatto venerdì di Jutta Richter

Di due cose almeno potete essere certi quando avete tra le mani un racconto di Jutta Richter: ruoli principali e di grande importanza possono essere riservati a cani e gatti; e la narrazione è sempre da un punto di vista interno. C’è sempre una prima persona che racconta e che spesso non è un essere umano.

Ah, sì, c’è anche una terza cosa di cui possiamo essere certi con un libro di Jutta Richter tra le mani: non è mai un libro indifferente, un libro che vi può lasciare indifferenti, un libro “tanto per”. Avete sempre per le mani un libro che ha qualcosa di parecchio importante da dirvi.

Oggi questo libro è Il gatto venerdì appena ripubblicato con una nuova veste grafica e la traduzione di Bice Rinaldi da Beisler che aveva anche curato la prima edizione diversi anni fa. Il gatto venerdì è il gatto che la bambina Cristina incontra la mattina sulla strada di scuola. E’ un gatto malandatuccio e molto puzzolente di pesce che Cristina non può esimesi dall’accarezzare, continuando poi a puzzare di pesce a sua volta, e dall’ascoltare. Ascoltare?

Sì, ascoltare perchè il gatto venerdì, esattamente come Cane de Il cane dal cuore giallo, è un animale che conosce la lingua degli umani e, esattamente come Cane, non è un animale che fa parte del nostro mondo bensì di un altro… Venerdì è un gatto che conosce tutti i segreti dell’universo, che con Cristina intesse discussioni a tratti metafisiche… Quando la bambina viene messa in punizione perché arriva in ritardo, spiega la verità del suo ritardo dicendo che il gatto la intrattiene in discorsi filosofici e il maestro le dà come punizione scrivere 200 volte che i gatti parlanti NON esistono ecc. ecc, Cristina non può fare a meno di chiedere consiglio al suo amico: come farà a completare la punizione per non prenderne un’altra e al tempo stesso non tradire la fiducia di Venerdì e dire una bugia negando l’esistenza del gatto Venerdì? La soluzione è a portata di mano, dopo tutto gabbare gli adulti che non credono ai bambini non è così difficile, Cristina scriverà tutte le frasi uguali ma senza il NON in modo da affermare la verità tanto il maestro non leggerà mai tutte le frasi!

Il gatto venerdì risponde alle domande più incredibili, cosmogoniche e realistiche della bambina, ha sempre una risposta pronta, un aiuto da offrire per quanto in maniera sorniona, aiuta la bambina a contare per far contenti i genitori e i maestri e spiega dove e come nascono i numeri e le idee. Il gatto venerdì è, lui, sempre all’altezza delle domande grandi dei bambini e supplisce perfettamente, nella narrazione e nella vita di Cristina, all’assoluta incapacità degli adulti di essere alla medesima altezza di quelle medesime domande che la bambina si porta dentro.

Un racconto lungo dal respiro filosofico, metaforico e al tempo stesso meraviglioso e molto legato al mondo emotivo infantile in cui tutto è possibile e i mondi animale e bambino spesso trovano territori di solidarietà e comunione inaspettati a livelli speculativi da vertigine, come anche accade per Cane de Il cane dal cuore giallo e per il cane di Io sono soltanto un cane.

Il gatto venerdì nel 2007 vinse meritatissimo il premio Andersen per miglior libro fascia 6/9, oggi è una fortuna che torni a circolare, i capitoli brevi poi lo rendono di ancor più avvicinabile alla lettura rendendolo un libro perfetto sia per la lettura autonoma che ad alta voce, penso ad esempio, in una classe.

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