Noccioline – Geisha: una perfezione grigia

La rubrica “Noccioline” esce ogni martedì ed è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Torniamo in Giappone, ma questa volta facendocelo raccontare da due europei. Quello che propongo è un fumetto in due volumi, pubblicato da Oblomov Edizioni: Geisha o il suono dello shamishen.

Ci troviamo nel Giappone degli anni 30, dove seguiremo la vita di una ragazzina, costretta a diventare geisha per pagare i debiti dei genitori.
Una storia a mio parere forte, che narra il dietro le quinte di una vita fatta di apparenze e perfezionismo. Una vita imprigionata nella stessa casa, imparando ad essere una donna composta, educata, virtuosa e desiderabile.

La protagonista in un modo o nell’altro accetta il suo destino e fa tutto quello che le viene detto, fin che non si appassiona allo shamishen. Lo shamishen è uno strumento musicale a corda, che inizialmente le viene imposto. Doveva esserle utile per allietare i partecipanti agli eventi in cui avrebbe partecipato. Invece la musica finalmente le da una ragione per passare le sue giornate.

Una storia che ha sempre su si sé un velo di dolore e malinconia. La contrapposizione tra la sfarzosità delle feste e dell’abbigliamento delle geishe, si scontra con la realtà della loro quotidianità, in cui non hanno più neanche il loro vero nome.
A rimarcare quest’atmosfera di tristezza, vi è il colore scelto: il fumetto è infatti interamente in bianco e nero. Lo rende da un lato, molto affascinante, come se fosse un film girato proprio negli anni dell’ambientazione del fumetto. Dall’altro però spegne volutamente tutti i colori.
La storia è raccontata proprio dalla protagonista, che è la voce narrante, quindi come potrebbe, la sua vita avere dei colori vivaci? Ogni kimono e albero in fiore diventa grigio, come la sua percezione della realtà.

Nello stile del disegno colpisce anche il cambio del suo volto. Da ragazzina è facilmente riconoscibile: ha dei tratti molto differenti dalle altre apprendiste. Crescendo un po’ si perde, diventa sempre più come le altre donne della casa: lo stesso volto serio, lo stesso portamento. Chiaramente con un po’ di attenzione è facilmente riconoscibile, ma quello che colpisce, è che inizia ad esser sempre più facile “perderla nella folla” delle altre. Questo, a mio parere, vuole rappresentare il fatto che sia effettivamente diventata il prodotto da esporre agli uomini per cui aveva studiato tutta la vita.

Una storia intensa e introspettiva, che porta a riflettere sulle diverse realtà culturali e sulla visione della figura della donna.

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