Noccioline – La gigantesca barba malvagia: quando si dice “perdere il controllo”
La rubrica “Noccioline” esce ogni martedì ed è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.
Oggi stavo scorrendo i miei fumetti in cerca di qualcosa da leggere e ho realizzato di non aver mai parlato de La gigantesca barba malvagia (purtroppo al momento è esaurito). Devo assolutamente colmare questa mancanza! Così ho anche una scusa per tirarlo giù dalla libreria e darci una riletta, che non fa mai male.
Quello che ci troviamo davanti è un bel cartonato gigante con sovracopertina, che già di per sè da soddisfazione, ma addentriamoci nella lettura.
Propongo oggi una, se vogliamo fiaba, ambientata a Qui, lontano da Lì. Tutto chiaro no? Abbiamo un’isola ovale, Qui, circondata da mare, che la separa da Lì, che rappresenta altre terre, abitate dal caos e dal disordine.
In quest’isola tutto invece è ordinato, mosso dalla routine, un paese dove si sta tranquilli, ma in cui nessuno in realtà sembra voler davvero vivere.
La vita si vive in funzione della paura di Lì: il caos è da temere, tutto quello che è strano o ignoto, da discriminare.
Qui entra in scena Dave, un uomo ordinario, con la passione per il disegno, che ha una particolarità: non ha nessun pelo sul corpo, salvo giusto le sopracciglia e un unico pelo sotto il naso; è addirittura costretto a mettere il parrucchino.
Lui, come tutti, vive la sua vita: va al lavoro, torna a casa, disegna il mondo intorno a lui e poi ricomincia la sua giornata l’indomani.
C’è una cosa che però stona in questo mondo di routine perfetta: la paura dell’ignoto. Dave è felice di andare al lavoro a preoccuparsi dei suoi grafici, così non penserà a Lì. Durante la lettura non ho potuto fare a meno di pensare a disturbi psicologici legati all’ansia sociale. Ognuno si crea un meccanismo per non pensare a ciò che lo spaventa, ma per lui è decisamente troppo incombente quest’ansia.
Cerca in tutti i modi di tapparla, censurarla e nasconderla, riempiendo il suo tempo con la musica, il disegno e il lavoro, ma non può fare a meno di pensare che un giorno il caos potrebbe prendere il sopravvento. Questo costante pensiero finisce per guidare le sue azioni, il suo modo di essere, di pensare. In psicologia si definisce pensiero ossessivo: è un pensiero involontario, che torna spesso e infastidisce incredibilmente la persona, al punto che spesso vi sono correlati dei comportamenti o dei modi di ragionare che sono messi in atto proprio nel tentativo di allontanarlo.Ed è proprio questa la chiave di lettura del resto della storia. Non è possibile riuscire a vivere con questi livelli d’ansia senza rischiare prima o poi di esplodere.
Il caos si invischierà sotto forma di gigantesca barba malvagia, prima nella vita di Dave, ma poi nella vita di tutti. Diventa una questione che non è più solo del singolo, ma che porta l’intera società di Qui a chiedersi come affrontare questo problema, che ormai riguarda l’intera comunità.
Bella secondo me è una frase della tavola in cui iniziano a presentarsi curiosi alla finestra di Dave: “e a nessuno venne in mente di fare una fila ordinata”.
Una fila per guardare un tizio con una barba lunga, non è molto importante, ma in un mondo in cui tutto ha regole e tutti le rispettano, è il primo segno del caos che si invischia. Un caos che può evolvere in patologico, o può permettere finalmente alle persone di uscire dal loro guscio di ansia e ossessioni.