Non ho fatto i compiti perché…

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

Età: da 6 anni
Pagine: 40
Formato: 20,6 x 15,4
Anno: 2014
Editore: Rizzoli
Autore: Davide Calì
Illustratore: Benjamin Chaud

L’anno scolastico sta per finire…

Finalmente sembra la bella stagione sia arrivata…
Tutti (maestra compresa) cominciano a dare qualche segno di cedimento, tra saggi di fine anno, manifestazioni sportive e voglia di vacanza, i compiti sono davvero l’ultimo dei pensieri!

Non ho fatto i compiti perché…

Quante sono le buone ragioni e i validi motivi per non fare i compiti? …sicuramente innumerevoli!
Già far lezione in classe al pomeriggio sembra una vera impresa, un po’ per tutti i bambini indipendentemente dalla classe frequentata… e i miei alunni di classe prima non sono certo da meno.
Rientriamo in classe dopo un’ora (sì, un’ORA!) di gioco libero, all’aperto, in giardino. Tutti assetati e sudati, chi ha bisogno di bere, chi di andare in bagno… quindi, soddisfatte le esigenze impellenti, invito tutti, gentilmente, a prendere posto e a mettersi tranquilli.

A questo punto arrivano le richieste più disparate:

da quelle ormai consuete (“possiamo fare un po’ di disegno libero?”) a quelle più innovative (“facciamo una partita tutti insieme con il gioco dell’oca?”).
Allora mi sono permessa di ricordargli che, essendo la maestra…

“Dovrei anche fare una sorta di lezione “classica”, “tradizionale”ad esempio dovrei fare…”
“Italiano” suggerisce qualcuno…
“Esattamente” rispondo io!

Non contenti, un bambino, un po’ insistente, ha avuto il coraggio, nonché la brillante idea, di convincere il suo amico a tornare alla carica con la medesima richiesta di disegnare.
Il compagno esegue con spirito docile e faccia angelica, convinto che a lui non avrei certo potuto negare una richiesta simile. Al che ho fatto notare il filo del ragionamento all’ideatore della richiesta e stupito mi ha risposto “Come hai fatto ad accorgerti che era una mia idea”.
A seguire “Ma almeno ci leggi un libro di quelli che hai in cartella tu?”.

Questo glielo concedo e prendo il libro…

“Ce l’avevi davvero, eh!?”
“Ma che piccolo”
“Avevo troppe cose in cartella sta mattina…”
“Davvero?!?”

Mostro il libro.
Leggo ad alta voce il titolo in copertina

“Non ho fatto i compiti perché…”

Apro il libro e rileggo il titolo.
Volto pagina e ancora il titolo…
“Abbiamo capito, quante volte devi leggerlo il titolo…”

Inizio a leggere.

“Allora, perché non hai fatto i compiti?” chiede la maestra con tono indagatore
“Non ho fatto i compiti perché…” risponde il bambino
“Un aeroplano di scimmie è atterrato in giardino”
“Un robot impazzito ha distrutto la nostra casa”.
“Gli elfi hanno nascosto tutte le mie matite”.

Continua così, con incontri ravvicinati con ufo e vichinghi, lucertole giganti, effetti collaterali di una medicina per la tosse e via di seguito. Le scuse più disparate, spassose e surreali.

Alzo gli occhi per godermi le espressioni e vedo facce sbigottite come per dire “la maestra deve essere impazzita, proprio lei che di solito è quella che ci dà i compiti ci legge un libro che parla di non fare i compiti… mah, sembra molto strano”

Reazioni a caldo…

 “A me faceva ridere la faccia della maestra, era sempre più arrabbiata…”
“Ce lo puoi rileggere”
“Che divertente!”
“Maestra ti ricordi quella volta che io non ho fatto i compiti perché ho dimenticato i libri a scuola?”
“Ma perché scrive “Il quartiere non è stato invaso da lucertole gigante” tante volte?”
“Perché è una punizione”
“Perché non era vero… ma ha fatto solo uno scherzo”
“Alla fine la maestra gli ha dato una punizione… anche mio papà mi mette in punizione quando faccio troppi capricci e non mi fa guardare la TV”


Impressioni

Questo libro è scritto da uno dei miei autori preferiti… quindi ammetto fin dall’inizio di essere un po’ di parte. Di fatto, però, l’effetto scaturito dalla lettura in classe mi ha un po’ spiazzata.
Riguardo a cosa?

  • Ad esempio il formato del libro… piuttosto piccolo. A me piace un sacco, leggero e agibile… di fatto poco adatto a una lettura collettiva… qualcuno faticava a vedere le illustrazioni e così ho dovuto girare col libro più da vicino per mostrare a tutti le immagini, perdendo così il ritmo del racconto.
  • Ho dovuto riprendere io pagina dopo pagina l’affermazione “Non ho fatto i compiti perché…”, altrimenti già dalla seconda ne avevo persi più di metà.
  • In pochi hanno capito al primo colpo la battuta finale.
  • Lato positivo, un bambino che altre volte si è mostrato un po’ annoiato questa volta era particolarmente interessato e divertito.
  • Se dovessi dare un mio feedback successivo alla lettura in classe direi che questo libro ha bisogno di una lettura in più. Consiglio la lettura ad alta voce individuale o in piccolissimo gruppo perché è sicuramente più efficace. Infine, se dovessi consigliare l’età, direi dai 7 anni compiuti.

Vi racconto quanto accaduto dopo averlo letto in classe:

ho portato il libro a casa e l’ho posto sul mio comodino in attesa di iniziare a scrivere il post che state leggendo. Mio figlio, classe terza elementare, appena l’ha visto ha esclamato: “È tipo quello “Sono arrivato in ritardo perché…”, posso leggerlo?” e se l’è preso.


Mi ha colpito perché non mi ha chiesto “Me lo leggi?”; ormai la sua lettura è autonoma (ciò non toglie che a volte leggiamo assieme, cioè affiancati, ciascuno il suo o io leggo qualcosa a voce alta a lui), ma ha scelto di goderselo in santa pace sul suo letto. Io sono scesa a preparare la colazione, ma lo sentivo ridersela. Quindi ho avuto la conferma che a otto anni piuttosto che a sei, un bambino lo apprezza di più e ne coglie gli aspetti ironici che per un bambino più piccolo non sono così immediati.

Una riflessione personale prima di concludere…

…riguardo la capacità di evadere dalla realtà e di pensare modi possibili, non per forza plausibili, per non fare i compiti.

Il rischio è la possibile relazione, nonché l’incentivo inevitabile, con le bugie. D’altro canto si offre la possibilità di dare puro sfogo alla fantasia. Capita talvolta che qualche bambino racconti storie strampalate o dica qualche bugia. Di fatto i bambini d’oggi sono molto legati-vincolati alla e dalla realtà. Si concedono lo stacco grazie alla realtà virtuale dei videogiochi, ma l’evasione dalla realtà attraverso la fantasia sembra non gli appartenga più. Eppure allenare il pensiero creativo, il pensiero divergente si rivela molto utile, sia come apertura mentale generale a possibili mondi, sia come capacità a trovare soluzioni alternative a situazioni problematiche, reali o simulate. Infine la capacità di spaziare nella fantasia consentirebbe loro di saper ironizzare sulla realtà stessa, conferendone così il giusto peso (es: valore a compiti, verifiche, scuola ecc.).

Dejavu… in classe il mattino di rientro dal weekend lungo causa votazioni…

“Bambini avete fatto i compiti”
Qualcuno ride…
“Non ho fatto i compiti perché…”

Attenzione: ogni scusa può essere usata una volta sola.
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