Noccioline – Ada: il dolore della solitudine

La rubrica “Noccioline” esce ogni martedì ed è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.

Visto che recentemente hanno mostrato la locandina del Lucca Comics 2019, ho deciso di postare la recensione dell’ultima pubblicazione della sua illustratrice. Ho già raccontato di Barbara Baldi, quando sono rimasta estasiata dalla sua prima opera: Lucenera. Questa volta, sempre per Oblomov Edizioni, Barbara Baldi ha pubblicato Ada.

Rimangono centrali le tematiche della solitudine e della sofferenza, anche in questa seconda opera, ma vengono declinate in modo diverso.
La solitudine non è solo psicologica, ma fisica: la protagonista vive in una casetta con il padre e il cane in mezzo ad un bosco. La loro occupazione principale è tagliare la legna da rivendere poi in città: questo è l’unico effettivo contatto che hanno con la realtà.

Una “mezza famiglia” abbandonata, che si costringe ad un distacco totale. La perdita di un membro della famiglia ha impatti diversi su Ada e sul padre. Non sappiamo come fossero prima, ma sicuramente quest’esperienza li ha in un certo modo spenti. Il modo caratteristico di narrare di Barbara Baldi, che utilizza silenzi intensi e pieni di significato, risulta molto efficace per esplicitare i sentimenti di tutti i personaggi. Ada parla pochissimo infatti, evita il confronto, mentre il padre è più aggressivo, ma solo per sgridarla e rimetterla in riga, per il resto nella casa regna un pesantissimo silenzio
L’unico essere vivente con cui Ada riesce ad interagire con tranquillità è il suo cane, con cui passa la maggior parte del tempo.

Ada è rappresentata in modo particolare, diverso dagli altri personaggi con cui interagisce, più dinamici. Lei è sempre impassibile, il suo volto non mostra molte emozioni, come se le avesse chiuse tutte in una scatola, per proteggersi.
Gli occhi di suo padre sono, al contrario, qualcosa di molto inquietante ed espressivo: sempre arrabbiato e in preda alle sue incontrollabili emozioni, quasi come fosse di solo istinto.

Sicuramente questo libro ha in comune con la pubblicazione precedente la scintilla di speranza che muove la protagonista. In entrambi i casi, infatti, nonostante la miseria, vi è il sogno e l’ipotetica possibilità di una vita migliore. Le protagoniste non si arrendono e sperano, un giorno di realizzare il loro obbiettivo.
Ada ha un grande talento per il disegno e la pittura, svalutato e denigrato dal padre, che è ha un approccio molto più concreto alla vita e non è interessato a questo tipo di cose.

Tratto caratteristico di questa storia è la sua freddezza e crudezza. Il contesto isolato e buio non può che essere la perfetta metafora della vita all’interno della casa. Persino le stagioni in cui si svolge portano gelo: non facciamo che vedere vento, pioggia ed infine neve. Un climax, credo, non casuale, che segue la protagonista in un percorso di crescita, mossa da una sofferenza sempre più grande e insopportabile, fino a scelte drastiche che le potranno cambiare la vita.

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