Emil di Tomi Ungerer
Oggi vorrei essere un polpo, stare nell’acqua, magari sventare qualche crimine (e quanti ce ne sono di questi tempi di crimini contro l’umanità da sventare nel mare!), e vivere al fresco concedendomi solo qualche capatina in superficie per salutare gli amici.
Se vi state domandando perché vorrei essere un polpo potrei darvi due risposte: o perché è l’animale che Calvino individuò, nel suo breve scritto Letteratura a sedere, come il più adatto ad incarnare l’attività di chi deve stare lunghe ore seduto a scrivere o studiare; oppure perché in questi giorni torna in libreria Emil il polpo gentile uno dei bellissimi albi illustrati del grandissimo Tomi Ungerer grazie a Lupoguido che a breve, a settembre, ripubblicherà anche Crictor il serpente.
In Emil ritroverete tutto ciò che si può amare alla follia nelle storie di Ungerer: potrete aspettarvi l’inaspettabile, come diceva lui. Tutto ciò che non può accadere accade e cambia il modo di vedere le cose e di vivere. Beato chi incontra i protagonisti, tantissimi animali, di Ungerer, loro sarà il segno dell’amicizia, della sorpresa e del bene!
Emil il polpo gentile è i fratello di Adelaide il canguro volante e di Crictor il serpente buono, dell’avvoltoio Orlando e del pipistrello Rufus: una famiglia disparatissima di animali pronti a farsi carico della propria “diversità” e di correre in soccorso degli umani (che ne hanno un gran bisogno) dando loro una grande lezione di umanità dall’alto, o dal basso, della loro bestialità.
Emili salva il comandante di una nave e lui per ringraziamento lo porta sulla terra gli dà tutti i riconoscimenti del caso e lo intruduce nella società dove Emil trova sempre modo di rendersi utile facendo felici gli altri. Ma lui? Lui non sempre è felice, gli manca l’acqua e il fare il bagnino evidentemente non è sufficiente, deve tornare in mare. Ritorna al suo ambiente, lascia gli umani, che speriamo abbiamo nel frattempo imparato qualcosa, ma non rinuncia a dare una mano di tanto in tanto. Come Adelaide, che alla fine tornerà nell’alveo dei canguri “normali” lontana dai riflettori, così Emil sa farsi da parte e scegliere la propria vita in cui esser forte della propria identità a priori.
Le storie di Ungerer hanno sempre una morale non velata per quanto mai esplicita, le sue narrazioni non nascondono una volontà di essere exempla speciali da donare ai bambini come educatori silenziosi, ma di quale morale stiamo parlando? La morale dell’inatteso buono che può realizzarsi, del non cedere nè al pregiudizio nè allo stereotipo, una cosa può essere se stessa o anche qualcos’altro, si può cambiare – in meglio – per gli altri e con gli altri.
Quanto abbiamo bisogno oggi di questi racconti della fiducia nell’inaspettato, del bene gratuito e inatteso, oltre che di un Emil che ripeschi le persone e i bambini dal mare, forse non ce ne rendiamo conto ma affidiamoci a Tomi Ungerer e ne avremo senz’altro del bene in ogni senso!