Il punto di vista dell’autore
Spesso e volentieri mi trovo a parlare del punto di vista del personaggio, del narratore, di quanto sia importante la scelta dell’autore reale per decidere come raccontare la propria storia. Dalla scelta del punto di vista del narratore credo dipenda moltissima parte della riuscita di un testo.
Assai meno però mi capita di ragionare sul punto di vista dell’autore, ovvero su come lui sceglie di vedere e immaginare il proprio lettore implicito in modo da poter poi decidere come impostare formalmente la narrazione. Ciò, in che punto si mette l’autore reale rispetto al suo lettore implicito per costruire storie?
Nei suoi bellissimi incontri di formazione Luigi Dal Cin sostiene che ci si può mettere di fianco al bambino a cui vogliamo raccontare la storia, oppure lo si può guardare negli occhi. Lui chiama questi due approcci di scrittura come lo sguardo dello zio e lo sguardo del papà. Non c’è uno sguardo giusto o sbagliato, uno migliore o uno peggiore per raccontare storie e riferirsi all’infanzia. No.
C’è una scelta, dettata anche dalle attitudini personali naturalmente, a monte da parte dell’autore che prevede, in entrambi gli approcci un medesimo livello di rispetto, interesse e amore (e vorrei che questa parola non venisse interpretata in senso semplicistico) nei confronti del lettore immaginato. Da questa scelta dipenderà il tipo di narrazione, forse potremmo giocare a provare a capire leggendo un testo dove l’autore si è messo di fianco al bambino per camminare con lui nella medesima direzione, oppure si è messo di fronte, senza pretendere di avere una statura più alta, ma raccontandoti qualcosa guardando negli occhi il suo lettore. Io sento molto vicino, ad esempio, la scelta del “tu” o della terza persona, ad esempio, per la scrittura da “di fronte” mentre, prendendo questo “gioco” con le pinze, mi pare che la prima persona o anche una terza ma a focalizzazione interna possano più risuonare nelle corde di chi cammina insieme al proprio lettore, magari tenendosi per mano e qualche volta, perché no, bisticciando ma arrivando insieme alla fine del percorso.
Resto convinta che il più straordinario potere della letteratura sia quello di far incontrare e sviluppare punti di vista diversi e tra questi mi pare interessante anche imparare a riconoscere, o quanto meno sapere che esiste, anche un punto di vista, una presa di posizione, dell’autore ne confronti dei suoi lettori!