Mary Poppins
Questo lunedì alle soglie di agosto lo voglio dedicare a dei libri che hanno richiamato in maniera del tutto speciale e, devo ammetterlo, inattesa, la mia attenzione. Sto parlando dei libri con protagonista Mary Poppins scritti da Pamela Lindon Travers il secolo scorso.
Non so voi ma io, tra le tante cose, ignoravo che i libri di Mary Poppins fossero tanti, addirittura 6, scritti in un arco di tempo molto largo e 4 di questi risultano ormai fuori catalogo da parecchio tempo.
Dunque, prima di cercare nel mio piccolissimo spazio di un blog a provare a dirvi qualcosa di questi libri è necessario dichiarare in apertura una cosa: se state pensando alla Mary Poppins del celeberrimo film Disney che proprio quest’anno, dopo cinquant’anni, ha avuto il suo sequel, siete fuori strada.
La Mary Poppins reinventata dalla produzione Disney è un classico della nostra immaginazione, è un must ed io, come credo quasi tutti i bambini che l’hanno incontrata, l’ho amata moltissimo, tuttavia essa ha davvero ben poco a che vedere con la complessità e la straordinarietà del personaggio inventato dalla Travers (e da qui probabilmente si comprende anche il perché lei abbia inizialmente tanto avversato la versione cinematografica che pure, quando apparve, era un capolavoro con una Julie Andrews e un Dick Va Dyke strepitosi).
Dunque proviamo a partire dall’inizio: il primo libro di Mary Poppins, che prende il nome dalla protagonista uscì a Londra nel 1934. L’anno dopo venne pubblicato il seguito Mary Poppins comes back, era il 1935; nel 1943 esce Mary Poppins opens the door; nel 1953 Mary Poppins in the Parck; nel 1982 Mary Poppins in Cherry Tree Lane; ed infine nel 1989 Mary Poppins and the house next door.
Di tutti questi libri sono ancora disponibili in Italia solo i primi due mentre per tutti gli altri dovrete rivolgervi ad una buona biblioteca o a qualche venditore di libri vecchi e li troverete nella edizione Bompiani oppure in quella successiva Fabbri; alcuni titoli sono stati accorpati in un’unico libro. Cercateli e leggeteli io auspico che un editore italiano riprenda in mano per ripubblicarli con una nuova traduzione, quelli vecchi hanno una lingua davvero ormai lontana dal modo di leggere dei nostri bambini.
I primi tre libri (ovvero Mary Poppins, Mary Poppins ritorna e Mary Poppins apre la porta) raccontano i 3 ritorni della governante nella famiglia Bancks mentre gli altri titoli rappresentano avventure avvenute in un tempo non definito ma tutte interne ai 3 ritorni di Mary Poppins poiché, come ebbe a dire la Travers, è impensabile un ritorno nel mondo “normale” dopo aver attraversato la porta che si apre nell’ultimo capitolo del terzo libro: la porta che i bambini vedono nel riflesso della loro stanza nel vetro della finestra, là dove la realtà e il riflesso sono identici se non per la presenza di questa porta in più. Quella porta che Mary Poppins attraverserà per sempre mentre i bambini sono intenti a guardare il riflesso nella finestra. Proprio in quest’ultimo libro, quando i bambini tenteranno una delle tante domande a cui Mary Poppins si rifiuta di rispondere lei dirà evasivamente che si fermerà fino a quando la porta non si aprirà…
I protagonisti dei libri, insieme a Mary Poppins sono naturalmente i bambin Bancks ma non si tratta solo di Michael e Jane come ci ha abituato il film, bensì ci sono anche i gemelli John e Barbara e, a metà del secondo libro arriva anche Annabell. Tutti i bambini saranno protagonisti con Mary delle varie avventure ad accezione di quelle notturne a cui prenderanno parte sono Jane e Michael che, contravvenendo alle indicazioni di Mary Poppins nel suo giorno libero, si lasciano prendere dalla curiosità e dal desiderio e, in qualche modo misterioso, la seguono in altri mondi, altri tempi, altri spazi, dalle stelle, al fondo del mare, allo zoo…
La struttura narrativa dei primi 3 libri è identica, nella cornice si sistemano episodi diversi ma simili per struttura e l’intero andamento dell’arrivo, della permanenza e della dipartita di Mary Poppins è molto ma molto simile. Gli altri 3 titoli invece riprendono modalità avventurose e narrative che richiamano singoli episodi dei tre libri “principali”.
La lingua che la Travers usa, o forse dovrei meglio dire la scrittura e la costruzione narrativa per come la traduzione ce la riporta, sempre nella narrazione in terza persona, ha qualcosa di eccezionalmente fuori dal comune ed in questo riesce perfettamente a mimare, a livello stilistico, la straordinarietà meravigliosa di Mary Poppins. La Travers riesce a dar voce al mito che c’è in ogni cosa, all’essenza nascosta dell’esistente, a volte lascia sorpresi per le scelte ardite e per la sensibilità quasi animistica della sua narrazione (penso a quando, mi pare alla fine del terzo libro, è la casa dei Bancks a prendere la parola, l’edificio che sente il tepore del terreno, le risa dei bambini e molto altro.
Ma com’è questa Mary Poppins la cui essenza si chiude così bene nel nome? Un’insieme di tradizione apparente (Mary) e di esplosione del possibile (o forse sarebbe il caso di dire l’impossibile?)?
Mary Poppins è all’apparenza impeccabile, irreprensibile perfettamente allineata al modello sociale borghese.
Ma nel profondo Mary Poppins è:
mitica nel senso originario del termine
inquietante
oscura
potentissima
è la congiunzione, la soglia, il legame che tiene insieme due mondi: quello del reale e quello del desiderio dell’immaginazione, del mito. Lei è dentro lo spirito dell’universo, la sola che sappia sentire, da adulta, ciò che solo i bambini sanno sentire: il contatto con ogni pulviscolo dell’Universo creato. In questa concezione mitica della nascita, dell’esistenza e dell’infanzia si mescolano tanto le concezioni degli aborigeni australiani dalla Travers incontrate da bambina quando viveva in Australia, quanto la nuova forma filosofica di poeti irlandesi nel cui circolo entra a far parte, tra loro niente di meno che Yeats e molti altri che abbiamo studiato a scuola mentre ignoravamo l’esistenza di Pamela Lindon Travers.
Ecco, la Travers mette in forma di romanzo di soglia, di formazione intesa nel senso più vago (il vago leopardiano), più ampio e più profondo possibile, tutto questo sentire dandoci una narrazione che non ha eguali nè precedenti e che davvero dovremmo riscoprire con i bambini dopo e oltre l’innamoramento per la figura disneyana.
E’ vero, la Mary Poppins della Travers è spiazzante, la mancanza di tenerezza e contatto fisico, la sua rudezza nei confronti dei bambini ci lascia troppo spesso senza fiato… come si tiene insieme l’amore per la verità e per i bambini che essa trasmette indirettamente nelle avventure di cui è tramite e origine e l’apparenza algida?
Si potrebbe pensare che le Mary Poppins siano due: una della vita reale più “falsa”, ed una più “vera” nella vita del sogno o dell’avventura impossibile. E invece così non è e non può essere perché, come ben capisce finalmente Michael in uno dei capitoli centrali di Mary Poppins apre la porta, Mary Poppins non può mai fare a meno di essere se stessa. Non può mai fingere di essere altro perché, in questo sì, lei è davvero monolitica, perfettamente soddisfatta di se stessa e perfetta in ogni situazione, in qualunque mondo essa si verifichi. Quindi nel mondo realistico della famiglia Bancks è perfettamente logico che Mary Poppins sia la governante algida così come è perfettamente logico che lei sia la creatura osannata e riconosciuta da ogni essere dell’universo nelle situazioni più impensate.
Mary Poppins, così apparentemente inserita nella concezione sociale e familiare del suo tempo, in realtà si colloca sempre ai margini e sovverte quel mondo stando con una punta del naso dentro, ovvero con il suo lettino da campo che denota la precarietà della sua presenza temporale nel lì ed allora della famiglia Bancks.
In tutto questo i bambini dove e come si collocano? I bambini in qualche modo subiscono, sebbene in maniera molto attiva, lo straordinario che Mary porta con sé, imparano piano piano a rinunciare a chiedere spiegazioni e conferme tanto ormai hanno capito che la loro governante non sceglie mai la parola per dire ciò che è, ma mostra, lascia indizi e poi lascia ognuno libero di interpretare la realtà.
Per la Travers, come per Mary Poppins non c’è nulla di falso nei mondi oltre quello considerato reale, anzi, il reale è dappertutto solo i grandi non sono più capaci di vederelo ed è per questo che arriva Mary Poppins a dare spazio ai bambini. Se volete approfondire la questione vi suggerisco il bel saggio di Giorgia Grilli In volo dietro la porta. Mary Poppins e Pamela Lyndon Travers, edito da Il Ponte Vecchio.
Per quanto mi riguarda la cosa che forse più mi ha colpito dei libri di Mary Poppins sta nei due capitoli, nel primo e secondo libro, in cui i neonati prendono la parola e Mary Poppins dice loro, per una volta, tutta la verità… Vi riporto, per lasciarvi con la suggestione della grandezza di questa narrazione, un passo tratto dalla Storia di John e Barbara.
“Non credo che li capirò mai, gli Adulti. Sembrano tutti così stupidi. E persino Jane e Michael sono stupidi a volte”.
[…]“Per esempio” proseguì John, “non capiscono niente di quello che diciamo. Ma, peggio ancora, non capiscono niente di quello che dicono le altre cose. Solo lunedì scorso ho sentito Jane dire che avrebbe desiderato conoscere la lingua del Vento”
“Lo so” disse Barbara. “E’ impressionante. E Michael insiste sempre – non hai sentito? – che lo Storno dice “Uii-tuiii-ii-ii!” Sembra non capire che lo Storno non dice niente del genere, ma parla esattamente la nostra lingua. Certo, uno non pretende che mamma e papà lo sappiano – non sanno niente, anche se sono tanto cari – ma, insomma, Jane e Michael…”
“Una volta capivano” disse Mary Poppins […]
“Cosa?” Dissero John e Barbara all’unisono, con voci molto sorprese. “Davvero? Vuoi dire che capivano lo Storno e il Vento e…”
“E quel che dicono gli alberi e la lingua della luce del sole e delle stelle, certo che la capivano! Una volta” disse Mary Poppins.
“Ma… ma com’è che si sono dimenticati di tutto?” chiese John, aggrottando la fronte e cercando di capire.
“Aha!” disse lo Storno con aria consapevole, sollevando la testa dalle briciole del suo biscotto. “Vi piacerebbe saperlo?”
“Perchè sono diventati grandi” spiegò Mary Poppins. […]
“E’ una ragione stupida” disse John guardandola con durezza.,
“E’ quella vera, però” rispose Mary Poppins […]
“Be’ sono Jane e Michael che sono stupidi” continuò John. “Io so che non dimenticherò quando io sarò grande”
“Neanch’io” disse Barbara succhiandosi un dito con soddisfazione.
“Sì, lo dimenticherete” disse Mary Poppins con fermezza.
[…]“Non è colpa vostra, ovviamente” aggiunse in tono più gentile [lo Storno]. “Dimenticherete perché non potete farci niente. Non c’è mai stato un essere umano che abbia ricordato dopo l’età dell’anno – al massimo – eccetto, naturalmente, Lei”. E inclinò la testa verso Mary Poppins.
(pp. 136-139, capitolo “La storia di John e Barbara”, Mary Poppins, Rizzoli)