La lettura non è roba da insegnanti di italiano

Grazie all’idea di Lasciami leggere sto avendo a che fare in queste settimane con una quantità impressionante di insegnanti (sono adesso 650 le classi aderenti in tutta Italia quindi fate un po’ i conti…) e una delle domande che mi viene rivolta più di frequente è: è necessario leggere sempre alla stessa ora o si può cambiare orario in base a quando l’insegnante volonterosa entra in classe?

La mia risposta è, ovviamente, di non andare alla rissa con i colleghi ed usare il buon senso: la routine prevederebbe un’omogeneità di orario ma se proprio non si può almeno manteniamo la quotidianità e la durata… Dopodichè vorrei però vedere se qualche docente chiderebbe di spostare l’orario della mensa o della ricreazione perché il collega non è d’accordo…

Paragone fuori luogo? Forse un pochino ma non troppo. Direi che più che fuoriluogo forse è provocatorio ma è proprio così che l’ho pensato: il cibo è un bisogno primario dell’essere umano, la lettura un bisogno secondario, d’accordo, ma restano due biosgno che vanno nutriti e sarebbe il caso di non decidere che i bisogni secondari (insieme alla lettura c’è il bisogno all’affetto, all’abbraccio, all’emozione, ecc. ecc.) siano sempre quelli che, tanto, posson anche essere “saltati”, spostati, rimandati, presi in considerazione in seconda, terza o quarta battuta.

Cosa c’è dietro questo? Lo stereotipo che si fonda sul pregiudizio (tutta la feccia del mondo viene sempre dalla stessa origine):

che la lettura, i libri siano roba da insegnanti di lettere, di italiano, forse forse di lingue ma sicuramente NON di altri insegnanti.

Come se la lettura non fosse quella cosa che, sola, permette lo sviluppo della corteccia cerebrale in maniera differente rispetto agli altri animali; come se la lettura non fosse quella cosa che è in grado di far sviluppare il pensiero critico che aiuta nella risoluzione di ogni tipo di problema (a iniziare da quelli matematici) e nell’affrontare ogni tipo di situazione; come se il favorire la concentrazione, l’attenzione ed il piacere siano cose fuori dalle materie curriculari e dunque passibili di essere bellamente tralasciate (e poi c’è chi si lamenta che le classi sono ingestibili! semplifico, evidentemente, ma non troppissimo).

Il corpo docenti è un corpo, con tante parti diverse, va bene, ma un corpo che non dovrebbe avere un piede che va a destra e uno che va a sinistra, piuttosto, se davvero è un corpo proiettato sugli studenti potrebbe avere la forma dell’angelus novis di beniamin che va avanti guardando indietro. Ecco, questo può essere e sarebbe bello che fosse, ma non altre forme di dissociazione!

Che facciamo, promuoviamo un corso di neuroscienza per convincere gli insegnanti di matematica, di scienze, di educazione modotoria, di tecnica, di informatica e chi più ne ha più ne metta?

Piuttosto perché non impariamo, anche le insegnanti di italian dico, a proporre e a mettere a disposizione anche libri di letteratura di divulgazione? La qualità letteraria non entra in discussione ma non riguarda mica solo la fiction!

Altro pregiudizio….

Ma quanti pregiudizi ci sono intorno a questa cosa dei libri e della lettura? Magari il prossimo post sarà “la lettura non è roba da femmine”: possibile che su tutti i corsi di formazione che abbiamo organizzato e tutte le 650 classi di Lasciami leggere gli insegnanti maschi siano, e non scherzo, esattamente, tutto compreso, 3????

Credo che qui più che una battaglia per la lettura bisognerà fare una battaglia per la società civile…ma resto convinta, e in questo sono quanto mai rodariana, che le due cose possano andare di pari passo anzi, che l’una possa prendere la forma dell’altra e viceversa.

Lettori di tutto il mondo uniamoci!

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