Rimasugli di Sergio Ruzzier
Svegliandosi una mattina, Bruno Passerini si rese conti di essere morto.
Non ditemi che questo incipit non vi ricorda niente!!
Bruno Passerini è un piccolo uccello, il cognome forse un po’ ci aiuta, che un giorno si sveglia e si rende conto non di essere diventato un insetto bensì di essere…morto.
Vi viene in mente un ossimoro più forte e un incipit più d’impatto di un uccello Passerini che si sveglia per accorgersi di essere morto?
Scusate questo dovrebbe essere un post su Rimasugli di Sergio Ruzzier, pubblicato da La Grande Illusion, e magari con qualche spunto su Una vita d’artista stesso autore e stessa casa editrice; e invece credo prenderà una via strada… la via di cosa vuol dire avere un incipi e un explicit d’effetto…
Mah, facciamo che provo a far sì che questo post sia un po’ tutt’e due…vediamo come butta…
Dunque tra gli elementi che permettono di pesare, letteralmente, la qualità di un testo ci sono i punti chiave della narrazione, sia essa esclusivamente testuale o anche iconografica: l’incipit, ovvero l’attacco narrativo, il centro, e l’explicit ovvero la chiusura del libro.
E se un libro inizia male e poi si riprende o viceversa? Beh, bene per i punti in cui “si tira su” ma siamo lontani dalla perfezione narrativa, quantomeno… Una perfezione narrativa che io ho trovato appieno, ancora una volta in Rimasugli, appunto, un condensato di parole (poche) e immagini (tonde) che raccontano cosa resta, i rimasugli, appunto, di vita quando si scopre di essere morti.
E siccome stiamo parlando di Ruzzier non possono mancare come elementi della narrazione tanto il nonsense (cosa c’è di meno sensato di un morto che si scopre morto e verifica i rimasugli di vita per convincersene?) quanto l’ironia…
In bagno i suoi sforzi si dimostrarono vani, cosa per lui insolita.
Ma il signor Bruno Passerini è morto, certo che la pipì e la cacca non riesce a farli! E più insolito dell’esser morto cosa ci può essere…per un vivo?
Poi si susseguono l’impossibilità di farsi una doccia, di riscaldarsi gli avanzi di cena (rimasugli anche quelli), il rifiuto del cane di mangiarseli e la visione, più che vista, del suo stesso corteo funebre…
E’ così che ai 12 rintocchi di mezzanotte Bruno esce di casa, lasciando le chiavi dentro, e sale su una barca che lo traghetta sopra un canale di cui non ricordava l’esistenza con un piccolo caronte dalla natura indefinibile.
L’xplicit? Il cane che finisce i rimasugli della ciotola e si addormenta.
L’explicit dell’explicit? quello che ci porta fuori dal libro visto che siamo già fuori dalla storia?
Questo, un vortice, in doppia lingua come il resto del testo, che ci dice da dove viene questa storia e come è stato pubblicato: il tipo di carta, la grafica di Scarabottolo ecc.ecc.
Chiudo il libricino e mi domando e credo vi domandereste anche voi, forse: ma che razza di libro è questo?
Già, che razza di storia è? Che libro ho in mano e qual è il suo lettore?
La razza del libro è la razza libera di narrare ciò che si vuole, anche la morte nella vita, anche l’inimmaginabile e ciò a cui nessuno presta attenzione: i rimasugli dei dettagli, non tutti belli, in effetti.
Ho in mano un piccolo libro di una cura ed eleganza estrema, un’operazione editoriale che mira a dare al lettore un’esperienza estetica che parte dal tatto e raggiunge la vista e poi il cervello…
Su chi sia il suo lettore potremmo discutere: qualcuno, sono sicura, potrebbe dire che questo non è un libro per bambini, che i tratti grafici ed editoriali sono troppo raffinati, che il costo e l’operazione editoriale non ne permettono una fruizione ampia (e qui probabilmente avrebbero ragione), che insomma siamo di fronte ad un esercizio di stile, bello ma sempre esercizio di stile.
Io invece la vedo diversamente… posto che in Ruzzier c’è anche un animo più involuto, più criptico in cui il citazionismo si mescola alla ricerca iconografica creando prodotti assai particolari, e penso ad esempio a Pretesti; Rimasugli mi pare abbia una pasta narrativa diversa, che viaggi ad un livello di leggerezza che davvero rende la storia abbordabile e godibile ad ogni età, a qualsiasi livello. Il formato non è pensato per bambini? E’ vero, credo sia del tutto voluto, ma le storie possono essere raccolte in tant modi, ai bambini e ai ragazzi può piacere moltissimo avere tra le mani un libro “più prezioso” un libro dall’aria diversa e anche dal tatto diverso e che tuttavia alla lettura non risulta estraneo o alieno ma interessante, spiazzante, fonte di domande.
Simile è la situazione in cui ci mette Una vita d’artista anche se qui siamo ad un livello di contenuto che richiede un’età di partenza un po’ più alta….
Massimiliano Crumbs è una creaturina strana, potrebbe forse ricordare un gatto, che a 8 anni intese la sua vocazione a essere un artista…E già qui abbiamo un aspetto interessante legato all’età di Massimiliano…
Durante la sua prima infanzia non successe nulla di particolarmente rilevante
e di fronte abbiamo l’illustrazione di Massimiliano che osserva un uccellino morto, unico pensiero che ritorna seguendo il funerale dei genitori… Di mestiere fa l’artista, sta seduto per lo più al suo tavolo e non ci è dato sapere che cosa e se produce ma le persone lo conoscono come l’artista… E’ sufficiente forse questo per esserlo, fare della propria vita un’opera d’arte…quella di Massimiliano sembra piuttosto spoglia ma forse è proprio lì l’aspetto più interessante della sua arte… o forse l’autore non ritiene importante farci sapere cosa fa Massimiliano per essere artista perché ciò che conta è la sua vocazione ad esserlo.
La vita passa e un giorno l’artista, come tutti gli altri muore e ciò che ci resta è una lapide in cui si ribadisce un’essenza che è stata completamente assente in tutta la narrazione…
Anche qui abbiamo un explicit del libro oltre che della narrazione:
Siamo di nuovo di fronte ad un piccolo racconto, qui sin infittisce la trama filosofica ma mi piacerebbe vedere come la storia “funziona” con dei ragazzi!
Si tratta di due picciol libri raffinatissimi, anche in edizione limitata, che non è semplicissimo trovare in libreria ma che mi premeva raccontarvi perché fanno parte a pieno della poetica di Ruzzier e anche perché suggeriscono ipotesi di esistenza narrativa e editoriale diversa che mi piacerebbe anche i lettori più piccoli e giovani.