Madelief a testa in giù nel cestino

C’è da festeggiare quando esce un libro come questo, un nuovo episodio della Madelief del genio di Kuijer: sto parlando di Madelief a testa in giù nel cestino edito da Camelozampa.

Ho amato Madelief dal primo momento, se volete potete recuperare le recensioni degli altri 2 libri qui e qui, e all’uscita di questo nuovo libro della piccola protagonista ho tremato. Ho temuto, come mi accade sempre nei casi in cui tornano storie e personaggi che hanno toccato vertici letterari importanti, che non fosse all’altezza degli altri, che la sua figura si incrinasse… E invece non solo Madelief tiene in tutto e per tutto ma, secondo me, in questo nuovo libro va ancora più su rispetto ai primi due.

Il libro si compone sempre di brevi capitoli collegati da un’ambientazione più che da una storia, i capitoli sono autoconclusi ma al tempo stesso si legano in senso lato. E’ così sin dal primo libro di madelief ma lì questo senso di frammentarietà mi pare più forte che poi nel secondo e terzo libro il che forse rende anche un po’ più complessa la lettura: bisogna entrare dentro la scrittura di Kuijer per andar poi via spediti e godersi in tutto e per tutto la bellezza e l’ironia delle storie di Madelief.

In questo terzo libro il grado di frammentarietà mi pare si abbassi, già un po’ si era abbassato nel secondo libro, rendendo la lettura più fluida e ancora più diveretente oltre che sicuramente più gestibile anche se penso ad una lettura ad alta voce.

Il contesto di riferimento di Madelief a testa in giù nel cestino è la scuola che qui compare mi pare per la prima volta. Certo Madelief andava a scuola anche prima ma Kuijer non ci aveva mai fatti entrare in classe con lei. Questa volta sì, non ci son episodi fuori dal contesto scolastico, protagonista assoluta, insieme a Madelief, della narrazione è l’esperienza scolastica centrata sulla figura di un maestro davvero speciale. Un maestro che con tutta la sua passione e ironia e senza timore dei genitori, mi viene da dire…, minaccia tranquillamente i bambini di metterli a testa in giù nel cestino quando fanno quacosa che non va, autorizza le cose più incredibili, dà consigli fuori dal buon senso. Non si sa mai quando il maestro è serio o ironico, l’equilibrio è perfetto e i bambini della classe spesso restano interdetti a favore del divertimento del lettore. Tuttavia il maestro sa concedere e pretendere nel modo giusto tanto che la classe, quando poi deve, rende alla perfezione.

“Sentite ragazzi”, dice il maestro.

“Ovviamente siamo qui per divertirci. Ma i grandi pensano che si vada a scuola per imparare. E non per divertirsi”.

“Ihihihih” ridacchia Madelief. ” A me imparare sembra divertente.”

“Impossibile” ribatte categorico il maestro.”Per questo adesso vi farò una domanda difficile.”[….]

Il maestro ha un’idea divertente della scuola, un rispetto assoluto dei suoi bambini e anche del loro gioco, perché non pensare che il divertimento sia parte integrante della conoscenza oltre che un motore invincibile della curiosità?

Siamo ancora una volta di fronte alla scrittura frammentata di Kuijer, una scrittura che tende al grado zero della narrazione ma che in realtà riesce con pochissimi tratti a farci sentire la presenza di un narratore per quanto discreto.

Avere in mano un libro di Madelief, ma direi Kuijer in generale, è una fortuna, una fortuna che può essere molto divertente, decisamente empatica e sorprendente, io non riesco a fare a meno di consigliarlo anche ai passanti per strada. Pochi come Kuijer davvero ci danno la misura di cosa sono i bambini e di cosa sono, al loro confronto, gli adulti…a voi scoprire da che lato pende la bilancia!

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