Nel mio giardino il mondo
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Nel mio giardino il mondo”
Età: da 4 anni
Pagine: 44
Formato: 23 x 32 cm
Anno: 2019
Editore: Terre di mezzo
Autore: Irene Penazzi
Che emozione!!!
Il libro in cartella oggi l’ha portato in classe direttamente l’autrice stessa: Irene Penazzi con “Nel mio giardino il mondo”.
Ovviamente una copia del libro c’era pure nella mia di cartella ma l’ho tirato fuori solo verso la fine… per approfittare di una dedica al volo.

Dopo essersi presentata, Irene ha spiegato ai bambini della mia classe seconda, primaria, chi è un autore-illustratore e ha chiesto loro se sapessero cosa fosse un “silent-book”.
Alzano la mano in quattro. Cinque. Sei bambini…
“Certo è un libro senza parole e devi inventare tu la storia”
“È un libro silenzioso”
“A me piacciono un sacco”
“Una volta, lo sai, la maestra ci ha letto un libro senza figure e faceva morir dal ridere” [NdA – Novak “Il libro senza figure”]
“La maestra ci legge spesso dei silent, l’ultimo era “Il telefono senza fili”. Ce lo ha letto tre volte in tre modi diversi e il terzo è stato divertentissimo”
[I bambini riescono a stupirmi sempre! Ascoltano sempre più di quanto si pensi e offrono rimandi inaspettati a distanza di tempo. Due dei bambini che sono intervenuti sono bambini che a volte faticano a stare attenti… eppure amano ascoltare storie narrate con gli albi! Trovo tutto ciò fantastico, anche perché, nell’ottica di un apprendimento individualizzato, l’albo ha dato prova di essere una possibile ed efficace strada da percorrere; non nasce per questo, eppure funziona! E grazie alla sinergia di storia e immagine raggiunge tutti!]
Irene ha poi mostrato poi il titolo: “Questo scritto in nero, tra i rami, è il titolo”
Subito è intervenuto un bambino… “Ma scusa, se è un silent… non dovrebbe esserci nemmeno il titolo!”

Nelle quarte di copertina troviamo numerosi alberi e il loro nome è scritto in latino, continua a spiegare Irene. “Sapete perché sotto agli alberi ho scritto il loro nome in latino?” – chiede Irene…
Silenzio…
Continua Irene: “Il latino, essendo una lingua antica è universale, cioè conosciuta da tutti, così, anche se il libro viene stampato in altri paesi non si ha bisogno di traduzioni. Ecezione fatta per il titolo”
Dopo un’introduzione generale al libro, siamo passati alla lettura vera e propria.

È stato bello perché non si è trattato di una “classica” lettura ad alta voce o di una lettura animata, ma di una co-lettura, un po’ raccontava Irene di sé, della sua infanzia, dei suoi fratelli (i bambini curiosissimi e attentissimi), un po’ raccontavano i bambini dando un nome ai protagonisti e al gatto… Una delle bambine protagoniste aveva addirittura due nomi per riuscire ad accontentare tutti: Diamante-Celeste, Piero, Beatrice.
E così si apre il libro, un magnifico giardino a doppia pagina ricco di particolari, capace di narrare malgrado l’assenza di parole scritte.

“Proviamo a cercare una palla, un rastrello e il gatto” propone Irene.
“Vista, la palla rossa, è là”
“Il gatto, è lì”
“Il rastrello è quello?”

Così pagina dopo pagina abbiamo letto assieme l’albo, entrando nel giardino, osservando i minuziosi particolari, attraversando il giardino nelle quattro stagioni, di giorno e di notte, con il bello e il brutto tempo. È stato bello perché abbiamo osservato attentamente, fantasticato e giocato insieme.
Commenti a caldo dei bambini
“Io non ho un giardino… questo è enorme…”
“Ma era tuo il gatto?”
“Che bello festeggiare il compleanno in giardino”
“Io non vedo il rastrello”
“Cos’è una voliera?”
“Ma quelli che uccellini sono?”
“Che carini i due coniglietti”
“Ma davvero tuo fratello sta arrostendo delle lumache?!?”
È bello perché questo albo si apre con la visuale rivolta all’ampio giardino e si chiude con la visuale inversa, dando le spalle al giardino e mostrando la casa con i tre bambini dentro. Piccole attenzioni, ma che sono proprio quelle che differenziano un libro di qualità da un libro qualsiasi.
Ho incontrato Irene per la prima volta quest’estate quando mi recai al Masetto per un workshop. No, non incontrai Irene in persona. Incontrai le sue tavole originali parlavano di lei in maniera così autentica e cristallina che sembrava di incontrare lei in persona e ne rimasi affascinata. Non saprei descrivere questo albo con parole migliori di quelle con cui è descritto nel retro di copertina:
“Un giardino, tre bambini, quattro stagioni. Un microcosmo brulicante di vita, da abitare come una casa, da riempire con infinite storie. Pagine coloratissime, senza parole, in cui perdersi tra fiori, frutti, animali, seguendo le avventure dei tre piccoli protagonisti, del loro gatto e della palla rossa”.
Poi ovviamente dal vivo…
Prendendolo in mano, il libro rivela tutti gli altri aspetti della sua bellezza: un bel formato, copertina rigida, grande quanto un quadernone… “Sembra – come mi ha detto un bambino – un grande quaderno per il disegno libero… e Irene è proprio brava a disegnare, vero maestra?”
Alla lettura è seguito un piccolo laboratorio di frottage su sagome di foglie intagliate su cartoncino utilizzando i colori a cera.


Tra parole, pensieri e disegni…
E nel giardino della nostra scuola c’è un mondo?
“Il mondo della ricreazione… se quella del pomeriggio” [Effettivamente, di solito, la mattina si rimane in classe e si gioca con i lego o altri giochi in scatola]
“Un mondo di giochi… anche con la palla. Basta che non sia calcio”
“Ci sono tanti mondi… quello delle mini chioccioline, quello degli alberi e delle foglie, quello dei bambini che giocano e quello delle maestre che parlano”
“A me piace perché ci troviamo anche con i bambini delle altre classi”“In giardino giochiamo al “Gioco del muretto””
“E anche all’”Uomo di ghiaccio”
“Anche a fare i percorsi sul pavimento colorato”
“A me piace rotolarmi per terra”
“A me guardare il cielo disteso a pancia in su”
“A me piace fare la lotta, ma lo so che non si può fare”
Prima di volgere a conclusione…
Vorrei condividere con voi una mia personale e sincera riflessione sui silent-book: “Non capisco se mi piacciono o non mi piacciono”.
Mi affascinano, mi attirano, ma allo stesso tempo mi mettono in difficoltà. Sono per me una vera sfida, a volte mi fanno arrabbiare, li trovo troppo impegnativi… sono lì sullo scaffale, in bella mostra, con un titolo accattivante, li apri, li sfogli, solitamente illustrazioni molto belle, a tutta pagina, poi all’improvviso ti accorgi… “Uh, mancano le parole”. Inventare una storia o capire la storia che aveva in mente chi li ha pensati… troppo difficile. Mi chiedo “Devo veramente pensare io al testo da narrare?”. Anche no, troppo complicato. Altre volte invece ci entro dentro così bene che apprezzo la libertà di interpretazione e lo spazio libero lasciato alla fantasia del lettore. Forse i silent sono i libri del futuro. In quest’era dove tutti hanno da dire e ridire qualcosa su tutto, l’ascolto passa in secondo piano basta affermare la propria opinione/soluzione/giudizio, affaccendati tra mille incombenze da adempiere, senza tempo per niente e nessuno… trovarsi davanti ad un libro del genere comporta due azioni rivoluzionarie: la prima, pensare prima di parlare (alla storia che si vuole narrare ovviamente) e la seconda, dedicare del tempo (gratuitamente) all’altro a cui si narra la storia.
Alla fine…
sono riuscita a chiedere a Irene una dedica per il mio albo e devo dire che è così bella che è difficile distinguere la parte stampata da quella scritta al momento per me. Mi piace perché è proprio il suo stile e quando l’autore è nella realtà la persona che il lettore si immagina il libro per me acquista un valore aggiunto. La coerenza è fondamentale. È la differenza che intercorre tra il produrre un’opera commissionata e il realizzare un’opera che nasca dal cuore, è tutta un’altra cosa, parla di te, della tua vita, è tangibile, è vera.

Un ringraziamento particolare a chi ha reso possibile questo incontro ossia Francesca Rizzi della magnifica libreria Sullaluna Venezia e ovviamente a Irene Penazzi per il bellissimo pomeriggio trascorso assieme.

Un piccolo aneddoto
Capita a volte che mio marito mi chiami per chiedermi dove sono. Quando rispondo “Sulla-luna” lui mi saluta dicendo “Ah… la vedo dura che torni per cena”. I nostri figli ridono: “ci vuole un bel po’ di tempo per tornare sulla Terra dalla luna!”.
È divertente perché quando approdo in libreria è proprio questo l’effetto: comincio a leggere libri e non mi accorgo del tempo che passa e più leggo più mi allontano anni-luce dalla realtà e chi mi conosce bene sa che, inevitabilmente, pur essendo a 5 minuti da casa, ci metto sempre un po’ a tornare.
