Riccio e Zebra, il look e l’identità
Quali libri proporre ai bambini più piccoli?
Beh, due ve li consiglio ad occhi chiusi, simpatici, divertenti e, sottilmente, anzi direi quasi subdolamente e quasi involontariamente profondi.
Si intitolano Riccio dal parrucchiere e Zebra dalla sarta sono entrambi di Silvia Borando editi da Minibombo.
Il gioco è presto detto: a Riccio e Zebra piace andare rispettivamente dal parrucchiere e dalla sarta e poi ogni doppia pagina vede un susseguirsi di aggettivi in rima ciascuno accostato ad un look specifico, uno più improbabile dell’altro.
La ripetizione del gioco fissa il piacere e rafforza la comprensione scatenando anche l’effetto comico.
Tutto molto semplice e per questo davvero azzeccato.
Come in tutte le cose semplici ben riuscite dietro c’è anche altro: dietro il gioco e il divertimento, del lettore e dei due protagonisti dei due libri, c’è un sottilissimo gioco sull’identità.
Riccio e Zebra si mettono in discussione e si mettono alla prova proprio là dove più è forte la loro identità: la chioma per uno, il mantello per l’altro.
Se si prova a cambiare, se si modificano alcuni elementi esteriori la nostra identità cambia? Il riccio è sempre il riccio se i suoi aculei cambiano di forma colore e sostanza? La zebra è sempre la zebra se il suo mantello rigato ciene fatto all’uncinetto o plissettato?
La rosa non ha sempre lo stesso profumo anche senza il suo nome?
Cosa e come definisce l’identità di un individuo?
Per i piccoli lettori, alle prese già con la definizione dei confini fisici del proprio corpo, iniziare a comprendere che si può essere diversi pur restando se stessi e che si può giocare con il proprio modo di essere mi pare spunto assai utile da ogni punto di vista, non vi pare?