Marilena la Balena

Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.

“Marilena la balena”
 Età: da 4 anni
Pagine: 32
Formato: 16 x 21 cm
Anno: 2015
Editore: Terre di mezzo
Autore: Davide Calì
Illustratore: Sonja Bougaeva

Ben ritrovati!

Rientrati dalle vacanze natalizie, ricomincia la routine. Ricominciano le varie attività, da quelle sportive a quelle ricreative. E inevitabilmente ricomincia anche la scuola! (e anche la rubrica “Un libro in cartella”)

Maestra che bene si stava in vacanza…”
(“A chi lo dici…”- penso tra me e me… ma ho il buonsenso di sorridere e tacere)
Maestra io sono andato nel deserto
Io alle giostre
Io dai miei cugini
Maestra lo sai che oggi ricomincio basket?
Io nuoto…”

Eccoci qua! Giusti giusti.

Mi aggancio al volo e prendo l’albo dalla mia cartella: “Marilena la balena”.
Un albo di medio formato, rettangolare, copertina cartonata, fondo blu e il muso di una balena delineato ton sur ton.
Davanti alla balena una bambina un po’ paffutella con un costume intero arancione a pois bianchi. Nuota.
Siamo sotto il livello marino.

Io lo conosco!” – esclama un bambino
Io no, lo leggi?” – controbatte una bambina

“Certo!”

Attendo che il vociare velocemente si spenga, tenendo l’albo in mano in bella vista. Come sopraggiunge il silenzio, leggo il titolo, lentamente apro il libro, mi soffermo sui risguardi, volto pagina, rileggo il titolo e…

Inizio a leggere…

Mercoledì è il giorno della piscina.
Marilena esce dallo spogliatoio e cerca di passare sotto le docce fredde bagnandosi il meno possibile.
Poi conta fino alla vasca numero 7…
…e si mette in coda con le altre.
Marilena si tuffa sempre per ultima.
Perché ogni volta che si tuffa solleva un’enorme onda e le altre bambine urlano:
“MARI-LENA-È-UNA-BA-LENA!”

Le illustrazioni si alternano:

da un lato illustrazioni più piccole su fondo bianco (precedute o seguite dal testo), dall’altro una grande illustrazione a tutta pagina. I bambini ascoltano attenti, immersi nel racconto, ma ricercano e apprezzano molto le immagini narranti che completano le parole.

Maestra posso vedere bene il disegno?
(Chiedono di guardare con attenzione, soffermarsi un po’ di più. È giusto rispettare i tempi di tutti e di ciascuno, però, quando la lettura di gruppo non lo permette è opportuno lasciare a disposizione l’albo, di modo che chi ha uno stile di lettura più iconografico abbia la possibilità di ricavarsi comunque il proprio spazio)

Spettacolare l’immagine del tuffo di Marilena in piscina. Riproduce una sorta di onda anomala tipo Tsunami. Impossibile nella realtà che il peso di una bambina cadendo in acqua produca uno spostamento di tale importanza, eppure, questa immagine, riproduce senza bisogno di spiegazione la percezione di sé nella testa di Marilena.

Commenti a caldo dei bambini

  • Io mi ricordo che una volta sono andata sott’acqua e poi ho bevuto acqua perché mi è entrata dal naso e dalla bocca
  • Io non so nuotare
  • Una volta, a lezione di nuoto, la maestra ci ha fatto fare un esercizio difficile e bisognava tenere le mani unite sopra la testa e io non riuscivo così non volevo più andare
  • Io so fare solo il tuffo bomba
  • Io quando vado in spiaggia e vado in acqua rimango dove tocco

    Inizialmente i bambini si soffermano sul piano tangibile, ossia acqua-piscina-nuoto.

Ah, il nuoto. Emblema e dilemma per chiunque credo… o almeno di buona parte. Croce e delizia per molti bambini. Ma saper nuotare per chi abita in una città d’acqua come Venezia è fondamentale.

Esco allora momentaneamente dal seminato per narrarvi un breve aneddoto personale.

Fin da bambina ho, più o meno sempre, frequentato corsi di nuoto. Diventata mamma, e “lievemente” fuori forma (in gravidanza acquisii ben 17Kg sul mio peso forma), con il tempo a disposizione per me stessa definitivamente sparito (giorno e notte – e soprattutto notte – a completa disposizione di mia figlia), ogni attività sportiva di qualsiasi tipo era diventata utopia. E per di più non mancarono i consigli delle altre mamme: “è fondamentale fare un po’ di sport per tornare in forma”, “devi ricavarti del tempo per te”…
Scoprii quasi per caso un corso di nuoto “genitori-figli”. Questo corso consentiva a me, mamma, e a mia figlia, di ormai tre anni, di svolgere simultaneamente uno sport. Alla stessa ora. Nello stesso luogo. In corsie diverse. Ognuna seguita da un istruttore specifico. Wow! Lei avrebbe imparato a nuotare; io avrei svolto attività fisica. “Proprio quello che fa al caso mio – pensai – Fantastico!” – completamente ignara del guaio in cui mi stavo cacciando.

Dopo aver parlato e condiviso la scelta con mia figlia, ci siamo iscritte a questo corso: 12 lezioni (pre-pagate), assicurazione (pagata), kit adeguato all’attività (acquistato): cuffia (x2), costume (x2), occhialini (x2), ciabatte (x2)… Alla prima lezione veniamo assegnate alle rispettive corsie. Mia figlia non approvò da subito, senza margine di negoziazione. Urla e gemiti imbarazzanti. A conclusione della prima lezione l’insegnante mi rincuora: “è prassi, nulla di preoccupante, dalla prossima volta tutto filerà liscio”. Seconda lezione, stesso copione. Se non peggio. Io non riesco a nuotare tranquilla. Così pure la terza. Alla quarta lezione rinunciammo. Insistere si rivelava di volta in volta più deleterio sia per me che per lei. Non aveva alcun senso. Anziché essere un’attività di svago era diventata l’ora delle pene dell’inferno.

Mia figlia non era pronta, io nemmeno.
Ma Marilena sì!

In questa storia viene affrontato un solo problema.
Non è la capacità di nuotare ma… cosa pensa Marilena e quanto il giudizio degli altri influenza il suo pensare e il suo agire.

Alla fine della lezione, il maestro di nuoto la chiama.

“Cosa c’è Marilena? Non ti piace nuotare?”
“No.”
“Perché?”
“Perché non ci riesco. Sono troppo pesante.”
“Oh non lo sei affatto. Ti senti pesante perché tu pensi pesante.”
“Cosa vuol dire?”
“Noi siamo quello che pensiamo di essere”

Se inizialmente i bambini si soffermano sul piano tangibile, ossia acqua-piscina-nuoto, in un secondo momento si esprimono anche in relazione agli stati d’animo.

  • “A Marilena non piace andare in piscina perché le compagne la prendono in giro”
  • “Io ci rimango male quando faccio le gare con il mio amico più grande, lui vince e si mette a ridere”
  • “Io mi ricordo la prima volta che dovevo sciare, avevo paura di non farcela. Poi la maestra di sci mi ha detto che per frenare bastava disegnare con le gambe una fetta di pizza, così ho provato e sono riuscito”.
  • “Quando mi prendono in giro io mi arrabbio, a volte piango, altre alzo le mani”
  • “I miei fratelli a volte si mettono tutti contro di me”
  • “Quando abbiamo iniziato a scrivere in corsivo per me era difficilissimo e pensavo non sarei mai riuscita a scrivere in quel modo. Poi esercitandomi invece ho visto che potevo farcela”

L’albo continua…

…raccontando come Marilena sperimenta il bizzarro consiglio del maestro e come questo si riveli efficace.
Molto bella la figura dell’aiutante (il maestro, in questo caso) che grazie al suo intervento permette di superare il problema: infonde fiducia, suggerisce la “giusta” soluzione, ossia la soluzione adatta per “quel” bambino in “quella” determinata situazione.

Spesso rifletto su questo tema. Le azioni, in generale, e l’intervento educativo, in particolare, hanno effetti diversi in base a chi le mette in atto e a chi ne fruisce. Mi spiego meglio. Da mamma e da insegnante ho sperimentato come non esista una soluzione “giusta” in assoluto e come la stessa soluzione proposta da una persona significativa per il bambino piuttosto che un’altra ne modifichi l’effetto.
Se lo stesso suggerimento dato a Marilena dal maestro lo avesse suggerito la mamma, probabilmente non avrebbe sortito il medesimo effetto.
Quelle parole, invece, dette personalmente e, dato il ruolo, dal maestro, hanno permesso a Marilena di fare un salto di qualità e di osare un tuffo in piscina con maggiore fiducia nelle sue capacità.

Un gran bell’albo

Marilena la balena è un libro molto bello. Di una semplicità disarmante. Un albo che, pur affrontando un tema delicato, riesce a far breccia nel cuore dei bambini. In un lampo si passa dal piano emozionale astratto al piano concreto e viceversa.
Trovo questo albo un piacevolissimo libro da leggere ad alta voce, ma anche da ascoltare. Ho un ricordo nitido della prima volta che lo lessero a me: sembrava di esser catapultati in un nanosecondo in una piscina. Risvegliando sensi e sensazioni. Mi basta sentire la parola piscina per attivare nel mio senso dell’olfatto il forte odore di cloro. E anche io – ebbene sì – ho sempre schivato l’acqua fredda della doccia obbligatoria prima di entrare in acqua.
I pensieri di Marilena sono espressi in maniera autentica e vivida. Il tema azzeccato: il nuoto torna come denominatore molto comune tra i bambini. Infine questo libro può essere uno spunto per parlare con schiettezza e semplicità ai bambini di fiducia in se stessi e, perché no, anche di bullismo.

Ho trovato interessante osservare come i bambini si identificassero immediatamente in Marilena, vittima di beffe e soprusi da parte delle compagne di corsia, senza considerare quante volte loro stessi sono gli autori di prese in giro, capaci di compromettere la sensibilità altrui.
Mi sono soffermata a pensare e mi sono domandata: quante volte un bambino, apparentemente sicuro, ha dentro di sé un miscuglio ingestibile di emozioni e non ha il coraggio o gli strumenti per esprimerlo? E quante volte l’incoraggiamento rischia di divenire una forzatura?

Un’ultima riflessione sul “pensare”

Oggigiorno il pensiero sembra essere un’attività ormai in disuso. Pensiero, riflessione e attività meta-cognitiva sono tre funzioni fondamentali per la rielaborazione di fatti accaduti, per la loro mediazione e soprattutto per l’autonomia del bambino, nel rapporto con se stesso e con gli altri.
In questa vita frenetica, a cui siamo sottoposti e dalla quale ci lasciamo travolgere, sembra non esserci spazio per una sana, rigorosa e importante attività di pensiero eppure essa è indispensabile alla sopravvivenza.

Spero che ciascun bambino possa incontrare a nuoto, a basket, a scuola persone capaci di offrire loro strumenti per affrontare situazioni difficili e soprattutto persone capaci di dare loro fiducia, magari attraverso un abbraccio o un sorriso, in modo che ciascun bambino possa diventare, pensare e sentirsi SUPER!

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