Cerfoglio

Esce oggi nelle librerie, per la prima volta in Italia un albo bellissimo, direi l’ennesima scelta azzeccata di Lupoguido che si sta impegnando a recuperare classici dall’estero per portarli, o riportarli nel mercato italiano perchè i bambini di oggi li possano gustare.

Si intitola Cerfoglio è di Ludwig Bemelmans ed è del 1953 il che spiega molte cose che ad una prima lettura mi avevano colpito… in positivo ma che non trovavo coerenti con i nostri tempi… non buoni.

Vi racconto in breve la storia e questa volta vi racconto anche il finale perché il libro è tutto lì, nel crescendo narrativo che per molte pagine e molte tavole ci abitua ad una situazione piana per poi sferrare lo stacco finale che lascia a bocca aperta, me adulta in questo momento storico e che invece apparirà perfettamente adatto, il migliore possibile, al lettore bambino di ogni epoca e luogo.

Il protagonista della storia è un abete che nasce sul bordo di un dirupo e cresce necessariamente storto per via della posizione. Vede passare molte generazioni di alberi che vengono abbattuti per diventare legno per costruire qualsiasi cosa necessaria agli umani.

Lui invece non viene mai toccato, il suo essere storto lo salva dall’interesse umano ed è così che l’abete invecchia e invecchia e con lui invecchia un cerco che sin dalla nascita si è riposato e riparato alla chioma dell’abete ed ha mangiato il cerfoglio che cresce sulle sue radici. Si dice che sia grazie al cerfoglio che il cervo è diventato così longevo e per questo tutto lo chiamano Cerfoglio.

Ecco che un giorno arriva un cacciatore che adocchia con il suo binocolo Cerfoglio e si sistema sul bordo del dirupo per prendere bene la mira e sparare.

E avrebbe senz’altro ucciso il vegliardo Cerfoglio se un fremito decisamente volontario delle radici dell’abete su cui il cacciatore si era poggiato non fa precipitare il cacciatore.

Non caccerà più

Respiro di sollievo, lettori grandi e piccini!

L’abete è stato così scaltro da salvare, nella caduta del cacciatore, il suo binocolo che può tornare utile al vecchio Cerfoglio per proteggere la vita non certo più per dare la morte.

E se non morirà di vecchiaia,

lui e la sua famiglia e il suo amico albero

vivranno per sempre

felici e contenti

Ed ecco fatto, Ludwig Bemelmans riesce con assoluta nonchalance mette in scena un omicidio volontario in piena regola ammantandolo, nel finale, da favola. Ma non siamo in una favola! Siamo in un racconto realistico e l’omicidio non ha nemmeno l’attenuante dell’omicidio colposo. Non siamo nel preterintenzionale certo però possiamo schierarci senza problemi dalla parte dell’abete e complimentarci con lui, altro che futili motivi!!

Una cosa, fondamentale, la narrazione la prende dalla favola che poi esplicitamente richiama in chiusura: il cattivo muore.

Così deve essere senza attenuazioni o edulcorazioni altrimenti il male vince e può tornare. Qui non si lascia spazio invece, il cacciatore non caccerà più. Fine chiuso, e se altri ne verranno il binocolo aiuterà a salvarsi e, chissà, a commettere altri omicidi se necessario…

Non siamo però nella lotta ancestrale tra bene e male che le favole mettono in scena, siamo nella lotta tra uomo e natura, questa è la differenza, modernissima del testo di Ludwig Bemelmans che mi aveva colpita alla prima lettura.

Come, un autore che finalmente non si crea problemi di messaggio didattico? Che racconta così ingenuamente un omicidio commesso ai danni degli umani?

Poi la data del 1953 mi ha illuminato e depresso allo stesso tempo: i grandi scrittori sono grandi e non temono nulla, soprattutto non temono le rivolte di genitori e pseudo protettori dell’infazia dei nostri tempi; poi il pensiero depressivo, quanto indietro stiamo andando?

Ma lasciamo che i nostri piccoli non abbiano nè l’una nè l’altra reazione. Questa è una storia per loro e “con” loro e che la lettura ingenua goda in piena libertà!

p.s. Ultimo ma non ultimo, semplicemente ho voluto dare a questo albo un taglio interpretativo di altra natura, le illustrazioni sono eccezionali, direi espressionistiche, sempre con un taglio prospettico particolare, diagonale, che ci abitua ad assumere anche inconsciamente, un punto di vista trasversale e questo è avvero più educativo di qualsiasi altra cosa. I risguardi sembrano quelli di un erbario di divulgazione con tutte le piante che si trovano nel bosco e di cui si nutrono i cervi come Cerfoglio.

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