Gesù come un romanzo di Marie-Aude Murail

Gesù come un romanzo di Marie-Aude Murail edito da Camelozampa è il libro che ho bisogno di raccontarvi oggi.

Chi è abituato a leggere la Murail e ne ha fatto una delle proprie autrici preferite potrebbe trovarsi spiazzato di fronte a questo romanzo diverso dalle sue corde narrative.

E invece quello che resta dalla lettura di Gesù come un romanzo è una conferma e una certezza: quella di trovarci di fronte ad un’autrice a tutto tondo che sa modulare il proprio stile e la propria presenza con grande bravura e disinvoltura.

Dimentichiamoci i personaggi ironici e tondi dei romanzi della Murail e anche quella costruzione narrativa propria dei suoi testi. Qui siamo in una sorta di romanzo “in costume” che racconta una storia più che nota e molto lontana nel tempo, raccontata da un narratore in prima persona che prende il punto di vista niente di meno che di Pietro, l’apostolo che prima di diventare tale ed essere nominato da Gesù in persona Pietro si chiamava Simone.

La storia inizia con Giovanni che corre ad annunciare a Pietro che il sepolcro è vuoto e da lì, dal secondo capitolo, Pietro inizia un lungo flashback per raccontare l’incontro con Gesù e i suoi giorni fino all’ultimo della crocifissione. Il cerchio si chiude nelle ultime pagine e con l’ultima riga in cui il tempo torna a quello del primo capitolo e Pietro ritrova il suo Gesù, il romanzo si chiude con un docissimo:

“Non avere paura” mi ha detto.

Ecco quindi che la Murail scompare dietro un tono pacatissimo, aderente alla situazione, e dietro forse la storia più conosciuta del mondo, almeno del mondo cristiano, per fare di questo racconto religioso un romanzo.

La fonte diretta è quella dei vangeli, da quelli deriva la semplicità mai sopra le righe, mai pomposa, della narrazione. Mi ha fatto ricordare un po’ i vangeli apocrifi in cui accadono, come nei vangeli tradizionali, le cose più incredibili con una naturalezza da lasciare senza fiato.

Si tratta dunque di un romanzo religioso? Di un libro proselito?

Non mi pare proprio, si tratta, credo, di una sfida vinta per raccontare ai ragazzi quello che in fondo nessuno mai gli racconta in questo modo. L’approccio diretto ai testi sacri è lontano, la mediazione religiosa raggiunge chi frequenta sedi religiose e chissà con quale forma di narrazione. Qui invece Gesù appare in tutta la sua essenza di protagonista ma messo in scena volutamente ed emblematicamente come personaggio secondario che prende la scena e mostra i propri poteri così come in parte potrebbe accadere per personaggi di ben meno fama.

Pietro racconta il suo Gesù e le proprie debolezze, il rischio, la paura, l’essere giovani e rivoluzionari in un tempo lontano che però forse richiama per certi versi l’essere giovani di oggi, chissà che qualche spinta rivoluzionaria non attraversi anche i giovani lettori!

Non è la prima volta che la Murail si mette “in costume” e dà voce e forma a personalità lontane, penso al meraviglioso romanzo Miss Charity n cui racconta di Beatrix Potter, ma la scelta di usare uno stile narrativo, un punto di vista trasversale ed un linguaggio meno appariscente ci mostrano come e quanto la Murail si sappia trasformare non cedendo a abitudini narrative consolidate ma sapendo in qualche modo reinventarsi al bisogno.

Un piccolo librino che si bene tutto d’un fiato e che vi consiglio di non farvi scappare!!

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