La prima frase è sempre la più difficile
In un discorso, a quanto pare, la prima frase è sempre la più difficile.
Quindi grazie alla Szymborska per avermi tolto dall’imbarazzo.
Oggi vi propongo un testo particolare, un testo bellissimo che si colloca a cavallo tra la saggistica e la poesia.
Si intitola La prima frase è sempre la più difficile – che come le poesie prende il nome dalla prima frase, o dal primo verso se preferite – è di Wislawa Szymborska con le illustrazioni di Guido Scarabottolo, edito da Terre di mezzo.
Si tratta del discorso che la grande poetessa Polacca tenne in occasione del conferimento del Nobel per la letteratura che ricevette nel 1996. E’ stato edito in varie versioni, il testo lo trovate senza problemi in rete e tuttavia questa edizione di Terre di mezzo ne fa in qualche modo un testo nuovo in cui l’accostamento con l’illustrazione di Scarabottolo consente nuove porte per entrare, anche con i ragazzi e le ragazze, in questa scritto bellissimo.
Superato l’impasse della prima frase la Szymborska dedica la sua riflessione a cosa sia la poesia, anzi, sul mestiere del poeta. Un mestiere che è difficile da definire o più che altro da descrivere. Come insiste significativamente l’autrice è assai difficile mettere in scena l’attività di un poeta rispetto a quella di uno scienziato o di un artista… il motivo è evidente: i tempi del poeta sono dilatati, spesso apparentemente vuoti di azioni… decisamente poco cinegenici, scherza la Szymborska.
Senza contare che chi fa il poeta quasi sempre si vergogna di dirlo, è una parola che suona al tempo stesso troppo lontana e troppo vuota. I veri poeti, sembra, non amino definirsi tali, quasi per pudore (e penso alla bellissima intervista con Massimiliano Tappari in cui spiega perché preferisce chiamarsi poeta improprio) mentre i ciarlatani ci mettono un attimo a definirsi tali senza alcun problema, anzi.
Tolto questo, il punto è dove sta la poesia, cos’è l’ispirazione?
La Szymborska parla di ispirazione in ogni campo professionale, senza distinzione. Ci sono idraulici ispirati come scienziati e contadini ispirati, la differenza sta nella passione con cui perseguono la propria professione e l’attegiamente di continua ricerca.
L’ispirazione si insinua là dove un “non so” trova spazio. Dove l’essere umano prova la spinta ad andare oltre il noto.
La poesia di insinua là dove questo “non so” si lega all’uso delle parole.
Nel linguaggio della poesia, che soppesa ogni parola, nulla è consueto o normale. Non una singola pietra, nè una singola nuvola al di sopra si essa.
E se vi sembra facile provatevi a dare parola e ricerca di linguaggio a ciò che vi pare “normale!
Da questo punto di vista dunque
Sembra che i poeti avranno sempre il loro bel daffare
E meno male, aggiungerei.
Ma cosa mi interessa di questo testo?
Mi interessa il discorso sulla passione e sull’ispirazione che fa intravedere poesia nella quotidianità di ogni singola professione, purchè scelta ed amata.
Mi interessa il discorso sulla “normalità” che non esiste se ci poniamo continuamente una domanda di senso rispetto a ciò che facciamo e siamo.
Un messaggio che già rivoluzionario di per sè in questi tempi svela tutta la propria portata di ispirazione e sostegno per i ragazzi.
Io penso a questo testo, con le sue straordinarie illustrazioni al tempo stesso descrittive e metaforiche di Scarabottolo, come una porta d’eccezione per aprire o proseguire un discorso sulla poesia con ragazze e ragazzi.
E se ci si facesse lavorare a fondo a scuola, diciamo dalle secondarie di primo grado in su?