La signora Lana e il profumo della cioccolata
La signora Lana e il profumo della cioccolata è il primo capitolo, se così si può dire, di una trilogia fantastica firmata da Jutta Richter ed in fase di edizione in Italia grazie a Beisler, questo primo romanzo è stato edito da poco e restiamo in curiosa attesa dei prossimi che speriamo non tarderanno ad arrivare. Il libro ha la bella traduzione di Bice Rinaldi ed è accompagnato dalle illustrazioni di Gunter Mattei.
Non so se la narrazione della Richter vi è familiare, lei è sempre un’autrice sorprendente, libri come Il cane dal cuore giallo o Il gatto venerdì con la loro cifra sovrannaturale mi avevano francamente spiazzata nella lettura ingenua. E’ bello essere spiazzati da un libro, da un libro bello (i libri brutti mi spiazzano in un altro senso e aimè questa è una sensazione che provo molto ma molto di frequente)!
In La signora Lana e il profumo della cioccolata mi pare si respiri parecchia di quell’aria di soprannaturale che avevo incontrato in alcuni altri libri della Richter, ma la dimensione fantastica viene “giocata” nella narrazione, mi pare, in modo molto diverso. Non è la protagonista, come in qualche modo accade nel Cane dal cuore giallo, non è elemento del reale come in Il gatto venerdì o Tutti i sogni portano al mare, ma letteralmente apre la porta ad un mondo altro.
Un mondo che dovrebbe essere, il nome lo lascia intendere chiaramente, il mondo dei bambini, dell’infanzia, Fanciullopoli appunto, e che invece diventa un luogo da incubo in cui l’angoscia regna sovrana.
Faccio un passetto indietro e vi dico in due parole la trama del libro che, come accennato è solo l’inizio di una saga e che termina con una sospensione che non risolve le linee narrative aperte.
I protagonisti sono Merle e Moritz due fratelli che vivono soli con una mamma che lavora molto, il papò li ha lasciati tempo prima ed il loro unico contatto con lui è una radio universale da cui ascoltano la trasmissione condotta dal papà ed in essa cercano di rintracciare messaggi a loro diretti per non sentire il papà così assente come di fatto è. Quando la mamma cercherà una baby sitter per poter gestire i turni di notte, verrà dato l’incarico alla signora Nuvolana Wolkenstein proprietaria di un negozio nella strada tra la casa dei bambini e la scuola, che i bambini li terrorizza, nessuno passa mai davanti al negozio della signora Wolkenstein perché si dice che lì dentro i bambini spariscano, figuriamoci se qualcuno vorrebbe averla in casa come baby sitter, la signora Nuvolana! A Moritz e Merle capita ed è da quel momento che alcune cose strane accadute in sogno prima del suo arrivo prendono senso ed altre ancora più strane accadono. I bambini faranno diverse volte capolino nel mondo di Fanciullopoli (che è un mondo della cui esistenza gli raccontava il papà da bambini) ed ogni volta la rischiano grossa ma in un modo o nell’altro, che dovete scoprire, tornano alla realtà… In tutto questo la cioccolata del titolo gioca un ruolo magico importante anche se non chiaro, Merle, come il lettore, riesce solo ad intuirlo mentre Moritz, come può fare il lettore stesso se sceglie di aderire ad un’altra “linea”, se la gode e basta perché la signora Nuvolana è davvero una maga nel fare la cioccolata calda!
Di fatto siamo quindi di fronte ad un romanzo che racconta l’accavallamento, o lo scavallamento, di due mondi distinti e paralleli, questo credo abbia portato qualcuno a parlare di questo libro come di un Fantasy. Francamente però vedo l’elemento fantasy molto debole, estremamente forte è invece quello del fantastico (si tratta di sfumature, lo so, ma il fantasy è un genere molto ben codificato e questi elementi codificati nella Signora Lana non li sento prevalere rispetto ad altri) che guarda prepotentemente alla tradizione fiabesca: ci sono oggetti magici – la radio con la voce del papà diventerà lo strumento magico che guiderà i bambini in salvo da Fanciullopoli – animali magici (una volpe come nelle migliori tradizioni), passepartout e potrebbe essere il caso della cioccolata o della stessa Signora Nuvolana… Insomma tanti e tanti spunti tra il magico e il fantastico che danno indizi ma non costituiscono “prove” dell’appartenenza di questo romanzo ad un genere letterario.
Ed infatti siamo davanti ad un romanzo d’autore non di genere, secondo me, un romanzo talmente complesso nella sua struttura narrativa prima che di intreccio che potrebbe essere studiato a lungo. Ovviamente al lettore ragazzo tutto ciò non può e non deve interessare, deve fare il lettore ingenuo, beato lui, ma è a noi che offriamo libri che tutto ciò deve interessare per valutare la complessità e la qualità di un testo che merita di essere messo in mano ai ragazzi.
Spero, ma sono molto fiduciosa, gli altri due volumi della trilogia della Richter saranno all’altezza delle premesse narrative ma sicuramente ve ne darò conto, nel frattempo consigli fortissimamente la lettura di questo romanzo agli amanti delle avventure, delle storie intricate, del fantastico e del fiabesco, della buona letteratura.