Lettura e scrittura al tempo del corona virus
Attenzione! Questo è un post decisamente poco politicamente corretto e che potrebbe risultare scomodo come un sassolino nella scarpa.
Avviso prima così potete decidere se proseguire nella lettura o meno 🙂
In queste settimane in cui a tempo di record, in maniera straordinaria e procedendo per tentativi ed errori, si sta cercando di riattivare una relazione insegnante-studente a distanza che della relazione mantenga la cura e il calore pur nella fisica lontananza, stanno fioccando anche iniziative anche legate alla lettura e su queste vorrei ragionare con voi.
Molte sono le insegnanti che si sono messe in gioco con video letture, letture audio (bello!) ecc.; molte sono anche le insegnanti che stanno cercando di raccontare quello che sta accadendo raccontando e scrivendo per i loro bambini.
I bambini adorano quando le maestre fanno qualcosa apposta per loro!
In tutto questo vedo però un proliferare di ricerche di bibliografie sulle malattie, di richieste di libri ad hoc e di testi ad hoc, ed iniziano anche essere pubblicati (con una creatività a tempo di record) addirittura libri per bambini che raccontano il corona virus.
Bene, che male c’è in tutto questo?
Nessuno.
Però distinguiamo, per piacere.
Ai bambini e ragazzi si spiega tutto, con le forme e i tempi adeguati, le parole dei libri possono correre senz’altro in aiuto quando gli adulti non ne trovano, di parole…Ma mi viene da dire che il fatto di non trovare parole per parlare con i figli o con i propri studenti è un problema degli adulti non certo dei libri.
Intendo dire che, tolte le eccellenze di Piumini e Cinquetti ed altri a cui sono state chieste poesie d’occasione (la poesia d’occasione è antica quanto è antico il mondo), la possibilità che con queste operazioni venga fuori qualcosa di anche molto lontanamente degno è davvero molto ma molto bassa.
Vedo già girare libretti (il diminutivo è spregiativo ovviamente) per bambini dedicati al coronavirus e la cosa mi ha fatto davvero pensare: ci vuole un attimo per fare cose brutte e direi che proprio non ne abbiamo bisogno!
Se vogliamo davvero dire le cose come stanno, parliamo,
se vogliamo dare spiegazioni scientifiche facciamolo con precisione,
se vogliamo raccontare la paura o le situazioni di pericolo beh allora c’è la letteratura, non queste porcherie che accontentano i grandi dando loro la convinzione di avere fatto il proprio dovere!
E la letteratura vuol dire anche le fiabe, anche i romanzi e gli albi illustrati, siamo animali analogici, noi umani in grado di elaborare a livello profondo e in forme metaforiche sin da piccoli sono gli adulti che non hanno fiducia nell’infanzia cercano le vie del becero didatticismo che, attenzione, non vanno confuse con quelle della sana divulgazione!
Il nostro dovere è usare il linguaggio in maniera corretta e precisa e usare la letteratura come possibilità di costruzione di pensiero critico e viaggio in mondi altri NON come medicina NE’ tanto meno come supplente alle funzioni didattico-educative.
Quanti libretti pessimi con questo personaggino con la corona ci dovremo sorbire nei prossimi mesi, se non anni?
Vi invito anche a leggere, a proposito di un punto di vista interessante sulla didattica a distanza, il contributo di Enrica Buccarella sul blog dei Topipittori e quello di Vincenza Brancatisano su Orizzonte scuola
Chiudo questo post scomodino solo dicendo che del web ho fatto da anni parte del mio lavoro, sono molto lontana dal demonizzare o dal non apprezzare le potenzialità di questo strumento anche per un approccio con i ragazzi e bambini… Però è sempre una questione di metodo: come si fa a chiedere a degli insegnanti, per altro spesso analfabeti digitali (e non è una colpa, non fa parte delle loro competenze essere smanettoni 2.0) di modificare su due piedi il loro modo di lavorare trasferendolo sul web come se lo stile comunicativo, le possibilità di concentrazione ed anche, e soprattutto quelle empatiche ed inclusive fossero le medesime?
Poche cose rischiano di essere meno inclusive di questa didattica a distanza che invece di potenzialità ne ha moltissime ma solo se smettiamo di pensare il digitale in ottica analogica!