“Orzowei” romanzo di Alberto Manzi
Io ricordo di aver sentito per la prima volta il nome di Orzowei da qualche parente, potrebbe essere mio padre o una zia, che mi raccontava di una serie amata da ragazzo. Non ho mai approfondito la questione nè mi i sono mai interessata fino a quando, a dire la verità non moltissimo tempo fa, non mi sono imbattuta nell’eccezionale figura di Alberto Manzi che non era solo il grande maestro che ha insegnato a leggere agli italiani, ma anche uno scrittore di qualità. Il primo Manzi, il maestro e la sua grandezza, lo riscoprirete in queste bellissime puntate della rai condotte da Alessandra Falconi: Alberto Manzi l’attualità di un maestro.
Il secondo Manzi invece, lo scrittore, lo potrete incontrare e lasciarvi travolgere direttamente nelle pagine del suo romanzo forse più noto: Orzowei edito da Rizzoli ed uscito per la prima volta nel 1955 trent’anni prima della serie televisiva uscita nel 1977 e progettata dallo stesso Manzi, insomma.
Orzowei è il soprannome, che a tratti sembra essere proprio il nome identificativo, di Isa, bambino e poi ragazzo protagonista del romanzo. Orzowei vuol dire “il trovato” e Isa si merita questo soprannome perché pur vivendo in una tribù Swazi africana da quando ha memoria ed essendo in tutto e per tutto educato da quella cultura in quella cultura lui ha la pelle bianca.
Isa è scacciato e selvaggiamente picchiato dai suoi coetanei da bambino, viene rifiutato dalla tribù nonostante abbia brillantemente superato la prova di coraggio terribile che fa diventare guerrieri, e adulti, verrà poi rifiutato dai bianchi quando cercherà di avvicinarsi e conoscere il suo originario popolo di appartenenza…
Isa è un emarginato, un rifiutato e in quanto tale il suo cruccio principale è quello dell’identità: chi è lui che ha la pelle di un altro colore ma la lingua e la cultura di un popolo che non lo vuole?
L’incontro con il piccolo popolo dei cespugli e con il suo capo piccolo e saggissimo cambierà per sempre il punto di vista di Isa facendogli intuire che l’accettazione e l’accoglienza non dipendono dal colore della pelle.
La narrazione è dura, cruda, violenta a tratti e non risparmia nulla a Isa e così al suo lettore. In questo sembra, come è, un romanzo di altri tempi, quando si stava molto meno attenti, chissà poi quanto a torto e quanto a ragione, a mettere i ragazzi. Nel complesso la narrazione riprende il modello al tempo stesso del romanzo d’avventura di stampo salgariano e quello del romanzo di formazione alla Kipling. Il tutto scientemente e magistralmente calato in un’ambientazione africana creata appositamente per rovesciare ogni tipo di stereotipo.
Isa è un bianco scacciato sulla base di stereotipo dai neri perché bianco e allo stesso modo scacciato dai bianchi per il pregiudizio sulla suo essere uomo selvaggio, animale più che umano.
Da dove la si voglia prendere la storia di Isa è intrisa di tutto il negativo che l’umanità può mettere in scena contro se stessa, si salva, in ogni situazione, 1 sola figura adulta che accoglie e non giudica su base pregiudiziale. 3 figure che guidano e quando possono difendono questo bambino e poi ragazzo talmente maltrattato e arrabbiato che ti verrebbe voglia di entrare nelle pagine per combattere insieme a lui.
L’orzowei vince ogni battaglia, col suo corpo, ma non riesce a placare gli animi guerrieri degli uomini pronti a scagliarsi per qualsiasi ragione gli uni contro gli altri.
La chiusa del romanzo lascia di sasso. Che fine avrà fatto Orzowei nell’ultima battaglia, con l’ultimo estremo grido per fermare una lotta assurda?
L’ultimo capitolo, in corsivo, ce lo mostra nel paese dei cieli dove, come dice Paul il capo del piccolo popolo, non ci saranno più distinzioni di colore e tribù perché il grande padre è uno solo.
Orzowei è un romanzo che secondo me sente un po’ il peso dei suoi anni. A tratti una retorica narrativa tipica di un altro modo di scrivere fa capolino ma sono minime cose che forse risuonano ad un orecchio abituato ma che fileranno lisce all’orecchio del giovane lettore che resterà invischiato nella storia di Isa diventando guerriero al suo fianco, paladino contro le ingiustizie e contro quello che oggi chiameremmo senza mezzi termini razzismo.