Ha visto la mia coda?

Ha visto la mia coda? di Alberto Lot edito da Minibombo.

Ha visto la mia coda?

Chi mai potrebbe fare una domanda del genere, e perché poi dovrebbe mai farla?

Certo io una coda non ce l’ho e non saprei dire con assoluta certezza che se ce l’avessi ne avrei assoluta consapevolezza, tuttavia la domanda potrebbe sembrare davvero quantomeno strana, non vi pare?

O forse no se siete un cane molto grosso, molto lungo e molto basso… Forse se foste un cane di questo tipo davvero potrebbe capitarvi di fermare il primo distinto signore per strada e chiedergli, legittimamente, se ha visto la vostra coda…

No?

Dietro di lei. Presto, si giri!

Ecco cosa vi risponderebbe il distinto signore: basta girarsi e la cosa la trova proprio lì dove deve essere.

Più facile e a dirsi che a farsi, evidentemente…

Dopo qualche tentativo, se foste un cagnone molto grosso molto basso e molto lungo e girandovi non vi fosse possibile incrociare nemmeno per un istante la vostra coda, vi fareste giustamente saltare la mosca al naso…

E potreste anche cedere ad un minimo di scortesia…

Ancora una volta Minibombo ci propone un albo per bambini, godibilissimo sin da piccolissimi, divertente, ironico e spiazzante. Ancora una volta l’ovvio di dimostra incerto e il gioco di ripetizione che regge la narrazione fino al colpo di scena finale crea quella perfetta attesa e curiosità che preparano lo spiazzamento più grande.

I lettori sono chiamati dall’autore a fare da complici: loro sanno quello che sta accadendo e possono ridere alle spalle, e non è un modo di dire, dello sciocco grosso cagnolone!

Il lettore può anche in qualche modo se non identificarsi quanto meno allearsi con la tartaruga che cerca invano di aiutare il cane protagonista salvo poi scoprire alla fine, con perfetto nuovo movimento straniante, che la tartaruga è vittima dello stesso fraintendimento, anzi peggio!

Lei non ha nemmeno il sospetto di avercela, una coda!

p.s. I cappellini sono impagabili e aggiungono molto all’espressione dei due protagonisti… d’altra parte Jon Klassen ce l’ha insegnato: i cappelli sono elementi fondamentali se si vuole creare una narrazione ironica e divertente 🙂

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