Harold e la matita viola

Evviva!

Cos’altro si dovrebbe dire quando torna in libreria un libro importante come Harold e la matita viola di Crockett Johnson, traduzione di Sara Saorin ed edito finalmente da Camelozampa?

Evviva e grazie per un albo che nel 1955 quando uscì la prima volta negli Stati Uniti tracciò la storia dei libri per bambini e che oggi si presenta al pubblico fresco e intatto dopo 65 anni.

Questo fa di Harold un vero classico. Un albo che non teme il tempo perché parla sempre al suo lettore, piccolo lettore in questo caso.

Harold è un bambino che possiamo immaginare piuttosto piccolo, a giudicare dal pigiamino che indossa e dalla fisionomia, che prima di andare a letto (o forse già nel sonno chissà) prende la sua matita viola ed inizia a disegnare strade, alberi, montagne, la luna e la città… insomma un mondo intero in cui poter passeggiare.

La matita viola crea ciò che Harold pensa ma anche risolve al volo i problemi che Harold incontra, disegnandoli involontariamente, sul suo cammino.

Cosa ne sarebbe del piccolo Harold caduto in acqua se la sua matita viola non avesse costruito al volo una barca? Certo anche il mare era opera di Harold ma, insomma, può capitare a tutti di avere un tremolio alla mano disegnando, no?! Quel tremolio, se si ha il potere di Harold, diventa in un attimo onda del mare e quindi ecco che bisogna correre ai ripari.

Qual è il potere di Harold? E’ presto detto: quello di tutti i bambini prima che la logica adulta e il pensiero del reale li “sovrasti”, quello c’è Rodari chiamerebbe la Fantastica e che, a ben guardare, non è un potere magico bensì una disciplina che va quotidianamente esercitata e questo ogni bambino lo sa bene!

A proposito di Harold e del suo rapporto col bianco, col vuoto, vi segnalo un interessante articolo di Beniamino Sidoti uscito diversi anni fa su Libri Calzelunghe che potete leggere qui.

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