La ranocchia che aveva il mal d’orecchie
Si potrebbe persino pensare che le rane non abbiano le orecchie visto che non si vedono…. E invece non solo ce l’hanno ma possono pure dolere e tutti i bambini sanno bene quanto possono far male le orecchie!
La ranocchia che aveva mal d’orecchie, di Voutch edito da Clichy, ne è una prova.
È una prova del dolore che una piccola rana può provare; è una prova della difficoltà di trovare medici specialisti competenti; è una prova che il senso delle parole non sempre può essere conosciuto o compreso; ed infine è una prova, riuscitissima, di come la sorpresa, il fraintendimento, lo scarto dopo la ripetizione, possano fare di un libro un bel libro divertente!

La povera ranocchia tenta disperatamente di farsi visitare da molti medici – sono ben 5 le doppie tavole in cui si ripete il medesimo modulo narrativo – ogni volta ne storpia sempre più il titolo di specializzazione sempre più specifico e sempre più complesso da ripetere (soprattutto per questa giovane rana che, comprenderemo alla fine, ha qualche difficoltà nel memorizzare il nome delle cose…). Nessuno la visita, adducendo qualche scusa, e l’ultimo la porta d’urgenza in ospedale pronto ad un intevento chirurgico d’urgenza. Tutto finisce in un colossale incidente stradale con l’ambulanza finita in uno stagno e la piccola rana che a piedi va verso l’ospedale.
Per fortuna incontrerà sulla sua strada il nonno Ruggero in bici che più che dargli un passaggio lo accompagnerà a comprare un paio di scarpe nuove….

Che c’entrano le scarpe con il mal d’orecchie direte voi?
Beh, almeno due cose le hanno in comune: sono 2 e possono dolere solo che per togliere il male ai piedi basta togliersi le scarpe…. E incontrare la persona giusta che comprenda davvero.
La piccola rana prende letteralmente fischi e per fiaschi, biciclette per motociclette, piedi per orecchie….
Un crescendo di attesa e persino di innervosimento in attesa di comprendere come andrà a finire per la piccola ranocchia accompagnano il giovane lettore, per poi sciogliere tutto in due tavole e in una bella risata.
Bello anche l’uso dei risguardi per i quali, lo sapete, ho un debole… Non lasciateveli sfuggire!
