I libri scolastici per le vacanze: la responsabilità del brutto
La scuola, o comunque vogliate chiamare questa esperienza di didattica emergenziale che ha riguardato quasi metà dell’anno scolastico, è ormai terminata in tutte le regioni italiane e moltissime classi hanno avuto l’indicazione di farsi guidare dai libri per le vacanze per non “dimenticare” il lavoro fatto e tenersi in esercizio.
Come ho detto e ribadisco più volte il mio mestiere non è quello dell’insegnante e il mio compito non è valutare la validità o l’oppotunità o meno di dare compiti a casa o per le vacanze.
Il mio compito è, semmai, valutare la qualità dei libri che vengono dati in mano ai bambini e ragazzi e quest’anno, ancora una volta, quando ci è arrivato il libro per le vacanze una e una sola domanda mi sono posta:
Perchè fare le cose brutte quando si possono fare belle?
Perchè educare al brutto e non al bello?
Che un po’ mi ricorda la domanda rodariana: perché insegnare qualcosa ai bambini facendoli piangere quando possiamo farli ridere?
La risposta che mi sento di darmi, ma vi prego datemene altre se le avete, è che chi produce questi libri NON ha alcuna percezione di cosa sia l’estetica e il brutto specie riguardo i libro.
Attenzione, questa considerazione non mi pare affatto un attenuante, anzi! E’ un’aggravante importante visto che il loro mestiere E’, o dovrebbe essere, fare libri!
Mi sto riferendo in questo caso, in particolare, non solo e non tanto alla grafica (se così possiamo definirla anche se mi pare un insulto ai grafici) del libro di esercizi in sè; quanto al libro “di lettura” che spesso accompagna il libro di esercizi. Seguono le foto di quello arrivato con il nostro libro quest’anno…
Il libro, se così lo si può definire, è per metà in italiano con una riduzione di Heidi e per l’altra metà, capovolgendolo, una riduzione della fiaba di Hansel e Gretel in inglese….
Si suppone che il tutto sia almeno con un font ad alta leggibilità… anche se vorrei proprio fare una prova con un bambino dislessico e anche con un bambino non dislessico, pagine fitte fitte, senza illustrazioni (meglio perchè in questo caso sarebbe stata ancora più tragica la faccenda).
Volete che entri nel dettaglio della tecnica di scrittura? Della scelta di speudo classici da propinare ai bambini o volete che resti sulla superficie della bruttezza?
Resterò in superficie che, Calvino ce l’ha insegnato con Palomar è già di per sè esercizio assai complesso e degno di cura: quale piacere,anche solo visivo ed estetico, quale gusto, persino quale – mi metto sullo stesso piano di chi fa questi libri – insegnamento volete che ne ricavi un bambino che si trova in mano un libricino di questa natura?
Nessun piacere, l’obbligo di dover leggere qualcosa di scritto in maniera opinabile, ridotto senza motivo, persino in una lingua che nella maggior parte dei casi (siamo in questo esempio alla fine della terza primaria) non padroneggiano a questo punto. Risultato: leggere fa schifo ed è equiparato al peggiore dei compiti visto che oltre alla fatica e all’obbligo richiede anche un tot di tempo non indifferente….
Ottimo direi!
Specie da parte di chi alla lettura, all’amore per la bellezza dovrebbe dedicare la propria vita creando libri per la scuola…
Ma credo di aver del tutto frainteso il senso ultimo, a questo punto.
Attenzione! Non vorrei che pensiate che si tratti di questo testo in particolare, i questa casa editrice. No, state tranquilli diciamo che riguarda la stragrande maggioranza dei libri scolastici per le vacanze, fanno eccezione pochissimi e credo sia giusto dirlo, almeno per la parte grafica (non entro, lo ripeto nei contenuti degli esercizi scolastici) i libri della Erikson. L’anno scorso c’era toccato in sorte una indegna riduzione del libro della giungla.
Chiudo con 3 domande:
Ma perché?
Perchè non avere cura della bellezza che deve riempire gli occhi dei bambini e ragazzi e che da sola costituisce insegnamento intrinseco?
Perchè, per esempio, non pensare ad un accordo con qualche buona casa editrice per un buon libro di narrativa o un albo in versione tascabile degni del nome di letteratura e di libri?
E, per piacere, che nessuno mi venga a dire che è una questione di soldi, perché è davvero ridicolo, a questo punto!
Perché allora, per esempio, non evitare proprio di aggiungere schifezze di questa natura ai già esteticamente brutti libri scolastici per le cavanze e semplicemente accostare da parte delle maestre qualche titolo di qualità da prendere in biblioteca se proprio non si possono spendere i soldi per un buon libro?
Tutto è scelta, scegliendo il brutto stiamo scegliendo il brutto.
Senza scusanti, senza attenuanti e con la consapevolezza che di meglio, di molto ma molto ma molto meglio si può e si DEVE fare!