Lezioni di Fantastica. Storia di Gianni Rodari
Lezioni di Fantastica. Storia di Gianni Rodari di Vanessa Roghi appena edito da Laterza è uno dei migliori saggi storico-critici che leggo da anni. Non uno dei migliori su Rodari, ma proprio uno dei migliori saggi dedicati alla storia letteraria, editoriale e scolastica del nostro secondo Novecento.
L’autrice, Vanessa Roghi, d’altra parte, è storica di chiara fama che si dedica al tempo presente, come dice lei e con espressione che mi ha conquistata…
Il saggio è volutamente una biografia storica quindi procede seguendo il filo del tempo, prende le mosse dall’immediato dopoguerra e ci conduce per mano, passo passo senza lasciare per strada nemmeno un pezzetto della complessa e articolata figura di Rodari per strada.
Ne emerge un ritratto documentatissimo dell’intellettuale Rodari, uomo di formazione politica salda sebbene non appiattita né asservita all’ideologia. Un quasi quadro di del PCI, un giornalista a tutto tondo che quasi per caso (se volessimo credere che il caso esiste) inizia a scrivere per bambini.
Il saggio della Roghi non è solo fondamentale per comprendere e riscrivere davvero la storia de grande Rodari che qui davvero appare nella sua grandezza di pensiero che, come tutti i grandi intellettuali, non ha compartimenti, non ha settori, si muove su più fronti e con lungimiranza si interroga sul presente lavorando per il futuro e mai, dico mai, rimpiangendo il passato.
Ma il saggio della Roghi è fondamentale per chiunque studi il nostro Novecento letterario. Quando lavoravo sul Calvino e gli anni 50-60 con tutto il suo subbuglio politico e letterario avrei molto voluto incontrare questo saggio, anche se si studia solo la storia politica d’Italia questo saggio può tornare utile e naturalmente diventa imprescindibile se ciò che si studia è la storia della scuola…
Insomma un libro che speriamo non resti relegato, come è stato Rodari in vita e in morte, all’ambito della letteratura per l’infanzia che ancora sconta – mi domando ancora per quanto – il pregiudizio di essere una letteratura minore perché si dedica ai minori.
Il centro di tutta la figura di Rodari, che mai cede nel corso degli anni e dei decenni, la Roghi lo individua nell’utopia che, al contrario del suo significato etimologico, non è un non luogo, un luogo che non c’è, bensì, in un ottica di costruzione politica, di ottimismo della volontà di stampo gramsciano, è il nostro luogo rivoluzionato, è il futuro che sarà se lavoreremo per e con i bambini (per questo vi rimando anche al mio post di qualche tempo fa dedicato a Rodari Calvino e Munari uniti sotto il segno dell’utopia)
Sono più che felice di aver avuto l’occasione di incontrare la Roghi in questo saggio e di averla potuta ascoltare e vi consiglio di ascoltarla ancora in questo podcast dedicato a Malaguzzi, il fondatore del metodo di Reggio Emilia, e davvero spero il saggio abbia vita lunga e faccia strada nei luoghi di studio.