La casa sul lago

La casa sul lago di Thomas Harding con le illustrazioni eccezionali di Britta Teckentrup portato in Italia da Orecchio acerbo è un albo che mi ha incuriosito ed attratto sin dalla copertina e poi, fatto il primo passo, voltata la soglia, grazie alle eccezionali illustrazioni mi ha portano indietro nel tempo con delicatezza… le illustrazioni sono foto, o piuttosto sono rimaneggiamenti o ammiccamenti fotografici che lasciano il lettore sul quel crinale tra realtà e immaginazione, storia e finzione, così raro e difficile da esprimere e che sa tenere insieme la Storia e l’estetica.

La storia, lo scopriremo alla fine ma il sospetto ci viene subito, è una storia vera e non è la storia di qualcuno bensì la storia di qualcosa. Di una casa i cui muri, come tutte le case, ne hanno viste tante, subite tante e che finalmente hanno deciso di lasciarsi andare al ricordo di ciò che hanno visto e vissuto.

Questa casa è sul lago e ha attraversato le due guerre, ospitato ebrei costretti a fuggire, nazisti, fuggitivi; ha sopportato bombardamenti, la rovina del tempo e soprattutto l’ingiuria umana di essere tagliata a metà, divisa dal suo lago, parte integrante della sua stessa identità, da un muro troppo grigio per lasciar spazio all’immaginazione e alle storie.

In ognuna di queste fasi la casa sul lago si racconta come ospite di una famiglia, quasi sempre con bambini, non compaiono mai giudizi di sorta, quello che la casa racconta sono scene di normale vita familiare, nella maggior parte dei casi, turbate dall’arrivo della Storia che passa sopra le vite individuali e le travolge, talvolta le stravolge.

Se il punto di vista scelto dall’autore è onnisciente e distaccato, guarda ciò che accade con una focalizzazione zero che gli permette di sapere tutto, di vedere tutto e di non farsi più di tanto coinvolgere emotivamente, sembra quasi che il narratore sia il lago che resta impassibile, di poco lontano dalla casa che può assistere a tutto ciò che accade; l’illustratrice qualcosina in più se la permette. Le emozioni ce le dà con tocchi velocissimi in questo suo riprendere e giocare tra realtà e finzione con quelle che potrebbero essere foto rimaneggiate o solo disegni inventati e lavorati. Però lei, l’illustratrice, la guerra ce la mostra, i fuggitivi anche, i ragazzi che fanno il bagno felici nel lago pure e ad ogni tavola dà un senso emotivo che il lettore sente mutare come l’aria intorno, si fa più freddo o si fa più caldo.

Poi il mistero alla fine si svela.

Questa casa esiste o no? Questa storia, anzi, queste storie, sono vere o no?

Come direbbero i maghi ciarlatani, è tutto vero, non c’è trucco e non c’è inganno, perché i muri non mentono e la Storia nemmeno, casomai gli uomini interpretano; e a me questo modo di interpretare attraverso la narrazione una storia che è la storia di una singola casa, delle tante vite che l’hanno vissuta, ma anche della nostra Europa, è piaciuta moltissimo… mi ha richiamato alla mente la bellissima operazione di Innocenti ne La casa del tempo e mi ha aperto squarci di ipotesi di lavoro con i ragazzi. Ma che questo accada o meno, cioè che il libro apra nuove e diverse evocazioni non ha troppa importanza, lui fa il suo mestiere e lo sa fare bene: racconta storie, al meglio.

Oggi la casa sul lago racconta ai visitatori la sua Storia, fatta di piccole storie che l’hanno attraversata, permettendo di essere visitata, interrogata… L’Alexander Hous è un luogo reale che ha saputo trovare nella forma di questo bellissimo albo illustrato che per nulla puzza in nessun modo nè da lontano né da vicino di adulto o di “interesse” divulgativo o peggio ancora di “guida”, secondo me il modo migliore per farci sapere che esiste.

p.s. A brevissimo proverò ad iniziare un percorso di pensiero sulla divulgazione storica, ovvero sui libri, di qualsiasi natura siano, fiction e non-fiction che raccontano la Storia, seguitemi!

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