La divulgazione storica: raccontare la storia

Si fa presto a dire divulgazione, ma cosa e quanto c’è in questa parola?

C’è la divulgazione di ogni tipo di disciplina, dalla scientifica all’artistica, alla storica ecc.

E dentro ci sono anche tipologie, generi, e modelli narrativi di ogni tipo. Se fino a qualche tempo fa, e forse anche adesso in alcuni contesti, si tende a considerare la divulgazione come propria della cosiddetta non-fiction, ovvero produzione di contenuti informativi non mediati dalla narrazione, si può dire che nell’ultimo decennio almeno la situazione è estremamente cambiata essendo riuscita a combinare alla necessità di mediare contenuti non d’invenzione ai mezzi estetici e narrativi propri della migliore produzione per l’infanzia e l’adolescenza, in una parola, della letteratura.

Andrea Valente ha dedicato un corso on line bellissimo per teste fiorite Lab su questo intitolato La storia delle storie della Storia.

Sin qui mi sono spesso occupata, negli ultimi anni, della componente scientifica della divulgazione per bambini e ragazzi ma vorrei iniziare con voi anche un percorso di riflessione (che poi prevederà oltre che varie recensioni anche momenti di formazione con scrittori specializzati) dedicato alla divulgazione storica ovvero a quei libri, della natura più varia, che raccontano e mediano fatti ed eventi storici.

I libri che raccontano storie vere, ovvero la Storia se preferite, pongono, mi pare, una serie di problematiche interessanti su cui ragionare sia da un punto di vista critico letterario sia, che poi per me è la stessa cosa, per poter valutare la qualità dei libri da proporre a bambini e ragazzi.

Provo dunque in questo primo post dedicato all’argomento a porre una serie di questioni schematizzando per comodità, avremo poi varie occasioni per eviscerare la complessità della materia:

1- la narrazione di un episodio storico prevede una scelta di un punto di vista narrativo che può di molto fare la differenza nella narrazione: non c’è un’oggettività nella narrazione storica, c’è la documentazione storica, certo, ma poi da dove prendere le parti per raccontare cosa? Se siamo in una guerra, ad esempio, di quale parte decidiamo di assumere il punto di vista?

2- la narrazione di un episodio storico cambia moltissimo a seconda della lontananza nel tempo rispetto ai lettori e richiede un livello elevatissimo di documentazione anche solo per la scelta linguistica da usare, se si sceglie ad esempio lo strumento narrativo per il racconto.

3- Come interpretare i documenti e le informazioni? Siamo sicuri che il punto di vista occidentale-centrico sia quello corretto? E con gli episodi di damnatio memoriae così tanto spesso accaduti in passato come ci si comporta?

4- Di un avvenimento storico, penso soprattutto a quelli di proporzioni gigantesche e con conseguenze tragiche, cosa e come raccontare ai bambini e ai ragazzi? In questo caso l’età fa moltissima differenza, oltre tutto il resto…

5- Da diversi anni sembra che ci sia una proliferazione importante, e decisamente non sempre di qualità, di libri che raccontano storie vere. Pare che la realtà abbia preso il sopravvento su molte narrazioni soprattutto dalla fascia della primaria in su… Come distinguere e c’è differenza tra un cosiddetto “libro a tema” di questa natura e un lavoro di divulgazione storica?

6- Un romanzo di fiction può fungere anche da mediatore di contenuti storici importanti?

Mi fermo qui, le domande sono tantissime e vale la pensa soffermarsi su ognuna, io mentre scrivevo avevo in mente due cose principalmente, per deformazione di formazione, ovviamente, la narrazione delle guerre mondiali e della shoah e la narrazione del mondo antico (assai più rara)… Voi che ne pensate? Cosa pensate quando pensate ad un libro di divulgazione storica?

To be continued…

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