Alla scoperta delle immagini dalle caverne a internet

Pare che non si faccia altro che dire, in senso deteriore, che la nostra epoca, specie per quanto riguarda i giovanissimi, è dominata dall’immagine, dallo sguardo, da ciò che si vede e che sottrae tempo e concentrazione a ciò che si legge.

Ora – posto che davvero non saprei dire quanto l’incidenza delle immagini sia oggi più influente sull’immaginazione delle persone piuttosto che di quelle di 300 o 1000 anni fa quando il canale privilegiato di comunicazione, se non per la stragrande maggioranza dei casi della popolazione, l’unico, era l’immagine – anche le immagini richiedono una lettura, non si contrappongono ad essa ma richiedono una specifica capacità di decifrazione.

Alla scoperta delle immagini dalle caverne a internet,di David Hockney (artista) e Martin Gayford (critico d’arte) illustrato da Rose Blake (illustratrice) edito da Babalibri, tenta un’operazione interessantissima sull’analisi delle immagini.

Questo libro non presenta le opere in ordine cronologico, come ci si aspetterebbe in una storia dell’arte di tipo tradizionale….

Mi pare significativa questa dichiarazione d’intenti di Hockney: l’idea di partenza è evidentemente quella dell’excursus nella storia dell’arte ma in qualche modo prescindendo o mettendo tra parentesi la parola storia, rinunciando alla costruzione storicistica, e invece lavorando per rimandi, somiglianze, coincidenze, influenze e tematiche in maniera diacronica.

La logica dunque non è quella dell’evoluzione, come sarebbe logico nella strutturazione storicistica, bensì quella del tentativo di porsi delle domande di fondo: perché esistono le immagini, a cosa servono, come si analizzano e, via via che si arriva ai giorni nostri, dicono sempre il vero?

A me piace moltissimo ragionare con i ragazzi su quanto e cosa può dirci una semplice fotografia. Anche la fotografia apparentemente più chiara ed oggettica rispecchia una volontà di comunicazione, una scelta di focus ecc che, anche se non manipolata, presta il fianco a molteplici letture, se non addirittura interpretazioni.

In questa storia sui generis delle immagini gli autori, ciascuno dal proprio punto di vista – uno artistico, l’altro critico ed il terzo che graficamente cerca di tenere insieme le parti del discorso dell’uno e dell’altro – si sforza di abbandonare non solo la logica storicistica, ma anche quella occidentalecentrica, accosta cose tra loro molto diverse e lavora a fondo su influssi ed influenze fino a dirci che nessuno inventa nulla, che tutte le immagini si richiamano e copiano a vicenda e che va bene così perchè l’originalità sta nella miscela degli ingredienti non nella scoperta necessaria di ingredienti nuovi.

Chissà cosa accadrebbe a fare un po’ d’arte così, per esempio alle scuole secondarie di primo grado o anche già alla fine della primaria. Pensate fare educazione all’immagine (che poi è di fatto un recupero della prima forma di lettura che il genere umano incontra dalla nascita e di cui poi perde consapevolezza) così, con questo libro che è a metà tra un manuale e un esperimento storiografico, insieme alla proposta di varie opere d’arte e, perché no, di albi illustrati e magari di qualche profilo instagram ben fatto che con la scoperta delle immagini può avere molto a che fare.

Provate a pensare un progetto sull’arte che parte da qui e mette insieme tutto, anche l’uso dei social, dei libri, fuori dallo storicismo (arriverebbe anche lui probabilmente ma non per imposizione o per consuetudine didattica), fuori da ciò che ai ragazzi sembra non dire niente e che invece potrebbero scoprire interessante per la loro personale possibilità di espressione e crescita individuale…

Sarebbe un esperimento interessante, non trovate?

Alla fine del libro trovate anche una bellissima linea del tempo che riporta le invenzioni, un glossario (beati i libri che hanno un glossario!) e un indice analitico delle immagini (beati i libri che sanno fare bene gli apparati critici!).

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