Il mondo curioso di Calpurnia di Jaqueline Kelly
L’ultima pagina del bellissimo L’evoluzione di Calpurnia di Jaqueline Kelly , edito da Salani, finiva all’alba del 1 gennaio 1900 con una straordinaria nevicata che in quella parte del Texas ha del miracoloso e sembra fatta a posta per esaudire uno dei desideri espressi da Calpurnia per il suo futuro: vedere la neve.
Il mondo curioso di Calpurnia, della stessa Jaqueline Kelly, riprende un po’ le fila da lì, dai desideri di Calpurnia, o meglio dai pensieri di Calpurnia che il lettore segue sempre in primo piano essendo la narrazione a focalizzazione interna in prima persona. Calpurnia desiderava vedere il mare e non è proprio il mare che vede ma un gabbiano sì, diciamo che in qualche modo è il mare ad arrivare da lei. Dopo aver scoperto con il nonno una nuova specie vegetale, adesso Calpurnia con l’avvistamento di un gabbiano ad oltre 300 kilometri dalla costa preannuncia un autentico disastro naturale che spazzerà via isole e città della costa texana. Il nonno si fida di Calpurnia, partono i telegrammi urgenti per avvertire dell’imminente catastrofe ma un vecchio naturalista ed una bambina non risultano sufficientemente credibili per far sfollare intere città… E’ così che il disastro si avvera, che il padre e il fratello grande di Calpurnia se ne vanno per mesi a portare aiuto ai sopravvissuti e se ne tornano con una cugina diretta della famiglia, Tate, salvata al flagello.
Si apre così il nuovo diario di esperimenti e scoperte della giovane naturalista Calpurnia per un nuovo romanzo che mi pare sicuramente all’altezza del primo rispetto al quale alcuni aspetti sono stati maggiormente sviluppati e nuovi ne sono stati introdotti.
Tralasciando, come sempre, la trama un cosa mi pare particolarmente importante segnalare: l’arrivo di una sorta di co-protagonista o almeno di secondo personaggio che viene più definito e inquadrato e che affianca Calpurnia (o meglio lei affianca lui) per l’intera narrazione: si tratta di suo fratello (uno dei 6) Travis l’amante degli animali ma decisamente troppo suscettibile per fare il naturalista, non sopporta la vista del sangue, vuole salvare tutti gli animali in difficoltà o che semplicemente trova, senza far conto della loro selvatichezza… Compaiono dunque sempre più sulla scena Travis e il suo canyote salvato… anche lui in qualche modo simbolico coprotagonista dell’intero romanzo.
Pensando invece all’intreccio, la variante che mi pare più significativa rispetto al primo romanzo (ma, ci tengo a dirlo, i due libro possono benissimo essere letti indipendentemente anche se molto interconnessi) è una decisa remissione del filone “avventuroso-familiare” a favore di un importante sbilanciamento verso il filone più prettamente naturalistico che, devo dire, io personalmente ho molto apprezzato essendo la caratteristica più originale della scrittura anche del primo romanzo ma che sicuramente influirà diversamente sui singoli gusti personali.
Si acuisce anche la consapevolezza e conflitto, leggero ma esplicito, tra tradizione e innovazione: il nuovo secolo sembra portare con sè nuove possibilità per le donne eppure Calpurnia viene continuamente frustrata nelle sue aspirazioni di studio… la contrapposizione femminile-maschile si fa più forte o quantomeno più consapevole ma anche Calpurnia diventa più consapevole di sè ed arriva a desiderare esplicitamente, oltre che di vedere il mare, di andare all’Università.
Ce la farà la nostra eroina?
Non lo sappiamo e non credo lo sapremo mai, è il bello dei finali aperti. Un finale che la Kelly ha saputo al tempo stesso ricalcare ma mutandolo nella struttura dell’intreccio rispetto al primo romanzo.
Calpurnia è cresciuta e il lettore con lei, non ci sono altri romanzi con lei protagonista ma perché non immaginare le possibilità di esistenza di questa adolescente del 1900? Come sarebbe Calpurnia se fosse nata oggi? O come sarebbero i nostri ragazzi e ragazze di 12-13 anni se fossero avessero vissuto ad inizio 1900? E se giocassimo a fare una fan fiction o un seguito per Calpurnia e i membri della famiglia Tate?
Idee, innanzitutto di lettua!