Il mondo di Beatrix Potter
Il mondo di Beatrix Potter da poco riedito da Mondadori con la traduzione di Chiara Carminati è un volume di pregio che richiede parecchia attenzione da molti punti di vista, siete pronti a seguirmi?
Innanzitutto questa edizione – che compare con il sottotitolo “L’unica originale ed autorizzata” che a dire la verità fa un po’ specie essendo le opere della Potter uscite dal diritto d’autore e ormai in fase di edizione anche da parte di altre case editrici (basta che guardiate i singoli piccoli libri editi da La pulce edizioni) – comprende tutte le opere della Potter, incluse le inedite e le filastrocche e i primi biglietti-cartoline che l’autrice riuscì a pubblicare prima che venissero accettate le storie intere.
Il volumone si apre si chiude con la piantina del mondo delle creature di Beatrix Potter, il punto di riferimenti in basso a destra è Peter Coniglio, forse la creatura più famosa della grande opera dell’autrice.

Ma Peter è il protagonista solo delle prime storie, poi il suo mondo si amplia, si scoprirà man mano che moltissimi protagonisti delle storie lo conoscono o ci hanno a che fare, o Peter comparirà come personaggio secondario in altre storie, ma di fatto sono moltissimi altri gli animali e i personaggi che abitano il mondo creato dalla Potter. Lo scoiattolo Nutkin, ad esempio, la splendida signora Stirastendi, l’istrice che oltre a stirare i fazzoletti della bambina protagonista stira le calze delle galline (esilatante l’illustrazione della gallina che grida che le hanno rubato le calze) e tutto ciò che le capita a tiro.

E poi I gatti di Miss Moppet, Placido Porcello ed un’infinità di più o meno piccole creature che abitano la campagna inglese, molto ma molto simile a quella abitata da Beatrix Potter, da lei vestite e antropomorfizzate nei comportamenti ma descritte ed illustrate dal punto di vista naturalistico ineccepibile.
Lascio a voi il piacere di scoprire tutte le storie del volume – so che Mondadori sta creando singoli libri di alcune di esse rendendo il tutto più maneggevole anche se la potenza di questo libro sta proprio nella sua compiutezza- per provare invece a trarre qualche spunto interpretativo legato all’autrice, alla sua poetica ed alla costruzione delle storie.
L’intervento dell’autrice
La presenza dell’autrice (implicita ma molto molto identificabile con la reale) fortissima in ogni singola riga del testo ed ancora prima, nell’ideazione che prende le mosse più che dalla fantasia creatrice dall’esperienza personale. Quasi tutti gli animali che poi la Potter metterò in scena le sono appartenuti, sono stati da lei studiati innanzitutto dal punto di vista naturalistico e comportamentale, prima di diventare poi personaggi antropomorficcati.
Dal punto di vista strettamente letterario e della scrittura invece sono moltissimi, mi sono messa a sottolinearli uno per uno e qui avete un passo di questi fotografato, i passaggi in cui la narratrice dice io. Lei interviene nella storia sovrapponendo la figura del narratore a quella dell’autore implicito, mostrandosi in tutto il suo potere di narratore onnisciente che non solo sa già tutto ma si fa per lo più garante della veridicità di ciò che viene messo in scena.

Di chi è la voce di questi interventi? Quella della Potter, oserei dire con quasi convinzione. Siamo ben prima dell’avvento di tutti quegli interventi letterari che lacerano e staccano la figura dell’autore, lo smembrano e ne fanno centomila pezzi. La Psicanalisi qui è ancora da venire, l’autrice mantiene il suo essere intatto, si nasconde nella sua narratrice ma la sua voce si sente forte e chiara.
Anche la sua passione per la natura, la cura e la conoscenza per l’aspetto zoologico che viene sottolineato nella nota biografica nelle quarte di copertina, si sente forte e chiaro e sarebbe bello lavorare sui testi della Potter con un naturalista al fianco!
Siamo nell’ultimo decennio del 1800 quando Beatrix, prima sotto falso nome e falso sesso, inizia a vendere alcuni suoi disegni dapprima separati e venuti come cartoline o biglietti d’auguri, poi un editore le dà fiducia ed ecco che escono le prime storie.
Il volume le raccoglie tutte in ordine cronologico con una bella nota introduttiva a ciascuno che farebbe pensare a questa come a qualcosa di molto vicino ad un’edizione critica; seguono poi gli inediti, e i biglietti. Le note accennano anche al cambio di stile dell’illustrazione dapprima più pulita, patinata e “regolare” poi più indefinita e dai bordi meno netti che sfumano nel testo.
Un’attenzione speciale andrebbe rivolta, speriamo ne vengano fatti singoli volumi, alle filastrocche.
Io ignoravo che la Potter avesse scritto delle filastrocche, si tratta di mini componimenti deliziosi e divertenti accompagnati da illustrazioni alla medesima altezza e da qui passo agevolmente a registrare la forza di questa traduzione della Carminati
La lingua di Beatrix e di Chiara Carminati
Quando ho avuto questo volume tra le mani ed ho iniziato a goderne la lingua, e la lingua della Potter ha un bel carattere di per sé e meritava una traduzione all’altezza della personalità linguistica, ho chiesto a Chiara Carminati cosa volesse dire per lei tradurre, pensando poi di confrontarsi con una lingua e una forza narrativa come quelle della Potter.
Un brano della sua risposta ve la riporto qui di seguito:
Indossare le vesti del traduttore significa quindi farsi da parte, continuando però a far leva sulla propria sensibilità per le parole, per il loro significato e per la loro materialità ritmica e sonora, in modo da mettere la propria voce al servizio di quella di qualcun altro, ma anche al servizio del lettore: per me è importante infatti che i testi risultino belli da leggere ad alta voce, essendo destinati ai bambini, che non sempre leggono autonomamente. Tradurre quindi è come creare dei ponti, snelli ma resistenti, che uniscono le due rive: quella dell’autore e quella del lettore/ascoltatore a cui il libro è destinato. Ogni ponte impone dei calcoli, dei progetti, e lo studio delle strutture portanti… ma se il ponte è ben riuscito, alla fine tutto questo non si vede: ne si apprezza solo l’eleganza e il piacere di passeggiarci sopra.
Ecco quindi che questa traduzione il suo ponte tra il grande classico e la sua lingua e il giovane lettore di oggi lo costruisce forte e saldo, ci potremmo saltare sopra in migliaia senza farlo oscillare scandendo a memoria le filastrocche di Melina Topolina e di Cecilia Cicorietta. E se è assolutamente vero che se il lavoro è ben fatto e ben limato la traduzione “non si sente”, e se è vero che questo vale anche per la scrittura diretta, più c’è lavoro di lima più il testo sembra “filare via liscio” come se non ci fossero stati interventi di costruzione, è altrettanto vero che la traduzione fa differenza eccome! La voce di Chiara Carminati qui si mescola e sovrappone a quella della Potter dandole forza anche in italiano ed unendo due scritture che col suono e il senso sanno molto giocare e costruire.
Mi piacerebbe restare ore a raccontarvi di questo testo ma varrebbe la pena leggerlo insieme, vederne ogni dettaglio di testo e immagine e quindi vi risparmio e mi fermo qui sperando che vi capiti in mano questo libro meraviglioso.

P.S. Se volete leggere qualcosa di molto ma molto bello sulla Potter non perdetevi il romanzo di Marie-Aude Murai Miss Charity .