La lettura è fine a se stessa
Si dice che il fine giustifichi i mezzi…
Anzi pare che qualcuno abbia detto che il fine giustifica i mezzi e questo qualcuno, in buona parte frainteso nel significato profondo della frase, fu Machiavelli nel ‘500 nel Principe e da lì in poi l’essere umano non ha trovato di meglio che di piegare la frase dell’opera per giustificare le peggiori cose…
Ecco, pare che molto ma molto ma molto spesso questo sia il principio – forse non sempre esplicitato, forse non sempre voluto – che regola la scelta (quelle volte che viene fatta e stiamo parlando comunque di una minoranza di casi), della lettura a scuola.
Il libro si sceglie perché aiuta l’insegnante ad affrontare un problema, un tema specifico, una necessità e chi più ne ha più ne metta.
La questione mi sta moltissimamente a cuore tanto che ho deciso di dedicarci il video della rubrica del venerdì e anche il post del Friday For Future perché credo che convincervi e lavorare affinchè la lettura sia fine di se stessa e a se stessa sia un buon compito per migliorare il presente e il futuro ed anche per allenarci a distaccarci un pochino da quell’ottica utilitaristica con cui usiamo il nostro Pianeta e, mutatis mutandis, usiamo i libri. Tutto, insomma ci deve servire….
E se cominciassimo a pensare che ci possono servire davvero, ed ancora di più quelle cose che all’apparenza non sembrano immediatamente “utili”?
L’estetica è utile ed essenziale ma non appare come necessità umana.
L’etica altrettanto;
La lettura idem.
I libri, quante volte lo abbiamo ripetuto (insieme a Jella Lepman?) sono educatori silenziosi il che li mette nella posizione di essere e di dover essere considerati fine a se stetti e di se stessi!
Qui sorgono 2 questioni una delle quali mi ha portato a propinarci questa riflessione nella rubrica dedicata al Friday For future dove spesso trovano spazio i libri di divulgazione… 1) Facciamo differenza tra lettura e letteratura; 2) la divulgazione dove la mettiamo? lei non è davvero per costituzione mezzo per divulgare qualcosa?
Provo ad esprimermi per punti cercando di fare chiarezza a me stessa innanzitutto:
- Avrete notato che uso distintamente e volutamente il termine lettura e il termine letteratura. Non sono la stessa cosa. Leggere cose brutte non è lettura, alla lettera, non produce quell’attività cerebrale che porta il nome di lettura (vi rimando per questo qui qui qui e qui). Proporrei di mettere dietro ai libri brutti (però bisogna decidere con un minimo di competenza ma soprattutto di onestà intellettuale di riconoscerli) un “nuoce gravemente alla salute dei non lettori” come per le sigarette… ai lettori non fanno né caldo né freddo, fortunatamente scivolano via. Quindi è la lettura di letteratura il fine ultimo della lettura, il fine a se stessa e di se stessa che non merita di esser considerata mezzo di nulla anche se poi di fatto è mezzo per tutto, per la vita, per ogni cosa che ci rende umani, per ogni tema ed ogni situazione che ci è data di vivere ed anche no.
- La divulgazione certo è per sua volontà e costituzione mezzo per comunicare ma anche qui ci sono delle differenze sostanziali importanti rispetto alla qualità estetica e dunque etica dei libri. Al loro utilizzare gli strumenti letterari per divulgare. La lettura di libri e albi di divulgazione è lettura di buona qualità quando i libri sono di buona qualità e qui il cerchio si chiude
Il fine non giustifica il mezzo se il libro è brutto a priori.
Il libro se è buono basta sempre a se stesso e ai suoi lettori.
Tutti i libri di qualità, la letteratura in un modo la divulgazione talvolta in un altro, fanno il loro mestiere di educatori silenziosi, se volete di “mezzi silenziosi” se e solo se il loro valore è tale da poterlo fare!
Mi viene in mente, le associazioni mentali sono incredibili, il bellissimo sonetto 14 di Elisabeth Barret Browning.
If thou must love me, let it be for nought
except for the love’s sake only […]
Se volete amare la lettura non fatelo se non per la sola ragione della lettura, soprattutto se questo amore lo volete passare, trasmettere!
If thou must reat it, let it be for nouth
except for the reading’s sake only!
e che la Browoning mi perdoni!