Posta per la Tigre!
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Posta per la Tigre!”
Età: dai 6 anni
Pagine: 64
Formato: 18,5 x 12
Anno: 1980
Editore: Piemme Junior – Il battello a vapore
Autore e illustratore: Janosch
Oggi in cartella un piccolo libricino, una sorpresa
Ci avevo pensato durante l’estate… L’idea di riprendere le attività dopo un periodo particolare, come lo è stato il lockdown del Covid-19, ha scaturito in me alcune riflessioni. Riprendere la didattica come se nulla fosse accaduto, a mio avviso, sarebbe stato da idioti. Credo i bambini, come gli adulti abbiano bisogno di rielaborare pensieri ed emozioni, per affrontarli, accettarli, superarli. Ecco perché l’attività di metacognizione risulta indispensabile.
Non c’è un’età precisa in cui si inizia a pensare, parlare… o meglio, c’è un momento in cui ciò può avvenire, ma, come tutte le cose, se questo non è accompagnato da un ragionamento sottostante, da una certa intenzionalità, da una maturazione e crescita, tutto si rivela piuttosto inutile.
Scrivere
Dove diventa difficile esplicare un pensiero in forma orale, lo si può fare in maniera scritta. Penna e foglio fungono da mediatori e possono aiutare a esprimersi più liberamente.
Ecco allora l’idea della lettera. Lettera come corrispondenza, simbolo di una relazione reciproca, corrisposta. Mezzo di comunicazione un po’ in disuso da quando cellulari e app di messaggistica istantanea (WhatsApp, Messenger, Telegram…) hanno preso il sopravvento. Tuttavia la lettera resta un sistema valido che ha in sé la forza dell’attesa, dell’aspettativa, del desiderio, della fantasia e del fantasticare. Forme che trovano un loro senso e significato nel tempo e che con le nuove App viene assottigliato sino a coincidere con la percezione del bisogno e l’immediato soddisfacimento dello stesso.
Mezzo che, nella sua forma contemporanea (la e-mail o “posta elettronica”) può tornare utile qualora si dovesse nuovamente restare a casa e dovesse subentrare la DDI (la nuova sigla coniata per il periodo che siamo vivendo e che significa Didattica Digitale Integrata).
I bambini sono un po’ agitati
Hanno varcato il cancello solo da dieci minuti…
“Chiara, cosa facciamo oggi?”
“Leggiamo…” – rispondo io.
“Subito?!? Ah che bello…”
(Parentesi)
Il “subito” stupito e interrogativo è legato alla buona prassi di lettura adottata per attuare il progetto “Lasciami leggere”.
Anche quest’anno, infatti, assieme a tutte le classi del nostro plesso, abbiamo aderito al progetto Lasciami Leggere proposto dall’associazione culturale Testefiorite.
Leggiamo. Ognuno il proprio libro. Ogni giorno. Alla stessa ora. Almeno un quarto d’ora.
Ai bambini piace molto questo tempo. Io punto il timer e da quando do il via cala il silenzio completo (…o quasi!).
Leggiamo tutti, contemporaneamente, silenziosamente, quello che più ci piace. Anche io, docente, leggo assieme a loro. Qualche volta mi capita di sollevare lo sguardo e incantarmi a guardarli leggere. C’è chi prima guarda le immagini e poi inizia a leggere, chi tiene il segno con l’indice e ancora legge per sillabe prima di decodificare l’intera parola, chi a volte fa una fragorosa risata perché lo diverte quello che sta leggendo, chi si distrae e guarda fuori della finestra, chi legge veloce veloce e con gli occhi corre tra le parole, chi legge poi si ferma e pensa assorto.
Quanti modi di leggere ci sono? Quanti diversi generi si possono leggere? Quale forza intrinseca ha in sé la lettura?.
Pura magia!
Scusate la parentesi. Mi serviva per spiegare che il mio alunno aveva inteso che avessi anticipato il consueto quarto d’ora di lettura. Invece no. Questa mattina avrei letto a voce alta… cosa?
“Ci hai portato uno dei tuoi albi?”
Faccio no con la testa e intanto sfilo il piccolo libro dal mio zaino. Oggi vi ho portato questo libro di narrativa.
Janosch è l’autore e illustratore. Piemme Junior l’editore.
“Vuol dire che lui ha scritto la storia e ha fatto anche i disegni?
“Esattamente”
“Forte…”
“Ma ce lo leggi tutto?”
“Vediamo…”
E comincio a leggere…
Un giorno, in cui il piccolo Orso
stava andando come al solito
al fiume a pescare,
la piccola Tigre gli disse:
– Quando tu sei via,
io mi sento sempre tanto sola.
Perché non mi scrivi una lettera?
Mi renderesti felice.
– Va bene – disse il piccolo Orso
e prese subito l’inchiostro blu nella sua bottiglietta,
una penna di canarino,
con cui si può scrivere molto bene,
della carta da lettere e una busta.
Quindi piccolo Orso va a pescare e scrive a piccola Tigre, ma inizialmente la corrispondenza fatica a decollare perché non c’è un postino a disposizione per consegnare la lettera e una volta trovato qualcuno disponibile la lettera viene recapitata troppo tardi per cui risulta inutile. Ma, giorno dopo giorno, il sistema si affina. Dopo le peripezie iniziali dove vari animali si rivelano inadeguati o disinteressati alla consegna, dall’elegante Oca, al grasso Pesce, al lesto Topolino, alla Volpe, all’Elefante, all’Asino. Neppure l’Omino con il lungo naso ne vuol sapere di consegnare la lettera.
“Ma poi arrivò la Lepre con le scarpe veloci”.
Quando arriva nei pressi della casa di Tigre grida “Posta per la Tigre!” e questa, colma di gioia, va a ritirare la sua lettera. La storia continua con l’inizio di una corrispondenza tra piccolo Orso e piccola Tigre. Alternativamente scrivevano uno all’altra, così chi si sentiva un po’ solo si sentiva meno solo grazie alla lettera e ritrova così la motivazione del proprio fare. Ogni lettera inizia con un “Cara” o “Carissimo” e si conclude sempre con un affettuoso saluto prima della firma.
Scrivere lettere risulta così bello che anche gli altri animali cominciano a scriversi.
L’elefante scrisse addirittura alla moglie in Africa utilizzando la posta aerea mediante Piccione viaggiatore.
La corrispondenza prende così piede che Lepre deve assumere altre Lepri come postini e utilizzare delle cassette postali.
Poi ci fu un’ulteriore evoluzione per risolvere la solitudine, anche tra animali “vicini”, ossia l’invenzione del telefono… scavando tubi sotterranei in modo da raggiungere tutti.
Un libro di una dolcezza infinita, semplice e accessibile a tutti, come costruzione della storia e come lessico.
Commenti a caldo…
“Bellooooo…”
“L’abbiamo letto tutto alla fine!”
“Lo sai che io ho davvero una penna per scrivere e anche l’inchiostro? Me l’ha regalata mio zio…”
“Sì ma devi stare attento a quanto ne metti sennò rischi di fare un pasticcio…”
“Io una volta ho raccolto una penna al parco e volevo provare ad usarla pe scrivere, ma non l’ho ancora fatto”
Mi inserisco tra i commenti…
E chiedo: “Vi è mai capitato di scrivere o ricevere una lettera?”
“Sì” e “No” alternati…
“Vale dire quella che si scrive a Babbo Natale?”
Continuo…
“Avete mai visto una buca delle lettere? Avete mai notato dove si trova, di che colore è, a cosa serve, cosa c’è scritto sopra alle due alette metalliche che chiudono le due aperture?”
“Mio papà quando deve andare all’ufficio postale mi porta sempre con lui”
“Io non ho mai visto queste cassette di cui parlate”
“Io ne ho vista una vicino alla tabaccheria in fondamenta”
Allora faccio la mia proposta…
“Ho pensato che potremmo creare una sorta di buca delle lettere, ciascuno disegna una propria cassetta della posta e ci scrive sopra il proprio nome. E la attacchiamo ognuno al proprio banco.
Sarebbe stato bello costruirla con una scatola di scarpe, purtroppo in tempo di Covid non è consentito. Allora ho pensato che potremmo semplicemente disegnarla su un cartoncino e inserirlo poi in una busta di plastica, questa diventerà la nostra cassetta postale. E ci scriveremo”
“Come Tigre e Orso?”
“Esattamente…” dico io
“Per non sentirci soli?”
“O anche se vogliamo raccontarci qualcosa di segreto o fare delle domande…”
“Possiamo scriverci anche tra noi?”
“Certo, però faremo in modo che ciascuno riceva delle lettere. La corrispondenza si terrà una volta a settimana”
Ho poi raccontato ai bambini della mia corrispondenza che alla loro età avevo con un’amica di un’altra città, si chiamava Carla, e ogni quindici giorni ci scrivevamo per raccontarci cosa ci succedeva di bello o di brutto. Abbiamo scoperto cosa significa corrispondenza.
Ovazione, entusiasmo generale.
“Chiara ma che bella questa cosa!”
“Sì, hai avuto proprio una bella idea!”
“Sarà bello scriverci tra noi…”
Continuo…
“La prima volta così per provare scriverete voi a me e io risponderò a ciascuno di voi. Dalla prossima settimana poi comincerete a scrivervi tra voi”.
“Forteeee…”
“Ricordate sempre, quando scrivete una lettera, di indicare luogo e data. Iniziate con “Cara/o” e concludete salutando affettuosamente e mettendo la vostra firma.
Sulla busta è indispensabile scrivere il nome del destinatario, ossia chi deve ricevere la lettera, e quello del mittente, ossia chi la manda.
“Come facevano piccolo Orso e piccola Tigre”
“Esattamente”
Così abbiamo fatto…
…prima le caselle postali, poi ciascuno ha scritto. Qualcuno si è sbizzarrito addirittura creando una busta e chiudendola con la ceralacca (alias colla stick e bollino rosso con i pastelli… bellissima!). Qualcuno si è personificato letteralmente nel postino e imbucando la lettera nella mia cassetta ha urlato a gran voce “Posta per Chiaaaraaa!”
Mi hanno scritto delle lettere bellissime, tutte diverse tra loro, alcune brevi, altre lunghe. Alcune narravano fatti personali, altre brevi racconti bizzarri, qualcuno ha espresso i propri pensieri sul mio essere maestra, qualcuno ha apprezzato il fatto che leggo spesso libri a voce alta, qualcun altro le ricreazioni lunghe. Qualcuno ha parlato di sport e qualcun’altro ha raccontato cosa fa a casa. La cosa bella è stata la conclusione della lettera chiedendo a me cosa faccio, in modo da garantire appunto la “corrispondenza”.
Denominatore comune tra tutte?
Un’enorme quantità di errori ortografici
Dopo un attimo di mio smarrimento iniziale… ho deciso di non considerarli in questo frangente. L’obiettivo non era la scrittura impeccabile ma l’esprimersi liberamente.
Mi sono presa una settimana di tempo per rispondere con calma a tutti.
Dopo sette giorni il postino avrebbe recapitato le risposte nelle caselle postali di ognuno.
Ogni giorno mi chiedevano se avessi letto le loro lettere, se mi erano piaciute, se avessi risposto.
Finalmente è giunto il giorno di consegna.
Incredibile sorpresa, aspettavano con emozione questo momento, brillavano i loro occhi, alcuni saltellavano eccitati sul posto, altri muovevano freneticamente le mani.
“Possiamo leggere le lettere?”
“Certo…”, rispondo
La felicità. E il silenzio.
Non c’era ricreazione che tenesse. Tutti si sono fermati a leggere silenziosamente la propria lettera e, alla fine, sono riusciti ancora a cogliermi in contropiede…
Una bambina mi si avvicina e mi dice: “Grazie!”
Dopo di lei un altro e un’altra ancora…
…non mi aspettavo una reazione del genere! Bambini che in questa società hanno tutto, e sono abituati ad averlo subito. Bambini che si fatica a stupire, a far aspettare, a far assaporare il tempo dell’attesa… in un solo gesto hanno gioito e ringraziato. Meraviglia!