Telefonata con il pesce
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Telefonata con il pesce”
Età: dai 5 anni
Pagine: 48
Formato: 20 x 20
Anno: 2017
Editore: Topipittori
Autore: Silvia Vecchini
Illustratore: Antonio Sualzo
“Telefonata con il pesce” questo è il titolo dell’albo di cui oggi vi narrerò la lettura in classe, una terza, scuola primaria. Albo quadrato, medie dimensioni, sfondo blu e tinte tenui che subito evocano la dimensione ovattata dell’acqua, dei pensieri e delle emozioni che fluttuano, eppure, nella semplicità della quotidianità e nella sintonia di un incontro riporta tutto a galla, anche le emozioni più profonde.

Questo libro è un regalo
È un regalo sotto molteplici punti di vista.
È oggettivamente un regalo. Ovvero lo abbiamo ricevuto in dono dai genitori alla biblioteca scolastica, grazie al progetto #ioleggoperché, un’iniziativa nazionale volta a promuovere la lettura e a formare nuovi lettori.
È un regalo, in questo periodo dove stiamo metabolizzando il post lockdown a causa della diffusione del Covid 19.
Dopo la chiusura totale del mondo della scuola, delle associazioni sportive, della vita pubblica, ripartire come se nulla fosse cambiato sarebbe da stupidi.
È più semplice scegliere di non parlare piuttosto che cercare di spiegare cosa si prova o si è provato.
È più difficile entrare in sintonia senza la possibilità di toccarsi, di darsi un bacio, di abbracciarsi.
Questo libro è un regalo perché dà la possibilità a tutti i “pesci-bambini” di farsi forza e provare ad esprimersi. Con il proprio linguaggio, le proprie modalità, i propri tempi.
Dolce e concreto
“Telefonata con un pesce” è un albo di una dolcezza infinita, caratteristica comune agli albi di Silvia Vecchini, ma al tempo stesso si caratterizza per una altrettanto schietta concretezza. Pur trattando un argomento delicato e difficile da spiegare, usando poche semplici parole, è estremamente efficace. Le illustrazioni, accompagnano e completano i brevi testi in maniera sublime. Le tonalità delle immagini variano su tenue tonalità dall’azzurro al beige. E il bianco funge da anello di congiunzione. I disegni sono realistici e credibili; talvolta, proposti sotto-forma di vignetta, richiamano il mondo del fumetto, ma senza l’uso di espliciti balloon.
Questo libro ha la capacità di catapultarti nella vita reale di una classe…

Apro lo zaino e prendo il libro…
“Maestra ci leggi quel libro?!? Davvero?!? Che bello!!!”
Mi stupisce sempre vedere la gioia nei loro volti quando rispondo affermativamente a questa consueta domanda. Leggere. Leggere per il puro piacere di leggere. Leggere ad alta voce. Leggere sotto voce. Leggere. È un prendersi tempo per un qualcosa di importante, un reciproco prendersi cura.
Inizio a leggere
Titolo, autore, illustratore, casa editrice.
Apro la copertina, rivolgendo il libro verso i bambini.
Il bambino seduto al banco vicino alla finestra non parla.
Cioè, a casa sì, ma a scuola no.
Neanche una parola.
È molto timido- dice sua mamma.
Ha qualcosa che non va – dicono gli altri genitori.
Ed ecco l’immancabile commento di Manuela:
“Secondo me lei (e indica una compagna con il dito) è come un pesciolino perché non parla mai”.
Io continuo dolcemente la lettura, come se non avesse parlato…
L’additato piccolo pesciolino, oltre ad essere davvero un “pesciolino”, si stava già trasformando in “statua”.
“La maestra un giorno ha detto: – Piano piano si aprirà –”
La voce narrante è quella di una bambina
Una bambina che osserva il compagno taciturno. Cerca di capire perché non parla. Come fa a trattenere le parole. Prova lei stessa a ricreazione a immedesimarsi, ma non riesce; parlare per lei è come respirare.
Seguono i racconti di ordinaria vita scolastica: in classe, in giardino, in uscita al museo della scienza…
In un angolo, prima di andare via, ho visto un acquario. Vicino, c’era un vecchio telefono con i numeri a disco. Nell’acqua, dove nuotavano i pesci, era immersa una cornetta del telefono. Ho alzato quella all’asciutto e ho ascoltato. Suoni misteriosi, bellissimi e segreti venivano dal silenzio dell’acqua. Il cuore ha cominciato a battermi forte.
All’intuizione segue l’azione.
Va a chiamare il compagno per condividere la scoperta.
Dalla condivisione nasce una sintonia.
Quando la sintonia fa il primo passo poi si trasforma in amicizia. Un bigliettino. Una telefonata.
Squilla il telefono e l’albo si conclude con l’immagine di un pesce.

E iniziano immancabilmente i commenti dei bambini…
“Scusa ma questo libro finisce così???”
“Beh ci sarà il continuo…”
“Ma va, è perché devi immaginarti tu la fine…”
“Io non ho capito… il pesciolino alla fine parlava?”
“Si riferisce al bambino, non al pesce del Museo della Scienza…”
“Secondo voi a cosa serve parlare?” chiedo io.
E subito guizzano in aria le mani per chiedere il turno di parola.
“Che domanda strana… insomma parlare serve per parlare, no?”
“Parlare serve per comunicare”
“Serve ad avvisare quando hai bisogno di aiuto o se sei in pericolo”
“Serve per chiamare qualcuno”
“Parlare serve per spiegare cosa pensi e cosa provi”
“Parlare è un’azione… per parlare servono le parole, la voce e l’idea di cosa vuoi dire”
“Serve a esprimere dei messaggi”
“Serve a prendere confidenza con le persone”
“Serve per farsi capire”

“Vi è mai capitato di sentirvi come un pesce?”
Segue l’immancabile precisazione del “razionalista” della classe (lo stesso che aveva enunciato che “parlare serve per parlare”):
“…cioè muti o meglio che stavamo zitti perché facevamo fatica a parlare?”
“A me è capitato di sentirmi un po’ come il bambino “pesciolino” i primi giorni di scuola…”
“Anch’io a volte sono un po’ un pesce perché non riesco a parlare, vorrei farlo, ma mi vergogno e non riesco”
“A me, Chiara, lo sai, a volte mi capita di diventare rosso come un peperone… ecco come adesso”
“Chiara anche tu sei un po’ rossa”
“Io quando ero alla scuola dell’infanzia non parlavo mai, non perché non sapessi le risposte alle cose che chiedevano, ma proprio perché non volevo parlare”
“A me invece capita un cosa strana, a volte quando sono in imbarazzo sto zitto, altre le parole mi escono dalla bocca velocissime…”
“Io, se vi ricordate, non sono arrivata subito in prima, ma l’anno dopo. Mi ricordo il primo giorno, avevo un peso sullo stomaco… perché io sembro molto sicura e chiacchierona, in realtà all’inizio no, almeno finché non conosco le persone…”

“Ti ricordi che anch’io all’inizio parlavo pochissimo?”
“Anche a me a volte capita di sentirmi un po’ un pesce e non dico tutto quello che penso. A volte preferisco ascoltare, altre volte ci sono delle cose che preferisco non dire, forse perché temo il giudizio degli altri e di rimanerci male”.
“Io a casa ho due pesci rossi e vedo che si guardano, aprono e chiudono la bocca come se si stessero parlando, ma io non li capisco. Allora li guardo e anch’io gonfio le guance apro e chiudo la bocca… chissà magari dico <Ciao!>”

“Secondo voi io a volte mi sento un po’ un pesce?”
“Cioè… vuoi dire se sei un po’ timida?”
“Secondo me sei media… parli il giusto dai, a volte magari sei un po’ timida ma poi le parole ti escono”
“Secondo me non sei per niente timida, ti piace parlare”
“Anche secondo me, timida zero”
“Per me invece sei proprio timida! Parli però si vede che a volte fai fatica…”
“Insomma la nostra classe è un acquario” dico io.
Ridono.
“Per fortuna abbiamo capito come usare il telefono” dice sorridendo Anna.
La nostra “Telefonata con il pesce” si conclude così…
…disegnando pesci e raccontandoci piccoli segreti non detti.

Non sempre parlare è facile. Per qualcuno è proprio difficile.
Per fortuna esistono gli attivatori della comunicazione, i buoni incontri, quegli incontri positivi che fungono da chiave di volta, che forniscono una nuova chiave di lettura, che sbloccano, che decodificano o offrono un nuovo codice, una sorta di tacita intesa. Mutismo selettivo, più o meno conclamato, in una specifica fase di crescita, più di qualche bambino l’ha vissuto. Inevitabilmente si ricollega alla timidezza e, si sa, la timidezza va a braccetto con la fiducia in se stessi, con il senso di autoefficacia.
La possibilità di sentirsi accolti e accettati nel gruppo per quello che si è aiuta a esprimersi e a sentirsi a proprio agio. Sempre.

Telefonata con il pesce