“Un metro” lungo un libro

Un giorno le tivù del paese – tutte, ma proprio tutte, anche quella del canale 244 – annunciarono un’edizione straordinaria del telegiornale. I cittadini, preoccupati, attesero nervosi lo squillo della sigla iniziale incollati allo schermo. Fu allora che venne data l’insolita notizia:

“La nuova legge è stata approvata” dissero seri i presentatori in giacca e cravatta.

“Da oggi in poi, ci terremo tutti

a distanza di un metro.”

No, non è un deja-vu, è un pezzetto della realtà che stiamo vivendo fatta in libro…anzi la misura di ciò che stiamo vivendo fatta a libro…

Un metro è infatti il piccolo leporello, o fisarmonica se preferite, direi tempestivamente scritto da Sara Gomel, illustrato da Chiara Ficarelli ed edito da Orecchio Acerbo.

Cosa sta in un metro? E cosa non sta in un metro?

Miliardi di stelle, una spaccata, un bambino piccolo.

Abbracci, baci, giochi, segreti nelle orecchie…

In un metro ci sta anche un libro in cui ogni pagina è larga esattamente 10 centimetri (il leporello da un lato è davvero millimetrato) lungo 10 pagine. Il primo lato racconta di fatto la presa d’atto della distanza, il suo contenuto reale e simbolico poi, lo si gira, e la storia del leporello ci racconta di misure che scompaiono per lasciar posto solo ai metri e di metri stanchi di stare sempre dritti e che piano piano, senza che nessuno se ne accorga, perdono 10 centimetri alla volta le loro distanze fino a far toccare le mani di tutti in tutto il mondo…

Un libro che è un pretesto, ma è anche una spiegazione, ma è anche una metafora e persino un mezzo di misurazione. Un libro che è una possibilità per giocare leggendo con le distanze e le misure, a norma di Covid ed in generale. Un libo che con grande successo abbiamo proposto scontato ai partecipanti di lasciami leggere e che da oggi raggiungerà parecchie classi d’Italia!

La conclusione richiama la chiusa della filastrocca di Natale di Rodari

Se ci diamo la mano i miracoli si faranno….

Ecco, la mano non ce la possiamo ancora dare ma i miracoli li possiamo fare lo stesso se le distanze fisiche non diventano davvero distanze emotive e sociali e se in questo un pochino ci facciamo anche aiutare dalle storie!

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