Aldobrando: un’avventura non scontata
La rubrica “Noccioline” esce l’ultimo martedì del mese ed è dedicata al fumetto e al graphic novel ed è a cura di Benedetta Morandini testa fiorita.
Avete presente quando dico che certi fumetti fatico a leggerli perchè i disegni non sono un granchè? Ecco, per Aldobrando non è proprio il caso: è proprio visivamente BELLO. Un gran bel cartonato di dimensioni adatte a valorizzare delle splendide illustrazioni ad acquerello.
Ma di cosa sto parlando? Ho praticamente iniziato la recensione dalla fine: ricominciamo con ordine.
Ho avuto occasione di leggere la recente nuova pubblicazione di Gipi e Luigi Crotone, Aldobrando per l’appunto, edito da Cocoino press, e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita. Vi avevo già parlato di Gipi tempo fa, qui, quindi sapete già quanto il suo lavoro in generale mi entusiasmi. Ero però rimasta delusa dal suo libro uscito in occasione dello scorso Lucca Comics, Momenti straordinari con applausi finti, che avevo trovato un po’ ripetitivo. A causa di questa delusione ho rischiato di non leggere Aldobrando, che invece mi è piaciuto un sacco.
Ho letto questo libro senza aver prima cercato informazioni a riguardo, ma durante la lettura avevo la sensazione che mi fosse familiare, ma non capivo perchè. Ci ho messo un po’ e poi ci sono arrivata: la storia di Aldobrando è a tratti ripresa dal racconto breve che Gipi aveva creato come introduzione al manuale del suo gioco da tavolo, Bruti, uscito 5 anni fa. Libro che ovviamente posseggo, quindi sono andata a recuperarlo in libreria per metterli un po’ a confronto.
Se dovessi sintetizzare la mia recensione direi: una storia di avventura classica, ma non scontata. L’ambientazione medioevale incontra la riflessività tipica delle opere di Gipi: il tutto è a mio parere amalgamato molto bene insieme.
Il protagonista è un ragazzo mingherlino, Aldobrando (lo so che lo sto ripetendo mille volte, ma suona così bene!), orfano di entrambi i genitori e cresciuto da uno “strego”. Si troverà per la prima volta ad avventurarsi da solo nel mondo e ad esserne vorticosamente trascinato dentro.
Ciò su cui mi voglio soffermare non è solo il protagonista, ma anche tutti i personaggi secondari che lo accompagnano nella storia. Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione data anche dal modo in cui parlano i personaggi, in particolare dalle scelte linguistiche che caratterizzano ognuno. C’è chi utilizza terminologie più arcaiche, chi invece, nonostante la regalità formale, ha un linguaggio più grezzo e volgare. E’ come se avesse usato le parole per esprimere la vera anima di ogni personaggio.
Aldobrando stesso ha un modo di parlare diverso dagli altri: pare quasi venire da un’altra epoca. Utilizza un’umiltà e una cortesia nel porsi verso chiunque incontri, che lo rendono forse un po’ ingenuo. Ricordiamoci però che è la prima volta che esce di casa, quindi possiamo concedergli questa innocenza. Il mondo medievale che lo circonda è invece crudo, rozzo e ingannevole, pronto ad approfittarsi di persone come lui, che si fidano del primo furfante sgangherato che incontra.
L’ingenuità del protagonista risulta un utile pretesto anche per alleggerire in alcuni punti la storia, e strappare un sorriso al lettore.
E’ proprio a causa di questa contrapposizione che non riesco a non pensarlo come un viaggiatore nel tempo. Parliamo di un’epoca dipinta sempre come all’insegna della sopravvivenza: mangia o sarai mangiato. E poi c’è Aldobrando, che ha già perso tutto e non vuole essere causa di sofferenza per nessuno, neanche del più vigliacco: probabilmente uno così lo avrebbero ammazzato dopo mezz’ora nella realtà.
Ma è qui uno degli aspetti positivi della storia: non stiamo davanti ad un romanzo storico, ma ad una storia di fantasia, dove contrapposizioni come queste sono più che lecite, anzi decisamente apprezzabili.
Citazione preferita?
“l’acqua guardata non bolle mai”
Il maestro di Aldobrando all’inizio della storia gli insegna un incantesimo molto potente e insieme ad istruzioni magiche fornisce anche questa. Posso dire di essermi divertita molto, perché mi è suonata anche questa anacronistica, ma piazzata decisamente bene.
Per chi avesse già letto la storia su Bruti: non preoccupatevi, riprende alcune sequenze, ma la natura e la struttura della storia prendono strade diverse (o ci forniscono due possibili finali della stessa avventura). Non sto neanche a dire che già la differenza sta nella mole: si passa da 20 pagine a 200. Anche che fosse la stessa storia, non potrebbero mai essere identiche.
Filo conduttore dei due è “la fossa” dove vengono fatti combattere i prigionieri della città. Questa ambientazione è anche la stessa del gioco, che si basa appunto sul confronto armato.
Ho iniziato parlando dei disegni e ora chiudo parlando dei disegni. Queste illustrazioni non sono solo belle, ma secondo me adatte a questo tipo di storia e versatili nella loro definizione. Il protagonista ha un volto più espressivo e caricaturale, rispetto alla maggior parte degli altri che sono rappresentati con lineamenti più realistici. La versatilità del suo volto ci permette di leggere ogni situazione attraverso la trasparenza delle sue espressioni.
Nuovo obbiettivo: procurarsi altre opere illustrate da Luigi Critone, o magari un artbook!
Se volete approfondire le tematiche di questo fumetto e vedere Luigi Critone disegnare dal vivo, consiglio quest’intervista fatta in occasione di #QUALCOS’ALTRO!, organizzato da Arfestival il weekend scorso.