Felicottero

Lo so, faccio refusi in continuazione, di solito inverto le sillabe, è più raro che sostituisca le lettere, ma vi assicuro che qui non si tratta di un refuso.

L’albo illustrato che vi racconto oggi si intitola davvero FeLicottero, è di Kim Crabeels e Marije Tolman ed è edito da Sinnos.

La storia è quella in realtà di un fenicottero, di nome e di fatto Fenicottero, triste, altro che felice! E’ triste perché gli manca una zampa e quella zampa che manca lui la sente e soprattutto la vorrebbe ancora, per continuare a vincere ogni campionato di volo e di velocità e di acrobazie che lo avevano portato a farsi ammirare da tutti gli amici e a comparire su tutti i giornali!

Non è un mistero, la scienza ce lo racconta, un arto mancante viene comunque percepito dal cervello, si chiama sindrome dell’arto fantasma, ma non credo che sia davvero questo il problema di Fenicottero.

Se un problema Fenicottero ha non è l’essere senza una zampa – cosa a cui per altro i fenicotteri dovrebbero essere piuttosto abituati (e vi pregherei di andarvi a rileggere la novella di Chichibio del Boccaccio se non vi sovviene così su due piedi) – bensì il non riconosceri più senza di essa.

Come ripensarsi diverso? O meglio, è davvero dirveso Fenicottero senza una zampa o è sempre lui solo con una zampa in meno?

Un bell’albo quello di Felicottero un albo che, è vero, affronta con dolcezza e colori sgargianti il tema della differenza, della disabilità e del sostegno degli amici intorno, ma io preferisco pensarlo così com’è ad una lettura ingenua, bambina. Una bella storia in cui l’insegnamento, come dice la Lepman resta silenzioso, non serve esplicitarlo, la metafora è chiara, diretta ed adatta all’infanzia. Non serve appesantirla con sovrastrutture tematiche scolastiche a meno che non siano ovviamente i lettori a far emergere questi elementi… ma questo va da sè. Se i libri sono educatori silenziosi a cui lasciare la voce pura i lettori possono leggere e dire e interpretare tutto ciò che vogliono a voce alta, insinuandosi nelle soglie del testo visto che i buoni testi questo devono fare: lasciare brecce in cui il lettore possa insinuarsi!

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