La piccola Anna
Anna è davvero piccola, molto ma molto piccola…
O forse è il signore che incontra per strada ad essere Alto Alto.
Qualunque punto di vista scegliate di assumere, questa è la storia de La piccola Anna di Inger e Lasse Sandberg tradotta da Laura Cangemi ed edita dalle piccole grandi edizioni Vanvere.
Questo libro, anzi questo albo illustrato, è piccolo anche nel formato, anche lui si è messo nei panni della piccola Anna e forse anche del piccolo lettore, ed ha deciso di essere un librino piccolo, che quasi quasi sta in tasca.
La piccola Anna incontra un Signore Alto Alto ma così alto che nella pagina non ci sta ed infatti dobbiamo girarla, la pagina, per vedere la sua faccia e il suo cappello, quello su cui fa accomodare Anna.
Ed è da sopra la testa del Signore Alto Alto, da sopra il suo cappello che Anna può vedere lontano lontano e le pagine seguenti non nominano cosa vede Anna, ma ce lo mostrano lasciando al lettore il piacere di dare nome e voce al libro.
Pagina dopo pagina vediamo sempre più dettagli fino ad inquadrare la casa di Anna con la sua mamma e il suo papà e il suo cane, proprio lì dove il Signore Alto Alto la farà planare riportandola a casa e fermandosi lui stesso per un tè coi dolcetti…. peccato non riuscire a stare tutto dentro la pagina, dove saranno mai finite le gambe del signore Alto Alto?
Girate pagine e lo saprete.
Questo piccolo libro, piccolo racchiude una quantità di elementi interessanti inversamente proporzionale alla sua dimensione reale e alla dimensione della sua protagonista.
Innanzitutto l’uso delle pagine in maniera narrativa, gli autori si sono confrontati con i limiti e le possibilità dell’oggetto libro giocando sui margini e sui limiti del foglio per poter giocare con le dimensioni del Signore Alto Alto.
Poi si tratta di un libro che coinvolge attivamente il lettore non solo nel nominare di volta in volta ciò che appare ma nella costruzione della storia. Nominare vuol dire in qualche modo fare esistere le cose e l’uccello esiste quando entra dalla diagonale destra in alto alla pagina di destra ma esiste davvero quando lo nominiamo dentro la nostra testa e così per tutti gli elementi che si susseguono che aggiungono dettagli sempre più significativi.
La piccola Anna si era dunque persa? Può darsi, di fatto il Signore Alto Alto la riporta a casa con grande soddisfazione di tutti quanti, e tuttavia non c’è mai nella narrazione nè nell’espressione di nessuno dei personaggi un momento di turbamento, di ansia, di paura. L’avventura è un’avventura che sappiamo a lieto fine sin dalla copertina, ma le avete viste le facce di quei due uno sopra l’altro?!
Quale sarà mai il lettore di questo piccolo non piccolo libro? Direi un bambino molto ma molto piccolo sicuramente, ma anche un bambino piccolo ma un po’ meno piccolo, forse nella stessa situazione di Anna la protagonista, ma anche, perché no, un bambino decisamente più grande che della storia può cogliere anche aspetti di costruzione iconografica e narrativa interessanti da cui prender spunto.
Ma chi l’ha detto che bisogna disegnare dentro i bordi? Il signore Alto Alto dei bordi se ne infischia, lui lì dentro non ci sta e quale occasione migliore per uscire dai bordi, dai margini e immaginare modi diversi per raccontare una storia?