Nuvolario. Atlante delle nuvole

Le nuvole, sarà perché stanno in cielo, sarà perché sembrano evanescenti, sono tra quei fenomeni naturali che talvolta, specie nei libri per bambini, sembrano afferire più alla sfera della metafora, della poesia, dell’emozione, che non a quella scientifica a cui di fatto appartengono!

Nuvolario. Atlante delle nuvole di Sarah Zambello e Susy Zanella edito da Nomos, con la revisione scientifica a cura del Centro Geografico Prealpino, direi che lascia stupiti per come assolve naturalmente, con grazia e perfetta sintonia ad entrambe le sfere di “afferenza” delle nuvole nel nostro sentire.

Si possono classificare le nuvole?

Assolutamente sì ed in maniera più che precisa e più che scientifica e se volete farvene un’idea basta iniziare da dove il libro inizia: dai risguardi! Sapete che ho una passione per i libri che sanno e vogliono “usare” i risguardi. Qualcuno lo fa magnificamente in modo narrativo, qui lo fanno, molto ma molto bene in modo decisamente scientifico.

Poi, una volta entrati nel libro, seguiranno dei capitoli aperti dalla spiegazione scientifica di come si formano e cosa sono di fatto le nuvole come fenomeni atmosferici, i loro incredibili nomi, tutte le possibili categorizzazioni.

Che ci guidano dritti dritti in doppie tavole in cui la rappresentazione decisamente realistica ma fortemente emozionante, sarà perché si tratta di nuvole, accompagnata da testi che alle nozioni prettamente scientifiche, alternano qualche citazione, qualche rimando a miti e narrazioni che raccontano di nubi.

Dalle reminiscenze scolastiche ricordavo solo i cumulus nimbus e invece scopro che ogni scia, ogni strascico, ogni sbuffo di aria e ghiaccio e acqua tra il condensato e l’evaporato ha un suo nome specifico.

Il lessico!! Il lessico è tutto!

Il lessico è ciò che ci fa entrare in un’altra prospettiva, che ci fa comprendere che ogni aspetto della vita materiale e immateriale ha un proprio linguaggio, un proprio modo di esprimersi… Certo il lessico specifico del linguaggio specifico è assai complesso ma non trovate addirittura poetico, al contrario di quanto potrebbe invece sembrare prosaico, chiamare un Cirrostratus fibratus col proprio nome?

E perché questo nome non può stare accostato ad una memoria poetica? Ad un gioco di parole? Ad una infinità di altre possibilità linguistiche e di conoscenze di qualsiasi natura?

Ecco, questo credo sia il modo massimo per fare scienza, per incontrare il nostro mondo, per amarlo e onorarlo, per imparare a parlare, ad esprimerci, ad amare la poesia e i libri… a fare insomma tutto ciò che ci va perché i libri questo potere ce l’hanno, e solo loro (oltre la vita quotidianamente attraversata) ce l’hanno!

Tutto si tiene e tutto ha senso, insieme, col proprio lessico, col proprio modo… certo serve studio, serve passione, serve amore…. forse banalmente serve umanità ed interesse per ciò che ci circonda e non posso che pensare e sperare che per i bambini ed ancora per i ragazzi sia così. Che trovino “grandi” che questa possibilità che tutto si tenga senza scompartimenti gliela lasciano non solo sperimentare ma coltivare, che gli insegnino ad osservare il cielo, a far sovvenire ogni sorta di poesia e pensiero a partire dal nome scientifico di ciò che stanno guardando col naso in su.

Utopia?

No, vero servizio sociale, direbbe Munari!

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