Questa notte ha nevicato

A Venezia nevica assai di rado e questa notte decisamente NON ha nevicato anche se il freddo punge.

Fortunatamente a correggere o modificare la realtà, persino quella climatica, ci sono i libri e se vi viene voglia di neve, di freddo ma anche del calore che i bei libri sanno dare oggi vi consiglio e dedico Questa notte ha nevicato di Ninamasina edito da Topipittori.

L’emozione di svegliarsi e trovare tutto imbiancato, di sentire persino i suoni attutiti dal bianco spero sia o possa essere provata almeno una volta nella vita da ogni bambino, e che poi da adulto se la ricordi bene, quell’impressione!

Ed è a questa emozione che Questa notte ha nevicato mi pare sia dedicato, con la sua semplice (e sappiamo benissimo quanto sia estremamente complesso creare meccanismi semplici e semplicemente perfetti) narrazione che quasi sottovoce per non disturbare il silenzio del bianco attraversa le pagine (e nemmeno tutte per la verità) con un adattissimo font che ricorda quello delle vecchie macchine da scrivere.

Ma la narrazione procede soprattutto per immagini ed è su questo che vale forse di più la pena soffermarsi per molti motivi tra i quali ne scelgo solo 2: la sperimentazione perfetta della commistione tra fotografia e disegno; e la scelta della focalizzazione…

Partiamo dalla prima: la costruzione di illustrazioni in cui fotografia e disegno si incontrano, compensano, compenetrano e interpretano. L’effetto straniante della comparsa di elementi aggiunti “a mano” su quella che sembra (ed è) la realtà bloccata dalla fotografia è davvero bellissimo ed è bello da ritrovare ed inseguire non solo nelle tavole piene, come quella qui di seguito, ma anche là dove esce dai margini della fotografia e prosegue sulla pagina di fatto rompendo il margine che racchiude la foto e con essa la visuale del lettore.

Piano piano il procedere della narrazione ci ha talmente abituato a questo gioco tra fotografia e disegno che ci sorprendiamo quando è il disegno a prendere il sopravvento. Se pensavamo che uno dei due fosse più importante dell’altro forse ci siamo sbagliati. La creazione è un fifty fifty e i risguardi sembrano confermarcelo: il primo, di apertura, è una fotografia, l’ultimo, di chiusura, un’illustrazione.

La focalizzazione: posso sbagliarmi e male interpretare, naturalmente ma mi sembra che questo sia uno dei rarissimi casi in cui un albo illustrato riesce ad assumere una focalizzazione interna a livello iconografico. La narratrice ci racconta a brevi frasi ciò che vede e ciò che vede lei è di fatto ciò che vede il lettore, come se le tavole fossero una soggettiva.

E’ un processo che molto ma molto raramente l’illustrazione riesce o decide di fare. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti anche se il testo racconta in prima persona quello che noi vediamo è il protagonista narratore, come se fossimo degli spettatori, e di fatto la posizione del lettore è quella dello spettatore.

In questo caso invece noi non vediamo mai la protagonista, o almeno ci può venire il dubbio che sia una delle persone che compaiono per strada ma io ho avuto la sensazione che lei non compaia mai, che lei siamo noi lettori che guardiamo ciò che lei guarda.

Non vi pare bellissimo?

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