L’aquila che non voleva volare
L’aquila che non sapeva volare, di James Aggrey e Wolf Erlbruch un libro del 1985 che finalmente arriva in Italia con la traduzione di Riccardo Cravero per i tipi Salani
Un uomo andò nella foresta in cerca di un uccello da catturare.
Così inizia L’aquila che non sapeva volare. Un incipit in cui c’è già tutto ciò che non ci dovrebbe essere in una storia di amore per gli animali. Perchè mai un uomo dovrebbe togliere dal proprio habitat un uccello e catturarlo?
Ma andiamo avanti, il nostro protagonista, decisamente un pochino ottuso, cattura un aquilotto e lo porta a casa mettendolo insieme alle galline nel pollaio e nutrendolo con il becchime per polli.
Quando cinque anni dopo l’uomo ricevette una visita di un uomo di scienza, e ci sarebbe da domandarsi cosa ci faceva lì questo uomo, il quale accorgendosi dell’aquila tra le galline decise di far tornare l’aquila ad essere aquila.
Ma l’aquila si sentiva pollo e si comportava come un pollo, nè gli odori nè la vista dei suoi luoghi di origine poterono nulla sul suo imprinting.
Ma il cuore di un’aquila è sempre il cuore di un’aquila ed al terzo tentativo (il terzo! siamo in pieno ritmo ternario), portata l’aquila lontana dal suo quotidiano con le galline, messa di fronte al sole e alle montagne
ad un tratto l’aquila allargò le ali possenti, si sollevò con un grido d’aquila volò in alto e non tornò mai più indietro.
Manca solo la conclusione classica “La storia racconta che” e gli elementi della favola li abbiamo quasi tutti, qui i personaggi che rappresentano i caratteri umani non sono metaforizzati in animali (se non ad un secondo livello di interpretazione), sono gli umani a rappresentare se stessi, nel bene e nel male.
La morale non fatichiamo ad aggiungerla noi e ci porta in questo caso fuori dalle stereotipie della favola “classica”: se l’imprinting è fondamentale l’identità è tutto. C’è una lotta tra eduzione e natura esplicitata e non credo questa sia direttamente rapportabile al contesto umano. Questa è una favola dove gli animali fanno gli animali e gli uomini gli uomini e dove un’aquila è un’aquila anche se allevata come un pollo e i polli sono polli e va bene così.
Mai smettere di lottare per scoprire cosa c’è nel proprio cuore?
Se volete potete anche leggerci questo nell’educazione silenziosa di questo piccolo bello libro a figure, ma credo che una volta tanto il livello letterario potrebbe anche “bastarci”….
A voi la scelta ermeneutica che preferite, basta che vi ricordiate che non si catturano animali selvatici e non li si alleva come polli se polli non sono e con tutto il rispetto per i polli!
p.s. Porrei attenzione al titolo che anche nell’originale tedesco usa il verbo “volere” non “sapere”.