Alla fiera dell’est e la Pasqua ebraica

Scusate ma proprio non ho resistito…. se Pasqua nei libri deve essere allora, visto che siamo proprio nella settimana “giusta”, che Pasqua sia…anche per la religione ebraica!

Innanzitutto mi perdonerete se metto qualche puntino sulle i per spiegare le differenze tra le due pasque, quella cristiana prende il nome dall’ebraica, ovviamente, ma significano cose completamente diverse e, anche se nel nostro calendario la Pasqua ebraica oscilla sempre in quello ebraico è fissa, il che decisamente semplifica tutta la questione legata al calendario per calcolare la Pasqua cristiana che abbiamo affrontato insieme al Pulcino di Pasqua.

Andiamo per ordine dunque:

La Pasqua ebraica si chiama Pesach e ricorda l’esodo dall’Egitto, quindi la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù, ed in quanto tale viene interpretata come festa per eccellenza della nascita del popolo. Pesach dura 7 giorni (più uno in diaspora) e cade il 15 del mese di Nissan ma essendo il calendario ebraico luni-solare (per altro con anni embolismici di 13 mesi), e non solare come quello gregoriano a cui ci riferiamo noi, ogni anno cambia rispetto al nostro calendario di riferimento.

La caratteristica di Pesach, e qui arriva il motivo del post, è che la prima sera, durante la celebrazione principale che è la cena del Seder (non entrerò in tutte le regole del Seder e della cucina Kasher le Pesach), si legge un racconto: si legge l’Haggadah ovvero il testo che narra, da sempre e chissà se per sempre, la storia dell’Esodo in un botta e risposta di domande in cui, in teoria, il più piccolo in tavola domanda al più grande che risponde e narra seguendo, appunto l’Haggadah.

Quindi è un libro il centro di questa cena ed è un libro illustrato (cosa particolarmente interessante visto che siamo in una religione iconoclasta), ce ne sono moltissime versioni, antiche, moderne, per bambini, traslitterate ecc. Ma la mia preferita dal punto di vista iconografico, che garantisce al tempo stesso una correttezza religiosa imprescindibile, è quella edita da Giuntina con le illustrazioni di Emanuele Luzzati.

Ma non è dell’Haggadah che vi voglio parlare e di cui non ho ancora trovato un’edizione per bambini o ragazzi graficamente e iconograficamente di elevata qualità, bensì di un libro che tutti conosciamo e che da Pesach ha origine anche se credo poco lo si sappia.

Avete presente la canzone di Branduardi “Alla fiera dell’est” ?

Beh, quella è una versione, riveduta naturalmente, ma devo dire che il riferimento e la citazione sono piuttosto esplicite, di Chad Gadya, uno dei canti tradizionali di Pesach.

Perché mi interessa tutto questo?

Perché non credo che bisogna credere ad una religione, appartenere ad una cultura o ad una lingua, per condividere tradizioni e “portate” culturali di queste dimensioni. Credo che ogni storia racconti una storia, importante per ogni essere umano in quanto fatto di storie, e nulla più della tradizione ebraica testimonia tutto questo.

Ed allora perché non cantare una canzone che cantiamo tutti, o seguirla nelle bellissime illustrazioni di Luzzati, raccontando che quella storia ha un’origine e da lì partire per un’altra storia?

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