Chouchou e la luna
Questo post è scritto da Chiara Costantini che cura la rubrica “Un libro in cartella” ogni due giovedì.
“Chouchou e la luna”
Età: dai 4 anni
Pagine: 32
Formato: 24 x 35,5
Anno: 2019
Editore: Carthusia
Autore: E. Garilli
Illustratore: S.M.L. Possentini
Da giovedì scorso non ho più disfatto la mia cartella…
…sapete cosa avevo portato a scuola?!?
Una piccola cassa bluetooth (gentilmente concessami in comodato da mio figlio Stefano) e un albo di grande formato, rettangolare, copertina rigida, scritto da Elisabetta Garilli e magnificamente illustrato da Sonia Maria Luce Possentini: “Chouchou e la luna”.

In questo libro c’è tutto… testo, immagini, musica e spazio per il lettore che può fantasticare assieme alla piccola Chouchou la protagonista, figlia del musicista e compositore Debussy.
Dejavù e la storia si ripete.
Avevo “incontrato” questo libro proprio lo scorso anno, a inizio lock-down, grazie a “lezioni sul sofà di Elisabetta Garilli” e ci farà compagnia oggi che siamo di nuovo chiusi in casa (perché da lunedì anche il Veneto è entrato in zona rossa).

Ciascuna parte di testo è accompagnata da una traccia audio.
Inizio a leggere… e ascoltare la musica.
“Maestra finché leggi e ascoltiamo la musica si possono chiudere gli occhi?”
La musica, in questa proposta, abbonda rispetto a testo e immagini e temevo che la richiesta di ascolto fosse un po’ troppo alta, in termini di tempo e attenzione correlati.
Invece sono stata piacevolmente stupita.
Lettura lenta, molto lenta.
Effetto… Silenzio.
Solo la mia voce e il sottofondo musicale di pianoforte.
Per un’ora.
Incredibile.
Possibile.
Fantastico.
Chouchou guardava la luna ogni sera.
Quella Luna che era per tutti e lo è ancora.
Il pianoforte suonato da papà Claude
l’accendeva nel cielo.
E la notte non era mai scura,
la musica l’illuminava con i suoi infiniti colori
e così Chouchou giocava a nascondino,
con quella Luna che era per tutti e lo è ancora.

Ripenso a quando ero piccola. Piccola piccola. Ho pochi ricordi, ma questo lo ricordo bene.
Mano nella mano della mia mamma, così non serviva guardassi avanti perché mi guidava lei, mi piaceva guardare in alto e cercare la luna tra i tetti. Quando la vedevo dicevo “Eccola!”, quando non la vedevo più perché magari c’era una nuvola o avevo un comignolo che mi impediva la vista chiedevo: “Dov’è?”.
Dall’ascolto al dialogo
Dopo aver ascoltato la mia lettura del libro ad alta voce con sottofondo musicale delle tracce abbinate, ho lasciato un tempo disteso al dialogo per dare a ciascuno la possibilità di esprimere pensieri ed emozioni provati grazie a questa nuova esperienza.
Il libro
Il libro narra di una bambina di nome Claude-Emma, amorevolmente chiamata Chouchou che significa farfalla in giapponese. Amava giocare con la sua bambola, chiacchierando con parole inventate e amava guardare la luna in tutto il suo splendore, in tutti i suoi spicchi. Infatti dopo la parte introduttiva il libro si articola seguendo il ciclo lunare, dalla luna nuova, alla luna crescente, ai quarti di luna. Le illustrazioni sono ampie, ma non invadenti. Con le loro tonalità riportano alla soglia dell’onirico.
Il mio passo preferito è stato “neve di note, note di Luna”, trovo queste parole di una potenza unica, convogliano in sé la forza delle parole, l’universalità della musica, l’espressività delle immagini.

Commenti a caldo…
“Chiara, quando leggevi mi sono sentito leggero come se potessi volare verso la luna e la luna mi venisse incontro”
“Anch’io, leggera come una piuma e poi mi sono rilassata con la musica e stavo quasi per prendere sonno”
“A volte mi sembrava di essere Chouchou”
“Io mi sono lasciata cullare dal suono della musica”
“Chiara sai cosa ho immaginato io? Di essere il papà di Chouchou e che le mie dita che suonavano i tasti del pianoforte fossero come due gambe che camminavano sui tasti e i tasti diventavano gradini e poi scale che andavano verso l’alto, verso la luna”
“Anch’io ho immaginato il papà di Choucouh seduto al pianoforte che suonava: capelli neri, braghe verdi e felpa rossa”
“Ma era in rima?”
“Volevi dire in versi?”, chiedo io.
“Sì che assomigliava un po’ a una poesia…”
“A me è piaciuto quando giocava con il suo elefantino perché anch’io gioco sempre con i miei peluche”
“Io ho immaginato un posto tutto bianco con in alto una cosa tonda, bianca e gialla e poi in basso un pianoforte”
“Io ho immaginato la neve che scendeva silenziosa e si posava sopra la luna e poi sopra a tutto e tutto diventava bianco”
“A me a volte sembra di poter confidare i miei segreti alla luna e che lei si possa confidare con me”
“Chiara, ma questa è una delle tue attività “Tutto in uno!?!” Musica… Arte… Italiano… Inglese…?!?”
“Esatto! E anche oggi… Storia la facciamo domani…” rispondo io.
Ridono
“Già… anche perché dovevamo fare il lapbook sugli uomini primitivi, ti ricordi?!?”
“Eh già, come no” concludo (pensando che per il lapbook ci vorrà un’altra mezza giornata… e così faremo tardi… e quindi la grammatica in programma per domani la faremo il giorno dopo ancora… ma il loro entusiasmo merita questi cambi di programma).
Continuiamo…
“Sai, una volta mi è capitato di tornare a casa tardi, ero con i miei genitori, era quasi notte. Ricordo che ho alzato gli occhi al cielo e ho visto la luna e mi sono fatta un sacco di domande”
“Anche a me è capitato”
“Anche a me, era estate, ero in Croazia, io e la mia famiglia eravamo andati a prendere un gelato. Ho alzato gli occhi e c’era una luna rossa, enorme”
“Anch’io d’estate, quando torno a casa in barca, di sera tardi, alzo gli occhi e cerco la luna in cielo. Quasi sempre la trovo”
“Chiara ti ricordi che anche in Quando ai veneziani crebbe la coda c’era la luna e Pussu era innamorato di lei?”
A seguire il lampo di scrittura e il mio modello come spunto.
“Luna è… Luna
Luna è in cielo
Gioca a nascondino tra nuvole e comignoli
Luna è bella
Luna è gialla, è bianca, è perlata
Luna è silenziosa, è grande
Da lassù guarda e vede tutto e tutti
Luna ascolta…
Luna…”
Poi ho rimesso il sottofondo musicale e hanno iniziato a lavorare alle loro bozze. Quello che hanno scritto è stato… qualcosa di profondo, vero, bello, poetico. Mi sono commossa. Si vedeva che avevano ascoltato e avevano molto da dire sull’argomento.

Tutti hanno lavorato molto bene.
Nessuno è venuto a dirmi: “Non so cosa scrivere!”.
“Luna è… tante cose…
La luna di notte brilla e di giorno non c’è.
È gialla e rotonda.
Sente tutti i miei pensieri.
A volte è piena.
Mezza.
O un quarto.
È un’amica profonda.
Non ti giudica mai.
Luna sei una vera signora come me.
Luna qualche volta ti ho storta.”
E anche…
“Luna è…
Ricoperta di neve
Luna di sorprese.
Luna con occhi, bocca e orecchie
Luna che ride
Luna che sorride
Luna banana
Luna aranciata
Luna che fa feste
Luna che diverte.
Luna che ti prende
Luna che pretende”.
E poi…
“Luna è…gialla, cammina per le strade e anche nei mari con la sua luce che illumina tutto. Luna che balli, luna che sorridi, a volte sembra che tu sia viva, a volte sembra che tu abbia un’anima vera. Forse quando invecchi diventi di colore grigio?”



A seguire…
…la possibilità di trasformare in arte le proprie emozioni. Ed ecco che tra le nostre creazioni con la tempera qualcuna assomiglia di più a una luna nascosta tra le nuvole e qualcuna sembra proprio una farfalla.


Manca poco all’ora del pranzo, così iniziamo a metter via tempera e acquerelli, a lavare bicchieri e pennelli e a fare ordine.
Mi si avvicina Elena in punta dei piedi e mi dice “Chiara… grazie per quest’attività, è stato bellissimo”.
Rimango piacevolmente stupita da questo bel regalo: un grazie per l’attività svolta.
Non è scontato. Né per loro svolgere certe attività, né per me ricevere un inaspettato grazie! Mi accuccio verso di lei, la guardo e aggiungo: “Grazie, è stato bellissimo anche per me”.
Mi guarda e sorride. Lo vedo anche se ha la mascherina… si capisce dagli occhi!
E oggi?
Oggi ripartirò da qui… anche se a distanza riproporrò l’ascolto, ad occhi chiusi per dare spazio all’immaginazione, staccare dallo schermo ed entrare in una dimensione potente che solo il connubio di musica, ricordi e immaginazione può evocare.
