Dalla parte degli animali, “I perché” di Buzzati

Care teste fiorite,

questo venerdì per il nostro immancabile Friday for Future vi propongo un libro che può forse sembrare strano in questo contesto, anzi, alcuni testi di un libro. Siamo nel 1968-69 Buzzati curava la rubrica “I perché” sul Corrierino d’informazione, inserto del Corriere dei piccoli, e ci troviamo ad alcune risposte ai bambini e ragazzi in cui l’elemento animalista viene fuori fortissimo, anche quando non sollecitato. Ancor di più emerge nel confronto con la presunta “superiorità” umana. Ben due volte Buzzati accosta il pugilato che alcuni ragazzi vedono come “barbaro” per riportare l’attenzione su cosa davvero gli uomini fanno di barbaro, ovvero il trattamento riservato agli animali.

Siccome mi pare che questi testi si conoscano assai poco, nonostante la bellissima edizione I perché. Le risposte alle lettere dei bambini sul “Corriere dei piccoli” illustrata da Silvia Bonanni ed edita da Electa kids nel 2018, e siccome forse in questa rubrica trovano più spesso spazio tematiche di tutela e rispetto e conoscenza dell’ambiente inteso in senso lato ma non poi troppo invece nello specifico del rispetto della vita animale, allora ecco che questo venerdì vi propongo questa che secondo me è una chicca… accompagnata dalle decisamente loquaci illustrazioni della Bonanni.

Ho letto su alcune riviste (per adulti) che in Canada si sta compiendo una vera strage di foche. Naturalmente per le pellicce. Ma come possono fare questo uomini dotati di intelligenza? Per giunta, si cercano foche giovani che vengono strappate alla mamma con una brutalità indescrivibile

Ecco cosa scrive Fulvio Ferrario a Dino Buzzati il 13 aprile 1969 e da qui Buzzati si lancia in una risposta che invece di condannare cose lontane e lasciare la responsabilità della crudeltà verso gli animali, avvicina e responsabilizza tutti nel qui e ora, ed era il 1969…

[….] condivido il tuo sdegno. Ma ti domando: siamo in grado di condannare quelle crudeltà noi che mangiamo bistecche, polli arrosto, prosciutti, tonno fresco o in scatola, quando non ci permettiamo il lusso di un patè (ottenuto attraverso l’ingozzamento sistematico di un’oca inchiodata al pavimento) o di un’aragosta (gettata viva nell’acqua bollente)?

Buzzati, che io sappia, non era vegetariano, chissà forse aveva deciso di non elevarsi rispetto agli altri ed in effetti quello che fa non è morale o predica, come alla fine scusa di aver fatto al suo lettore, ma è riflessione che non risparmia se stesso né il giovane lettore rispetto non solo all’insensatezza dell’uomo che dovrebbe essere dotato di intelligenza, ma anche rispetto alla coerenza che non riesce a portare avanti.

Oggi credo la situazione sia, dal punto di vista dell’allevamento intensivo, ben peggiore del 1969, d’altra parte oggi abbiamo anche più alternative rispetto a 50 anni fa eppure non ho ancora trovato un modo così schietto e diretto e al tempo stesso non choccante per rivolgersi ai ragazzi per parlare della questione animale. Per lasciarli liberi di fare una scelta a partire però dalla consapevolezza.

Come Buzzati mi scuso se questo venerdì ci siamo messi, io e lui, da pianeti spazio-temporali diversi, a farvi la predica ma la questione mi preme sia dal punto di vista dei contenuti, sia dal punto di vista dell’edizione di un libro che permette moltissimi margini di riflessione, uso, proposta, sia letteraria che iconografica, e per molti versi di una modernità più moderna dell’oggi, se così si può dire.

Pensa un po’: che diritto avremmo di protestare se un bel giorno, per uno strano miracolo del cielo, si invertissero all’improvviso le parti e padroni del mondo non fossimo più noi uomini ma gli animali? I quali, giustamente, ci chiuderebbero nei recinti di grandi allevamenti e di tanto in tanto ci manderebbero a prendere per farci macellare e ricavare gustosi pranzetti.

Eccolo che arriva, in mezzo al resto, il Buzzati immaginifico, la descrizione del bancone del macellaio animale con pezzetti di uomini donne e bambini da vendere ve la raccomando proprio!

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