Il pulcino di Pasqua

Mi sono sempre domandata perché per Natale ci siano tanti bei libri legati alla festa ed alla tradizione del Natale e pochi, anzi pochissimi, ed ancor di meno belli, che invece raccontino la Pasqua.

Il pulcino di Pasqua di Géraldine Elschner e Alexandra Junge con la traduzione di Chiara Carminati edito da Marameo è uno di questi pochissimi e merita una riflessione sia per com’è di per sé sia rispetto a quanto si diceva: perché la Pasqua è così difficile da raccontare?

Per quanto le uova di cioccolato piacciano a tutti i bambini, credo che le “difficoltà” rispetto alla narrazione pasquale siano sostanzialmente tre: innanzitutto la Pasqua cristiana è legata ad avvenimenti decisamente più complessi di quelli della natalità, in secondo luogo il fatto che non abbia una data fissa ma dipenda dal novilunio non semplifica una forte individuazione e creazione di un’attesa ad essa legata, inoltre questa è una festa presente in altre religioni e che per ognuna prevede un calcolo diverso…

Insomma la Pasqua sia come contenuto religioso che come calcolo della cadenza è difficile!

Inoltre su di essa, a parte la tradizione delle uova che richiamano il simbolo della rinascita, dell’eternità ecc., non sono nei secoli “cresciute” narrazioni parallele a cui guardare anche in assenza di una buona spinta religiosa, intendo dire che per la Pasqua cristiana non esiste in qualche modo l’equivalente narrativo di Babbo Natale e il fatto che tutta la natalità derivi dai Vangeli apocrifi la Pasqua sia narrazione direttamente evangelica aumenta il grado di difficoltà in tal senso.

Ed è forse anche per questo che il Pulcino di Pasqua colpisce per la capacità di mettere insieme elementi temporali, religiosi, tradizionali e narrativi.

La Gallina Tilda ha deposto un uovo che però proprio non ne vuole sapere di nascere, mentre cresce la preoccupazione per questo pulcino che non esce ecco che una voce arriva da dentro l’uovo e spiega: il pulcino vuole nascere proprio il giorno giusto di Pasqua, né uno prima né uno dopo.

Va bene, pensa Tilda, ma quand’è Pasqua?

Già, quand’è Pasqua? Meno male che c’è il Gufo saggio, che si chiama Vera forse perché dice la verità, che spiega:

  • bisogna innanzitutto che arrivi il primo giorno di primavera
  • poi che aspetti la luna piena successiva al primo giorno di primavera
  • poi la prima domenica dopo la prima luna piena dopo il primo giorno di primavera

Caspita, la cosa è piuttosto complessa, ed infatti lo è, ma Vera bubulerà appositamente ad ogni passaggio per rassicurare Tilda e il suo pulcino. Bellissima la tavola in cui Tilda con un piccolo bastoncino cavo crea un buchetto nel buco perché il pulcino possa osservare le fasi lunari e capire quando sarà il momento della prima luna piena dopo il primo giorno di primavera.

Pulcino si segna i giorni per non perdere il conto, come i prigionieri in galera, ed è così che inizia il conto dell’aultima settimana in attesa della prima domenica dopo la prima luna piena dopo il primo giorno di primavera.

Se nulla, ma proprio nulla, in questa narrazione ci ha in nessun modo richiamato il contenuto religioso della festa non vi sfuggiranno, nella tavola del venerdì (santo) le 3 croci sulla collina, tenetevi pronti a darne spiegazione 🙂

Arriva finalmente la domenica e il pulcino nasce, l’attesa di conclude.

Quella della Pasqua è la storia di un’attesa, un crescendo fino all’epilogo della rinascita, che per il pulcino è una nascita vera e propria. Mi è parso che questo modo di raccontare il tutto, in maniera dolce ma pulita, mediata e tutta rivolta alla vita che arriva, attesa, sia una formula decisamente buona per avvicinare, comunque vogliate farlo, il racconto della Pasqua. Se la vostra è una visione laica prenderete questa storia come una bella come le altre, se la vostra è una visione laica che approfitta per raccontare altre visioni possibili approfitterete per raccontare anche un’altra storia, quella delle croci che si intravedono, e se la vostra invece è una visione religiosa il pulcino vi accompagnerà in parallelo riuscendo credo meglio di tante parole quanto meno a spiegare la faccenda del calcolo del tempo della Pasqua che mi mette sempre in crisi!

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