La divina commedia
Il primo passo nella selva oscura
La divina commedia. Il primo passo nella selva oscura di Daniele Aristarco e Marco Somà, Einaudi Ragazzi
Parliamoci chiaro, in questo tempo di preparazione al settecentenario della morte di Dante – che si celebra ufficialmente oggi, 25 marzo, giorno in cui si dice abbia avuto inizio il viaggio del sommo – di cose su Dante ne sono uscite decisamente troppe (e parlo solo di quelle che si rivolgono a ragazzi), di degne, in qualche forma, decisamente poche. E’ per questo che spicca in maniera prepotente questo libro firmato da Aristarco e Somà in cui entrambi fanno un’operazione mirabilissima ma Somà fa proprio miracoli.
Innanzitutto, e qui sta senz’altro uno dei pregi dell’operazione editoriale, ma direi più in generale culturale, questa non è né una riduzione né una riscrittura della Commedia di Dante, fortunatamente, bensì è una onesta e dichiarata operazione di spiegazione di cosa sia la Commedia anche in alcuni aspetti del tutto trascurati. Aristarco in prima persona racconta il proprio incontro con Dante, da ragazzo, le proprie perplessità e scoperte e piano piano, cercando di mantenere un punto di vista dalla parte del giovane lettore, ci porta attraverso l’intera opera.
Ecco, questo è un altro aspetto decisamente interessante e poco battuto di cui questo libro ha merito: questo è un percorso diagonale, per dettagli e temi, in tutte e 3 le cantiche, c’è persino il Purgatorio che la maggior parte delle volte si salta anche a scuola! E’ vero che dal punto di vista poetico ancora si dibatte se il purgatorio sia la cantica più “debole” delle tre, ma con tutta probabilità si tratta “solo” della più complessa anche teologicamente difficile da sostenere e che qui trovi spazio va dato merito ad Aristarco e Somà!
Virgilio ci accompagna davvero, insieme ad Aristarco, fino alle soglie ultime del Purgatorio per poi lasciarlo a lei, Beatrice, che sola può accompagnare Dante nel Paradiso fino alla visione del volto di Dio. Ma in quanti raccontano ai ragazzi questa parte?
Certo che i mostri e la potenza magnifica dell’Inferno sono supreme, ma il Paradiso, scusate, dove lo vogliamo mettere?
Ma arriviamo ad un altro aspetto che spicca: ovvero la cura grafica che accosta al testo di Aristarco, ben documentato e caldo al tempo stesso, in basso a desta, di ogni doppia tavola, un cartiglio con il canto di riferimento e la citazione di una terzina. E se volete sapere quali sono tutte le citazioni basterà arrivare alla fine per ritrovare le terzine, i canti citati, i riferimenti al testo originale e anche la presentazione degli scrittori che sono, con Dante che ovviamente non può mancare, Aristarco e Somà.
Infine, ad accompagnare l’ultimo punto, ce ne sarebbero altri ma qui mi fermo perchè questo è il motivo per il quale indubbiamente questo libro si staglia su ogni altro sin qui, è l’opera delle illustrazioni di Somà, di una densità iconografica che racchiude riferimenti e citazioni stratificati in secoli.
La domanda che mi pongo, anzi le domande che mi pongo, sono due:
Ha senso incontrare Dante prima del tempo? Non è un’opera per bambini o ragazzi e la scuola avrà ampiamente possibilità di devastare la Commedia (e i ragazzi) o di renderla una rivelazione, come è stato per me. Ricordo ancora le lezioni del mio professore del liceo e la mia edizione commentata da Maria Corti.
Perché non lanciare ami verso il suono delle terzine o la forza delle loro storie?
Non ho risposte univoche né in un senso né in un altro, alla prima risponderei al 90% che no, non credo abbia molto senso anticipare, che fretta c’è…; alla seconda risponderei al 90%, mai mettere limiti alla bellezza, se trova le forme giuste per mostrarsi e darsi.
Come vedete le cose sono in contraddizione e non perché sono confusa, forse anche, ma perché credo sia vero che, in un verso e nell’altro ci sono delle eccezioni, tutto dipende dalla forma, dalla cura, dal modo con cui una cosa viene fatta ed è qui che solo si fa la differenza.
Molto, moltissimo ho apprezzato anche la scelta delle terzine, non le più battute, non le più citate, non, come già detto, solo infernali, e la chiusa meravigliosa dove anche io, finalmente, vi lascio.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle