Quando un libro è una “novità”?

In questi giorni, preparando gli incontri di aggiornamento per secondarie, primarie, infanzie e nidi mi sono più volte posta questa domanda: se l’aggiornamento editoriale implica la conoscenza e delle novità del settore, fino a quando un libro è considerabile una “novità”?

Diciamo che provo a mettere insieme alcuni dati e pensieri che mi si sono imposti in questi giorni ma su cui ragionavo da giorni:

  • Mi capita di incontrare insegnanti molto attenti e preparati sulla lettura e sui libri per ragazzi, ma che non riescono a stare dietro a ciò che il mercato propone, per loro anche titoli usciti alcuni anni fa possono essere “nuovi”.
  • Mi capita altresì di incontrare insegnanti che si affacciano appena al mondo dei libri e della lettura con bambini e ragazzi e lì la questione si fa ardua, anche libri usciti 20 anni fa possono essere considerati terra “vergine” da esplorare…
  • Ogni anno escono oltre 2600 novità (i dati sono del Report Liber del 2018 qui, il 2019 non è ancora pubblico e il 2020 è stato del tutto sui generis); anche “ripulendo” il tutto dalle schifezze che rappresentano la maggioranza del mercato, come star dietro a tutto questo?
  • le librerie nel tentativo e necessità di star dietro alle nuove proposte sono tenute ad un continuo movimento degli scaffali da cui poi scompaiono libri usciti anche solo semplicemente l’anno prima o che, per la loro particolarità banalmente non si vendono…

Mettendo insieme tutto questo – facendo il conto di quanti libri vanno persi perché le grosse case editrici non li promuovono o perché vengono fagocitati da altri libri, e senza voler entrare nella questione economica che è quella che giustifica la continua pubblicazione di titoli (il che in uno dei Paesi che legge di meno in Europa già darebbe da pensare) – sono piuttosto restia a valutare come vecchio un libro uscito uno o due anni fa, perché, con buona probabilità, quel libro di fatto la sua vita non l’ha ancora fatta e non è mai arrivato nelle scuole, salvo casi particolari naturalmente.

Credo sia quindi importantissimo non solo avere l’occhio sul nuovo che esce, ma anche sul pregresso essendo pronti ad un andirivieni temporale che non si faccia tropo stringere e condizionare dal calendario editoriale.

Aggiungo a questo la nascita di alcune case editrici che da poco, o da relativamente poco, producono libri di grande qualità ma di cui spesso si ignora l’esistenza abituati ai soliti nomi e, appunto, travolti dalla velocità del mercato editoriale.

Quello che cerco di dire, insomma, è che il mercato editoriale e il mondo scolastico – perché in questo momento sto pensando prevalentemente alla scuola – vanno a velocità decisamente diverse e questo va tenuto in conto lavorando con i docenti, senza dare per scontato niente, soprattutto legato al tempo!

Se penso a quanti bei libri ci perdiamo per star dietro a logiche di mercato mi sento male.

Cerco di tenere la priorità sul senso e la qualità con un occhio di riguardo alle case editrici specializzate ed indipendenti dove la nascita e l’accompagnamento del libri sono un lavoro di cura e di artigianato di per sé garante, molto spesso, della qualità della produzione.

E se in tutto questo bisognerà andare un po’ indietro, recuperare libri che proprio freschi di stampa non sono, pazienza!

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